[toggle title=โLEGGI IL BRANO DEL VANGELOโ state=โcloseโ]
XXXIII Domenica del Tempo Ordinario โ Anno B
- Colore liturgico: verde
- Dn 12, 1-3; Sal.15; Eb 10, 11-14. 18; Mc 13, 24-32
Mc 13, 24-32
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli:
ยซIn quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerร ,
la luna non darร piรน la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dellโuomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderร gli angeli e radunerร i suoi eletti dai quattro venti, dallโestremitร della terra fino allโestremitร del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che lโestate รจ vicina. Cosรฌ anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli รจ vicino, รจ alle porte.
In veritร io vi dico: non passerร questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto perรฒ a quel giorno o a quellโora, nessuno lo sa, nรฉ gli angeli nel cielo nรฉ il Figlio, eccetto il Padreยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Fonte: LaSacraBibbia.net
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Il libro di Daniele prende il nome non dal suo autore, ma dal suo protagonista, che รจ presentato come vissuto in Babilonia durante il regno degli ultimi re dellโimpero neo-babilonese (sec. VI a.C.), anche se in realtร il libro รจ stato composto durante la rivoluzione dei Maccabei (II sec. A.C.) Egli aveva ricevuto una formazione da saggio โprofessionistaโ (Dan 1, 3 ss) e come tale aveva esercitato la sua missione a corte (Dan 2, 48). La prima parte del libro (cc. 1-6) contiene sei storie edificanti su Daniele e i suoi tre compagni alla corte di Babilonia. Questi racconti mettono in scena rappresentanti del popolo di Dio dispersi, ma tranquilli, il che conferma la possibilitร di una loro simbiosi col mondo pagano.
La seconda parte (cc. 7-12) รจ composta invece da quattro visioni oniriche in cui Daniele vede, attraverso immagini simboliche, la successione dei quattro โregniโ stranieri sotto cui Israele visse. La pericope che la liturgia ci presenta oggi si inserisce nel quadro piรน vasto dellโultima apocalisse di Daniere (10,1-12,13) che รจ anche la piรน lunga ed elaborata. Dopo una vasta introduzione, un angelo offre a Daniele il resoconto della storia dellโimpero persiano e di Alessandro Magno, e un altro profilo della dinastia seleucide, la dinastia che in quel rempo (II sec. a.C.) perseguitava e opprimeva Israele. Il quadro si chiude con il nostro brano che riguarda il futuro escatologico. Gli eletti di Dio, il cui nome โsi trova scritto nel libro della vitaโ (Es 32, 32-33), nonostante le sofferenze che accompagneranno la crisi escatologica, saranno salvati. Il mondo divino (Michele) fa irruzione nella storia per eseguire il suo piano. Siamo inseriti nel contesto di lotta che di continuo รจ ingaggiata tra le forze che ostacolano il piano di Dio e il Signore che strappa il suo popolo dalle minacce. Il v.2 introduce il tema della risurrezione dei morti: si tratta del piรน antico annunzio della risurrezione nellโAT, escluso forse Isaia 26,19. Coloro che ottengono la vita sono innanzitutto i martiri che hanno preferito la morte alla perdita del regno di Dio.
Anche gli avversari risorgeranno, ma per essere condannati, mentre coloro che avranno dato la vita per il regno risplenderanno โcome lo splendore del firmamentoโ. Anche in altri testi della Bibbia si parla di un mondo nuovo che Dio darร al suo popolo, mondo meraviglioso, illuminato da Dio stesso ( Is 60,1-20): solo in questo senso i corpi salvati risplenderanno โcome la realtร celestiโ (Sap 3,7). La profezia di Daniele รจ formulata nel contesto dellโapocalittica giudaica e ne riflette i limiti e gli errori di prospettiva e il N.T., nel โcompiereโ la profezia, segnerร anche il superamento di questi limiti.
Il brano di Marco (Vangelo), che viene chiamato โdiscorso sulla parusiaโ o โ apocalisse sinotticaโ, figura tra i passi neotestamentari piรน complessi; ma nonostante la sua oscuritร , lโintenzione fondamentale che sembra trasparire dal brano รจ quella di tranquillizzare una comunitร turbata e spaventata.
Il motivo dello sgomento era dato dal levarsi di alcuni profeti che, in seguito agli avvenimenti accaduti in Giudea negli anni 70 (oppressione romana e, in seguito, distruzione del Tempio e persecuzione della comunitร cristiana), richiamandosi alle parole di Gesรน, annunciavano lโimminente fine del mondo.
โDicci quando accadrร questo, quale sarร il segno che tutte queste cose stanno per compiersi?โ (Mc 13,4). Questa domanda dei discepoli รจ la chiave per comprendere tutto il discorso, perchรฉ ne riassume tutta la problematica. Il tema fondamentale non รจ quindi la fine del mondo, ma la venuta del
Figlio dellโUomo. Tuttavia Gesรน non vuole collegare la distruzione del tempio, la persecuzione, le tribolazioni con il tema della venuta del Figlio dellโUomo. Infatti la parusia avverrร non in quei giorni, ma dopo quei giorni.
Le metafore non simbolizzano avvenimenti storico-cosmici, ma lโevento storico-teologico del giudizio di Dio: in questa ottica va vista la venuta del Figlio dellโUomo che si presenta per giudicare gli uomini. Dal piano apocalittico siamo trasferiti al piano teologico: il giudizio del Figlio dellโUomo significa per tutti quelli che hanno scelto lui e il suo Regno la salvezza e lโinstaurazione di un nuovo ordine di rapporti. Eโ chiaro che fra questi eletti รจ compresa la comunitร cristiana. Ma fino alla seconda venuta del Cristo cosa devono fare i cristiani? Restare in attesa e vigilare. La parabola del fico รจ lโinvito appunto a vegliare e a leggere i segni dei tempi.
Il paragone รจ molto felice: quando il fico mette le foglie non si puรฒ dire che lโestate รจ cominciata, ma che รจ solo vicina. Ed รจ proprio questo termine vicina che รจ la chiave di volta per capire la parabola. Contro i falsi profeti che vorrebbero subito la fine del mondo, Gesรน afferma che questi segni preannunciano soltanto la vicinanza della fine, che perรฒ รจ sempre vicina a questa generazione, cioรจ alla generazione del lettore di ogni tempo e di ogni regione. Il compito primario รจ quello di vegliare e la veglia รจ un tema che percorre tutto il N.T. (cfr. ad es. Mt.25). Attendere Gesรน come Dio e Messia glorioso, attenderlo come Servo sofferente รจ il continuo appello di Gesรน. Non cโรจ testo escatologico che non si concluda in parole operative ed imperitive per i credenti : vegliate !
Tra i cristiani e il mondo la differenza non รจ di qualitร morali ed etiche o in opere di maggiore perfezione, ma sta nel fatto che noi attendiamo il Signore. Il cristiano รจ un uomo che aspetta e questa vicinanza del Signore esige un corrispondente atteggiamento da parte dei credenti. Giร in Mc 1,15 il messaggio dellโimminente regno di Dio รจ collegato con lโesortazione a convertirsi e a credere.
Certo, lo strano linguaggio del vangelo e della prima lettura potrebbero lasciarci perplessi, ma la nostra fede non puรฒ fermarsi a simili descrizioni culturalmente datate, essa รจ illuminata da unโaffermazione di fondo: la parola definitiva e decisiva sulla storia sarร detta da Dio. Il nuovo mondo non รจ costruito sulle ceneri di questo, ma attraverso unโazione divina che porta questo nostro mondo al suo compimento.
Senza rapporti espliciti con la prima e la terza lettura, la seconda lettura si colloca nella lectio continua della lettera agli Ebrei, iniziata la domenica XXVII.
[ads2]Come si รจ visto, la parte centrale di questa lettera (cc. 5-10) tratta, caso unico in tutto il N.T., il tema di Gesรน sommo sacerdote. Lโautore pone a confronto il sacerdozio giudaico, che si esercitava nel tempio di Gerusalemme, con quello di Cristo, che ormai si esercita in cielo, mettendo in rilievo le grandi differenze. In questi pochi versetti riecheggiano alcune tematiche importanti e significative della teologia neotestamentaria. Anzitutto il tema del superamento dellโantica struttura sacrificale da parte del sacrificio di Cristo che qui viene reso plasticamente nel contrasto tra impotenza e forza, peccato e perdono, pena e salvezza. Infatti, lโidea della promessa e del compimento costituisce la parte centrale della lettera della nostra pericope. Cristo รจ il centro della storia della salvezza, รจ lโapice della storia millenaria di Dio con gli uomini.
Alla tensione delle due letture precedenti si sostituisce ora la certezza che โil futuro รจ giร cominciatoโ. La speranza di un nuovo mondo e di una nuova umanitร รจ giร presente in germe : โCristo ha offerto un solo sacrificio per i peccati una volta per sempreโ (Ebr 10,12; vedi al riguardo le due significative opere di O. Cullmann, โCristo e il tempoโ e โCristologia del N.Tโ, entrambe edite dal Mulino di Bologna).
SPUNTI PASTORALI
- Il clima dellโevangelo e della predicazione profetica รจ spesso pervaso da tensione. Non รจ certo la tensione apocalittica di certe sette anche contemporanee, ma รจ lโappello ad una decisione vitale urgente. Spesso Gesรน ripete : โPerchรฉ non comprendete questโora?โ. Il primo appello dellโodierna liturgia รจ quello dellโattenzione, della vigilanza e della decisione. Inerzia ed indifferenza sono incompatibili col Cristianesimo che รจ messaggio della โvenutaโ del Cristo. โEcco io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io verrรฒ da lui, cenerรฒ con lui e lui con meโ (Apoc 3, 20).
- Nonostante la tensione il messaggio dellโevangelo non รจ quello frenetico ed esagitato degli apocalittici per i quali tutta la storia รจ sotto il segno del maligno e tutto lโimpegno per il presente รจ inutile, anzi dannoso. Il Cristianesimo non รจ una religione-oppio, unโevasione verso un futuro da sogno cercando di bruciare in una grande conflagrazione tutte le realtร umane. Gesรน dice esplicitamente che a lui non interessa conoscere โil giorno e lโoraโ di questa โfineโ della realtร creata. Il presente รจ invece il seme da cui deve nascere lโalbero mirabile del Regno. Impegnarsi per lโoggi significa costruire il futuro.
- E il futuro non รจ una drammatica corsa verso il baratro del nulla, ma รจ lโorizzonte della luce e della speranza: โrisplenderanno come lo splendore del firmamento, come le stelle per sempreโ. ( Iยฐ lettura ). Eโ comunione con Dio che รจ luce. Tenendo davanti agli occhi questa meta, il cammino dellโuomo nella storia acquista senso e speranza.
(tratto da โCelebrare e vivere la Parola โ anno B โ ed. Ancora pagg.250 e sgg.)
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