Commento al Vangelo di domenica 15 ottobre 2017 โ€“ Enzo Bianchi

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Venite alle nozze!

Ecco la terza parabola pronunciata da Gesรน nel tempio di Gerusalemme e indirizzata ai capi dei sacerdoti e alle guide religiose che avevano contestato la sua autoritร  nella predicazione e nellโ€™operare il bene (cf. Mt 21,23-27). รˆ una parabola strettamente collegata con la precedente, quella dei vignaioli malvagi (cf. Mt 21,33-43), perchรฉ il tema di fondo รจ lo stesso: il rifiuto opposto al Signore della vigna o al Re che offre il banchetto. Questa parabola รจ stata a lungo letta nella tradizione cristiana come condanna di Israele, il popolo scelto da Dio, che non avendo riconosciuto in Gesรน il Messia inviatogli da Dio stesso, non puรฒ che essere castigato insieme alla cittร  di Gerusalemme consegnata alle fiamme e alla distruzione.

Ora, quando Matteo mette per iscritto questo racconto, Gerusalemme รจ stata distrutta dai romani nel 70 d.C., e tale evento sembrava โ€œautorizzareโ€ lโ€™interpretazione della catastrofe giudaica come punizione inviata da Dio. Ma dobbiamo essere intelligenti e vigilanti: questa parabola, non a caso scritta nel Vangelo e indirizzata alla comunitร  cristiana, riguarda noi, noi che ci diciamo cristiani, chiamati da Dio personalmente alla fede e al banchetto del Regno. Di fronte a questa chiamata che il Signore sempre rinnova, siamo pronti ad accedere al banchetto, senza dilazioni, o invece opponiamo alla sua parola molte ragioni personali, per non ascoltarla? E se partecipiamo al banchetto, vi andiamo mutando la veste del nostro comportamento, in una vera conversione, o invece finiamo per mentire con ipocrisia, entrando nellโ€™alleanza con il Signore senza aver operato un reale cambiamento del nostro habitus vivendi?

Sono domande che dobbiamo assolutamente porci, per poter comprendere bene questa parabola e non finire per sentirci giudici degli altri, spioni del loro comportamento, persone rigide che, abituate a spiare gli altri, sono cieche verso se stesse. Ascoltiamo dunque umilmente questo racconto che ci vuole svelare qualcosa che accade di fronte alla venuta del regno dei cieli. Un re vuole celebrare le nozze di suo figlio con un grande banchetto. Invia dunque i suoi servi a chiamare alla festa gli invitati, ma questi, anzichรฉ sentirsi onorati, non rispondono alla chiamata e non danno segni di volerla cogliere. Allora il re invia altri servi ad annunciare agli invitati: โ€œEcco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono giร  uccisi e tutto รจ pronto; venite alle nozze!โ€. Dunque, non una ma due volte il re ripete lโ€™invito e dichiara che tutto รจ pronto e che il banchetto cosรฌ sontuoso non puรฒ essere dilazionato.

Basterebbe questa parte della narrazione per ricevere dalla parabola un messaggio. Agli ascoltatori di Gesรน era facile comprendere, per la conoscenza della profezia veterotestamentaria (cf., per esempio, Is 25 6-10), che egli stava parlando dellโ€™unione nuziale tra il Messia il suo popolo e che Gesรน stesso era lo Sposo, come aveva rivelato ai discepoli e ai farisei, dichiarando che quello era il tempo della presenza dello Sposo in vista delle nozze ormai vicine (cf. Mt 9,15). Ma ecco il rifiuto: il dono di Dio non รจ accolto e tutti disertano le nozze. Quel Re, perรฒ, รจ il Signore misericordioso, paziente, capace di makrothymรญa, di attendere e di sentire in grande, per questo invia una terza volta i suoi servi a rinnovare lโ€™invito. Nellโ€™intenzione di Gesรน questi sono forse i profeti o i missionari da lui inviati alla comunitร  di Israele? In ogni caso, gli invitati rispondono con delle giustificazioni, rifiutando ancora una volta lโ€™invito: hanno campi da lavorare, poderi da sorvegliare, commerci da realizzareโ€ฆ Non solo non rispondono positivamente ma, come offesi da quellโ€™invito reiterato, insultano gli inviati, li cacciano e li perseguitano fino ad ucciderne alcuni! Superficialitร , trascuratezza, mancanza di discernimento di chi non stima il dono ricevuto, possono trasformarsi addirittura in violenza e aggressivitร , quando il dono รจ rinnovato gratuitamente, ancora e ancora!

Per Matteo questa era la realtร  della missione cristiana verso la fine del primo secolo, una realtร  che permetteva una comprensione profonda della parabola. Ecco in veritร  cosa hanno scelto quegli invitati, sordi alla parola del Signore: hanno scelto vie di morte, e ciรฒ viene espresso con uno stile orientale, che ci puรฒ anche scandalizzare se non decodifichiamo le parole dette da Gesรน come avvertimento, ammonizione per gli ascoltatori. In questโ€™ottica, il re che manda i servi a distruggere con il fuoco la loro cittร  (Gerusalemme), รจ una visione ammonitrice, non una realtร  avvenuta, perchรฉ Dio ha pazienza, non castiga, ma resta pur vero che ognuno sceglie la via della morte o della vita: ciascuno รจ libero di scegliere verso dove incamminarsi, non รจ Dio che ve lo destina!

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Ma la parabola continua con un altro invio, perchรฉ il banchetto nuziale va comunque celebrato e festeggiato. Questa volta lโ€™ordine dato ai servi รจ di andare lungo le strade, ai crocicchi, dove stanno i pellegrini, i viandanti, i mendicanti, gli โ€œscartiโ€. Cosรฌ la sala del banchetto si riempie non degli invitati, degli eletti del Signore chiamati personalmente da lui, ma di coloro che non erano mai sembrati degni a nessuno di partecipare a una festa, a un banchetto nuziale. Entrano nella sala giusti e ingiusti, buoni e cattivi, tutti resi degni dalla misericordia del Signore: รจ un pranzo dove si trovano insieme il buon grano e la zizzania, i pesci buoni e i pesci cattivi (cf. Mt 13,24-30.47-50). Questa raccolta pare proprio il risultato della missione della chiesa presso le genti, presso i pagani, quelli che non erano stati nรฉ eletti nei chiamati da Dio, dallโ€™epoca di Abramo fino a quellโ€™ora di pienezza dei tempi, in cui Cristo era venuto in mezzo agli umani. Nella sua redazione di questa parabola, Luca precisa che quanti sono fatti entrare nella sala delle nozze sono โ€œi poveri, gli storpi, i ciechi, gli zoppiโ€ (Lc 14,21), cioรจ gli emarginati, gli scarti umani, che prendono il posto dei primi invitati. Accade โ€“ come aveva detto Gesรน โ€“ che prostitute e pubblicani precedono nel Regno gli uomini religiosi, osservanti (cf. Mt 21,31).

Quando la sala รจ piena, ecco giungere il re, che si mette a salutare gli invitati dellโ€™ultima ora. Passando dallโ€™uno allโ€™altro, nota che uno di loro non ha lโ€™abito nuziale. Cosa significa questo? Per noi non รจ facile comprendere la reazione del re, che lo caccia fuori dalla sala nelle tenebre di morte. Ma forse possiamo capire meglio questo particolare, se ricordiamo gli usi dei banchetti nuziali di quel tempo. Allโ€™entrata nella sala, ciascun invitato riceveva in dono uno scialle da mettersi sulle spalle come segno di festa. Ebbene, il re nota che uno degli invitati รจ privo di questo scialle: certamente questo dono gratuito gli era stato offerto, ma egli lo aveva rifiutato.

In altri termini, di fronte al dono immeritato e sorprendente dellโ€™invito al banchetto, di fronte a quel dono dellโ€™abito che significava la sua volontร  di โ€œcambiarsiโ€, di mutare comportamento, egli ha opposto un rifiuto. Quellโ€™abito gratuito era un onore per lโ€™ospite, un dono da accogliere con stupore e gratitudine, e invece egli ha detto โ€œnoโ€. Insomma, questโ€™uomo ha accolto lโ€™invito a nozze, ma poi ha deciso che tale invito non significava nulla per lui e che egli non era assolutamente capace di accettare quel dono: era una persona autosufficiente, stava bene nella sua situazione e non aveva alcun desiderio di mutare. Ecco allora che il re lo butta fuori, non puรฒ fare altrimenti. Non la sua indegnitร  lo ha escluso, ma il suo non discernere il dono, il suo non accogliere la misericordia del Signore. Questโ€™uomo non doveva meritare lโ€™invito, ma doveva cambiare mentalitร  e comprendere che lโ€™amore di Dio รจ gratuito, รจ grazia: basta accoglierlo con gioia, come un bambino accoglie il dono del regno di Dio (cf. Mt 18,3).

Questa parabola, giocata sulla dialettica tra dono e responsabilitร , ci svela una veritร  che non sempre sappiamo comprendere: la grazia รจ il dono tra i doni, ma il suo prezzo รจ lโ€™accoglierla liberamente e per amore. Lโ€™abito donato ma rifiutato da quellโ€™invitato significa nientโ€™altro che il prezzo della grazia. Scriveva in proposito Dietrich Bonhoeffer:

Grazia a caro prezzo รจ il tesoro nascosto nel campo, per amore del quale lโ€™uomo va a vendere con gioia tutto ciรฒ che aveva; la pietra preziosa, per il cui valore il mercante dร  tutti i suoi beni; โ€ฆ la chiamata di Gesรน Cristo, per cui il discepolo abbandona le reti e si pone alla sua sequela. Grazia a caro prezzo รจ il Vangelo, che si deve sempre di nuovo cercare, il dono che si deve sempre di nuovo accogliere โ€ฆ รˆ a caro prezzo, perchรฉ ci chiama alla sequela; รจ grazia, perchรฉ chiama alla sequela di Gesรน Cristo; รจ a caro prezzo, perchรฉ lโ€™uomo lโ€™acquista al prezzo della propria vita; รจ grazia, perchรฉ proprio in questo modo gli dona la vita; รจ a caro prezzo, perchรฉ condanna il peccato, รจ grazia, perchรฉ giustifica il peccatore.

A tutti noi questa parabola pone dunque una semplice domanda. Di fronte alla chiamata di Dio al Regno, chiamata in Gesรน Cristo che si rinnova ogni giorno, qual รจ la mia risposta? Indifferenza, non ascolto o pretesa di una giustizia e di meriti che non possiedo?

p. Enzo Bianchi

Fonte: Monastero di bose

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XXVI Domenica del Tempo Ordinario โ€“ Anno A

Mt 21, 33-43
Dal Vangelo secondo Matteo

33Ascoltate unโ€™altra parabola: cโ€™era un uomo che possedeva un terreno e vi piantรฒ una vigna. La circondรฒ con una siepe, vi scavรฒ una buca per il torchio e costruรฌ una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andรฒ lontano. 34Quando arrivรฒ il tempo di raccogliere i frutti, mandรฒ i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandรฒ di nuovo altri servi, piรน numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandรฒ loro il proprio figlio dicendo: โ€œAvranno rispetto per mio figlio!โ€. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: โ€œCostui รจ lโ€™erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua ereditร !โ€. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrร  dunque il padrone della vigna, che cosa farร  a quei contadini?ยป. 41Gli risposero: ยซQuei malvagi, li farร  morire miseramente e darร  in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempoยป. 42E Gesรน disse loro: ยซNon avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato รจ diventata la pietra dโ€™angolo; questo รจ stato fatto dal Signore ed รจ una meraviglia ai nostri occhi? 43Perciรฒ io vi dico: a voi sarร  tolto il regno di Dio e sarร  dato a un popolo che ne produca i frutti.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Fonte: LaSacraBibbia.net

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