Commento al Vangelo di domenica 14 Giugno 2020– mons. Giuseppe Mani

Nelle sette settimane dopo la Pasqua abbiamo seguito il Risorto come i discepoli e imparato a scoprire il Suo essere umano ricevuto da Maria trasfigurato dalla Resurrezione.
Adesso , seguendo il Vangelo di Giovanni lo sentiremo sette volte definirsi “Io sono” con un nuovo nome. Il primo tra tutti è “Io sono il pane della vita”.

Il contesto in cui Gesù si definì così è quello dopo la moltiplicazione dei pani in cui richiama ad una realtà più alta: ”Non preoccupatevi per il pane che perisce ma per quello che vi nutre per la vita eterna”. Il nutrimento celeste degli uomini è Cristo stesso. Questo ha una importanza capitale e distingue il Cristo da tutti gli altri esseri e il cristianesimo da tutte le altre religioni di invenzione umana.

Il cristianesimo si distingue da questo: il suo fondatore non ha soltanto una importanza storica come Buddha e Maometto per i loro fedeli, non è uno che ha avuto per primo delle idee geniali ma che si distinguono dalla loro persona, non è l’organizzatore potente di una grande società destinata a raccogliere tutti gli uomini di buona volontà per lavorare insieme e fare del mondo una società migliore. La Chiesa è fortemente organizzata con un insieme di verità dottrinali a cui corrisponde una morale chiara ma perché la chiesa, la fede e la morale non sono separabili un istante da Cristo , capo delle Chiesa. Ciò che c’è di essenziale e di centrale nel cristianesimo è la Persona stessa di Gesù Cristo la cui parola, i suoi sacramenti e la sua morale, non hanno che lo scopo di mettere in relazione con Lui fino ad introdurre Lui stesso nel cuore di chi crede in Lui.
Questa è la differenza tra il cristianesimo e le altre religioni: il suo fondatore non ha una importanza storica ma costituisce Lui stesso la ragione d’essere della Religione che ha inaugurato.

Nei profeti colpisce che il loro messaggio si distingue radicalmente dalla loro persona e si sentono come indegni di annunciare quando dicono “Così parla l’Eterno”. Essi non parlano da se stessi ma è Dio di cui sono servitori che procla un Messia di cui non sono che dei precursori.
Al contrario Gesù, inviato da suo Padre viene liberamente e deliberatamente. L’ordine che riceve dal Padre è di disporre della propria vita sovranamente. Non viene per rendere testimonianza ad un altro ma è Colui a cui tutti rendono testimonianza, è la luce che illumina ogni uomo, la luce della vita.
L’insegnamento a cui San Giovanni tiene di più è questo: che il Cristo si dona con la Sua Persona per comunicarci la vita stessa di Dio.

Per poter realizzare questo Gesù ha inventato l’Eucarestia. Mosè , con cui Dio stipulò la prima Alleanza era soltanto l’immagine di cosa sarebbe avvenuto nell’Ultima Cena.
Gesù è il nuovo Agnello Pasquale e il sangue del suo sacrificio basterà per stabilire la Nuova Alleanza e non per liberare il popolo dall’Egitto ma tutto il mondo, la “moltitudine” dai suoi peccati e dal domino dell’avversario.

In ciascuna Messa diveniamo contemporanei dell’Alleanza del Sinai e dell’Alleanza conclusa nel Sangue di Gesù nell’Ultima Cena. Nessun momento della storia sarà più ricco e più denso di questo momento. L’Eucarestia non è soltanto nel cuore della storia ma il cuore della storia stessa.
In nessun momento Dio si fa più vicino al suo popolo che nell’Eucarestia. L’Eucarestia è l’incontro tra Dio e l’uomo per cui il tempo è concentrato nella Eucarestia ma anche lo spazio. Il tempo e l’eternità si toccano come anche il cielo e la terra. L’Eucarestia diviene così, per usare un termine recente, l’interfaccia attraverso cui Dio e l’uomo possono toccarsi e unirsi. Veramente “Beati coloro che sono invitati alla mensa delle nozze dell’Agnello”.

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