Venite alle nozze!
Ecco la terza parabola pronunciata da Gesรน nel tempio di Gerusalemme e indirizzata ai capi dei sacerdoti e alle guide religiose che avevano contestato la sua autoritร nella predicazione e nellโoperare il bene (cf. Mt 21,23-27). ร una parabola strettamente collegata con la precedente, quella dei vignaioli malvagi (cf. Mt 21,33-43), perchรฉ il tema di fondo รจ lo stesso: il rifiuto opposto al Signore della vigna o al Re che offre il banchetto. Questa parabola รจ stata a lungo letta nella tradizione cristiana come condanna di Israele, il popolo scelto da Dio, che non avendo riconosciuto in Gesรน il Messia inviatogli da Dio stesso, non puรฒ che essere castigato insieme alla cittร di Gerusalemme consegnata alle fiamme e alla distruzione.
Ora, quando Matteo mette per iscritto questo racconto, Gerusalemme รจ stata distrutta dai romani nel 70 d.C., e tale evento sembrava โautorizzareโ lโinterpretazione della catastrofe giudaica come punizione inviata da Dio. Ma dobbiamo essere intelligenti e vigilanti: questa parabola, non a caso scritta nel Vangelo e indirizzata alla comunitร cristiana, riguarda noi, noi che ci diciamo cristiani, chiamati da Dio personalmente alla fede e al banchetto del Regno. Di fronte a questa chiamata che il Signore sempre rinnova, siamo pronti ad accedere al banchetto, senza dilazioni, o invece opponiamo alla sua parola molte ragioni personali, per non ascoltarla? E se partecipiamo al banchetto, vi andiamo mutando la veste del nostro comportamento, in una vera conversione, o invece finiamo per mentire con ipocrisia, entrando nellโalleanza con il Signore senza aver operato un reale cambiamento del nostro habitus vivendi?
Sono domande che dobbiamo assolutamente porci, per poter comprendere bene questa parabola e non finire per sentirci giudici degli altri, spioni del loro comportamento, persone rigide che, abituate a spiare gli altri, sono cieche verso se stesse. Ascoltiamo dunque umilmente questo racconto che ci vuole svelare qualcosa che accade di fronte alla venuta del regno dei cieli. Un re vuole celebrare le nozze di suo figlio con un grande banchetto. Invia dunque i suoi servi a chiamare alla festa gli invitati, ma questi, anzichรฉ sentirsi onorati, non rispondono alla chiamata e non danno segni di volerla cogliere. Allora il re invia altri servi ad annunciare agli invitati: โEcco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono giร uccisi e tutto รจ pronto; venite alle nozze!โ. Dunque, non una ma due volte il re ripete lโinvito e dichiara che tutto รจ pronto e che il banchetto cosรฌ sontuoso non puรฒ essere dilazionato.
Basterebbe questa parte della narrazione per ricevere dalla parabola un messaggio. Agli ascoltatori di Gesรน era facile comprendere, per la conoscenza della profezia veterotestamentaria (cf., per esempio, Is 25 6-10), che egli stava parlando dellโunione nuziale tra il Messia il suo popolo e che Gesรน stesso era lo Sposo, come aveva rivelato ai discepoli e ai farisei, dichiarando che quello era il tempo della presenza dello Sposo in vista delle nozze ormai vicine (cf. Mt 9,15). Ma ecco il rifiuto: il dono di Dio non รจ accolto e tutti disertano le nozze. Quel Re, perรฒ, รจ il Signore misericordioso, paziente, capace di makrothymรญa, di attendere e di sentire in grande, per questo invia una terza volta i suoi servi a rinnovare lโinvito. Nellโintenzione di Gesรน questi sono forse i profeti o i missionari da lui inviati alla comunitร di Israele? In ogni caso, gli invitati rispondono con delle giustificazioni, rifiutando ancora una volta lโinvito: hanno campi da lavorare, poderi da sorvegliare, commerci da realizzareโฆ Non solo non rispondono positivamente ma, come offesi da quellโinvito reiterato, insultano gli inviati, li cacciano e li perseguitano fino ad ucciderne alcuni! Superficialitร , trascuratezza, mancanza di discernimento di chi non stima il dono ricevuto, possono trasformarsi addirittura in violenza e aggressivitร , quando il dono รจ rinnovato gratuitamente, ancora e ancora!
Per Matteo questa era la realtร della missione cristiana verso la fine del primo secolo, una realtร che permetteva una comprensione profonda della parabola. Ecco in veritร cosa hanno scelto quegli invitati, sordi alla parola del Signore: hanno scelto vie di morte, e ciรฒ viene espresso con uno stile orientale, che ci puรฒ anche scandalizzare se non decodifichiamo le parole dette da Gesรน come avvertimento, ammonizione per gli ascoltatori. In questโottica, il re che manda i servi a distruggere con il fuoco la loro cittร (Gerusalemme), รจ una visione ammonitrice, non una realtร avvenuta, perchรฉ Dio ha pazienza, non castiga, ma resta pur vero che ognuno sceglie la via della morte o della vita: ciascuno รจ libero di scegliere verso dove incamminarsi, non รจ Dio che ve lo destina!
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Ma la parabola continua con un altro invio, perchรฉ il banchetto nuziale va comunque celebrato e festeggiato. Questa volta lโordine dato ai servi รจ di andare lungo le strade, ai crocicchi, dove stanno i pellegrini, i viandanti, i mendicanti, gli โscartiโ. Cosรฌ la sala del banchetto si riempie non degli invitati, degli eletti del Signore chiamati personalmente da lui, ma di coloro che non erano mai sembrati degni a nessuno di partecipare a una festa, a un banchetto nuziale. Entrano nella sala giusti e ingiusti, buoni e cattivi, tutti resi degni dalla misericordia del Signore: รจ un pranzo dove si trovano insieme il buon grano e la zizzania, i pesci buoni e i pesci cattivi (cf. Mt 13,24-30.47-50). Questa raccolta pare proprio il risultato della missione della chiesa presso le genti, presso i pagani, quelli che non erano stati nรฉ eletti nei chiamati da Dio, dallโepoca di Abramo fino a quellโora di pienezza dei tempi, in cui Cristo era venuto in mezzo agli umani. Nella sua redazione di questa parabola, Luca precisa che quanti sono fatti entrare nella sala delle nozze sono โi poveri, gli storpi, i ciechi, gli zoppiโ (Lc 14,21), cioรจ gli emarginati, gli scarti umani, che prendono il posto dei primi invitati. Accade โ come aveva detto Gesรน โ che prostitute e pubblicani precedono nel Regno gli uomini religiosi, osservanti (cf. Mt 21,31).
Quando la sala รจ piena, ecco giungere il re, che si mette a salutare gli invitati dellโultima ora. Passando dallโuno allโaltro, nota che uno di loro non ha lโabito nuziale. Cosa significa questo? Per noi non รจ facile comprendere la reazione del re, che lo caccia fuori dalla sala nelle tenebre di morte. Ma forse possiamo capire meglio questo particolare, se ricordiamo gli usi dei banchetti nuziali di quel tempo. Allโentrata nella sala, ciascun invitato riceveva in dono uno scialle da mettersi sulle spalle come segno di festa. Ebbene, il re nota che uno degli invitati รจ privo di questo scialle: certamente questo dono gratuito gli era stato offerto, ma egli lo aveva rifiutato.
In altri termini, di fronte al dono immeritato e sorprendente dellโinvito al banchetto, di fronte a quel dono dellโabito che significava la sua volontร di โcambiarsiโ, di mutare comportamento, egli ha opposto un rifiuto. Quellโabito gratuito era un onore per lโospite, un dono da accogliere con stupore e gratitudine, e invece egli ha detto โnoโ. Insomma, questโuomo ha accolto lโinvito a nozze, ma poi ha deciso che tale invito non significava nulla per lui e che egli non era assolutamente capace di accettare quel dono: era una persona autosufficiente, stava bene nella sua situazione e non aveva alcun desiderio di mutare. Ecco allora che il re lo butta fuori, non puรฒ fare altrimenti. Non la sua indegnitร lo ha escluso, ma il suo non discernere il dono, il suo non accogliere la misericordia del Signore. Questโuomo non doveva meritare lโinvito, ma doveva cambiare mentalitร e comprendere che lโamore di Dio รจ gratuito, รจ grazia: basta accoglierlo con gioia, come un bambino accoglie il dono del regno di Dio (cf. Mt 18,3).
Questa parabola, giocata sulla dialettica tra dono e responsabilitร , ci svela una veritร che non sempre sappiamo comprendere: la grazia รจ il dono tra i doni, ma il suo prezzo รจ lโaccoglierla liberamente e per amore. Lโabito donato ma rifiutato da quellโinvitato significa nientโaltro che il prezzo della grazia. Scriveva in proposito Dietrich Bonhoeffer:
Grazia a caro prezzo รจ il tesoro nascosto nel campo, per amore del quale lโuomo va a vendere con gioia tutto ciรฒ che aveva; la pietra preziosa, per il cui valore il mercante dร tutti i suoi beni; โฆ la chiamata di Gesรน Cristo, per cui il discepolo abbandona le reti e si pone alla sua sequela. Grazia a caro prezzo รจ il Vangelo, che si deve sempre di nuovo cercare, il dono che si deve sempre di nuovo accogliere โฆ ร a caro prezzo, perchรฉ ci chiama alla sequela; รจ grazia, perchรฉ chiama alla sequela di Gesรน Cristo; รจ a caro prezzo, perchรฉ lโuomo lโacquista al prezzo della propria vita; รจ grazia, perchรฉ proprio in questo modo gli dona la vita; รจ a caro prezzo, perchรฉ condanna il peccato, รจ grazia, perchรฉ giustifica il peccatore.
A tutti noi questa parabola pone dunque una semplice domanda. Di fronte alla chiamata di Dio al Regno, chiamata in Gesรน Cristo che si rinnova ogni giorno, qual รจ la mia risposta? Indifferenza, non ascolto o pretesa di una giustizia e di meriti che non possiedo?
p. Enzo Bianchi
Fonte: Monastero di bose
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XXVI Domenica del Tempo Ordinario โ Anno A
Mt 21, 33-43
Dal Vangelo secondo Matteo