XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
Cristo continua a rovesciare la logica religiosa del suo tempo e soprattutto dei suoi discepoli che non riescono a capirlo. Oggi รจ narrata la vicenda di un uomo che corre e si getta in ginocchio davanti a Gesรน. Nel vangelo di Marco troviamo solo due personaggi che corrono da Gesรน: lโindemoniato di Gerasa (Mc 5,1-20) e questโuomo. In Medio Oriente non si usa correre, in quanto lo si ritiene offensivo nei confronti di colui verso il quale si corre. Ci si deve, invece, avvicinare lentamente, con rispetto. Nel racconto evangelico, invece, corrono i lebbrosi o gli indemoniati, le persone appesantite da un disturbo, quelli che non ce la fanno piรน. La loro situazione prevale sul galateo, per loro la cultura viene scavalcata dalla pressione interiore, in loro lo schiacciamento รจ cosรฌ forte che hanno fretta di essere liberati e sanno che la persona verso cui corrono puรฒ procurare il cambiamento della loro situazione drammatica.
Nel brano di oggi, perรฒ, รจ un uomo ricco e anche molto religioso che corre. Eppure egli ha la sensazione che non vivrร , gli sembra che la propria vita gli sfugga. Ciรฒ che lo interessa รจ la zoรจ, la vita dellโeterno, la vita che non perisce, un modo di essere che non รจ piรน minacciato dallโincombere della morte. Sta sperimentando la vita come minaccia, non รจ felice perciรฒ รจ oppresso come se avesse la lebbra, come se uno spirito immondo non lo lasciasse in pace. Lโappellativo โMaestro buonoโ, con cui si rivolge a Gesรน, non รจ un titolo generico di bontร , come se dicesse โdi buon cuoreโ, ma significa insigne, grande, il piรน grande di tutti quelli cui certamente si รจ giร rivolto e che non gli hanno saputo dare risposta. Gesรน, in modo piuttosto curioso, gli risponde praticamente che un maestro insigne ce lโha giร , รจ Dio con la sua legge (cf Mc 10,18-19). La domanda infatti รจ posta male. Chiedere cosa si deve fare per avere in ereditร la vita dellโEterno rivela un punto di partenza errato. Per ereditare non devi far altro che essere figlio. Egli pensa di dover fare qualcosa per avere lโereditร , ma โse siamo figli siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristoโ (Rm 8,17). Bisogna appartenere, non fare qualcosa. Perciรฒ Gesรน conclude con un โappartienimiโ, โvieni con meโ. O comprendi la vita secondo il concetto pagano di religione, cioรจ come un tuo impegno, o concepisci la tua vita come un atto di fede, che significa accoglienza dellโopera di Dio.
Egli cerca โin ereditร la vita eternaโ, ossia cerca qualcosa da Dio, perchรฉ lโereditร nellโAntico Testamento รจ sempre unโopera del Signore di Israele che preserva lโereditร di Abramo, dei suoi figli. Vorrebbe fare qualcosa per Dio o verso Dio, per avere da Dio lโereditร della vita eterna. Egli cerca la sicurezza della vita, della vita senza tramonto, perรฒ pensa che per ereditare deve compiere qualcosa nei confronti di Dio. Gesรน, allora, cita la seconda tavola della legge, quella che declina lโatteggiamento verso lโuomo, perchรฉ tutto ciรฒ che tu vuoi fare a Dio passa per lโuomo. La fede passa attraverso lโaltro e tutto ciรฒ che vuoi fare di bene a Dio – per avere qualcosa da Lui – deve passare per lโuomo. Come pure insegnava il monachesimo antico di san Basilio, quando permetteva a uno di diventare eremita soltanto dopo essere arrivato alla perfezione nel cenobio, quando i rapporti verso gli altri erano arrivati al compimento. Quando la caritร รจ perfetta, allora puoi veramente stare solo con Dio, perchรฉ sei in perfetta comunione con gli altri.
Con sicurezza il personaggio risponde che fa tutto questo giร sin dalla giovinezza: รจ infatti un osservante, รจ religioso, รจ devoto, ci tiene alla legge, ci tiene alla vita secondo la legge, la sua mentalitร โreligiosaโ si esprime perfettamente nella domanda che ha posto. Il โcosa devo fareโ รจ in fondo la domanda di ognuno di noi, domanda cui in qualche modo la storia della spiritualitร ha abituato pure noi, riempiendo la gente di doveri e precetti che non sono riusciti a fare la felicitร di nessuno. ร una mentalitร che non rende vivo lโuomo, non lo porta alla sorgente della vita, non lo rende felice.
ร la decadenza dellโAlleanza dove รจ scritto: โIo sarรฒ il tuo Dio e tu sarai il mio popoloโ. LโAlleanza dice appartenenza, dice identitร ; dice di chi รจ la mia vita, chi รจ il mio Signore, a chi appartengo, perchรฉ โnon avete piรน nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella Legge; siete decaduti dalla graziaโ (Gal 5,4), รจ lo โSpirito che dร la vita, la carne non giova a nullaโ (Gv 6,63).
Da cosa dipende la mia vita? Di chi รจ? Delle cose? ร basata sulle cose, รจ bรฌos, basata sulla mia forza? O sulla psychรฉ intesa come mia volontร di vivere? Oppure รจ zoรฉ, un dono ricevuto? Se รจ zoรฉ, se รจ la vita del Figlio, รจ un dono e allora il testo diventa chiaro, ogni forma di possesso รจ sbagliata, perchรฉ se la vita รจ dono lโunico modo di viverla รจ come un dono, al fine di arrivare cosรฌ lontano dal progetto di Dio, tanto da possedere nientโaltro che se stessi, anche se per via religiosa.
ร quanto accade nel brano di oggi: Cristo lo amรฒ ed egli se ne andรฒ triste. โChi vuol salvare la propria vita la perderร โ (Mc 8,35). Chi ha la logica del โfare per ottenereโ, ha la mentalitร del possesso e questo modo di pensare non contempla il dono, lโamore gratuito. Cristo lo ama e fissa lo sguardo su di lui. Il verbo emblepo significa leggere dentro, vedere dentro. Ma il protagonista del Vangelo di oggi non coglie lโamore. Infatti โuna cosa sola ti mancaโ, letteralmente โuno ti mancaโ. ร proprio la contrapposizione tra cose e lโamore. Lโamore passa per il volto; lโamore passa per la persona.
Egli se ne va triste. Alla fine dei conti la misura della vita giusta รจ la felicitร . E questa si misura nei confronti degli altri, attraverso le relazioni, in tutti i sensi, ovvero nel rapporto con le cose, con noi stessi, con gli altri, con Dio. Se cโรจ qualcosa che ci rende tristi, che ci rinchiude in noi stessi, ancora non stiamo vivendo il dono, come dono; ancora cerchiamo di fare qualcosa per cui noi meriteremmo qualcosa. E perciรฒ alla fine ci disturbano gli altri, ci disturbano le cose, ci disturba Dio stesso. E cosรฌ rimaniamo lontani da questo sguardo dโamore che ci rimane sconosciuto e ci riduciamo a ritenere โ รจ una lettura stolta! โ che Dio ci ama solo quando le cose ci vanno bene.
La logica รจ proprio unโaltra. La domanda del vangelo di oggi รจ profonda: Di chi sono? Di chi รจ il flusso che scorre dentro di me? Lo lascio scorrere e portarmi alla sorgente della vita che ricompone tutto a unitร , o cerco di incanalarlo e gestirlo diventando vittima di tanti affanni e preoccupazioni che scompongono le persone in individui soli e tristi?
P. Marko Ivan Rupnik – Fonte
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XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ Anno B
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- Colore liturgico: Verde
- Sap 7, 7-11; Sal. 89; Eb 4, 12-13; Mc 10, 17-30
Vendi quello che hai e seguimi.
Mc 10, 17-30
Dal Vangelo secondoย Marco
17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandรฒ: ยซMaestro buono, che cosa devo fare per avere in ereditร la vita eterna?ยป. 18Gesรน gli disse: ยซPerchรฉ mi chiami buono? Nessuno รจ buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madreยป. 20Egli allora gli disse: ยซMaestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezzaยป. 21Allora Gesรน fissรฒ lo sguardo su di lui, lo amรฒ e gli disse: ยซUna cosa sola ti manca: vaโ, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!ยป. 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andรฒ rattristato; possedeva infatti molti beni.
23Gesรน, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: ยซQuanto รจ difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!ยป. 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesรน riprese e disse loro: ยซFigli, quanto รจ difficile entrare nel regno di Dio! 25ร piรน facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dioยป. 26Essi, ancora piรน stupiti, dicevano tra loro: ยซE chi puรฒ essere salvato?ยป. 27Ma Gesรน, guardandoli in faccia, disse: ยซImpossibile agli uomini, ma non a Dio! Perchรฉ tutto รจ possibile a Dioยป.
28Pietro allora prese a dirgli: ยซEcco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguitoยป. 29Gesรน gli rispose: ยซIn veritร io vi dico: non cโรจ nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva giร ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrร .
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 14 – 20 Ottobre 2018
- Tempo Ordinario XXVIII
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 4
Fonte: LaSacraBibbia.net
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