XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
Quando la vita cade a pezzi
Quando attraversiamo un dolore forte, davanti al quale facciamo fatica a reagire, abbiamo l’impressione di morire lentamente, sentiamo la vita che ci abbandona e la luce pian piano si spegne. E quando le persone su cui avevamo contato ci lasciano, quando gli eventi prendono una piega che non aspettavamo, diciamo di “essere a pezzi”, siamo distrutti dalla sofferenza che ci porta via il cuore a brandelli. Il dolore ci isola.
Probabilmente i lebbrosi – come quelli di cui parla il testo del Vangelo – si sentivano proprio così. Il lebbroso è uno che sta morendo lentamente, uno che cade a pezzi, uno che non riesce a tenere insieme i brandelli sospesi della sua vita. Ed è una persona isolata, condannata a relegarsi negli spazi solitari per non contaminare gli altri con la sua sofferenza. Anche la nostra cultura tende ad allontanare chi soffre, vogliamo evitare di vedere, ma soprattutto vogliamo evitare di essere infettati dal dolore.
Bisogna passare di là
Al contrario, Gesù si inoltra nelle periferie dell’esistenza per cercare chi è escluso. Questi incontri non sono casuali. Sebbene Gesù stia andando a Gerusalemme, Luca descrive una traiettoria insolita e irrazionale: Gesù attraversa la Samaria e la Galilea. La Samaria è nell’immaginario dell’ebreo il luogo dell’infedeltà, di coloro che non accettano il culto nel Tempio di Gerusalemme. La Galilea è il luogo dell’emarginazione, della vita quotidiana, dove arriva al più l’eco sbiadita della fede. Eppure, per Gesù, prima di andare a Gerusalemme, prima di celebrare il culto, bisogna passare di là, bisogna immergersi nella fatica di credere e di vivere. È anche per quei dieci lebbrosi che Gesù sta andando a Gerusalemme.
La solidarietà del dolore
Questi dieci lebbrosi si rivolgono a Gesù con un’unica voce, come se ci fosse una solidarietà nella malattia. Sono dieci come il numero richiesto per formare un’assemblea sinagogale. Il dolore ci avvicina, ci permette di capire l’altro, è un luogo inatteso di condivisione. Questi dieci uomini camminano insieme. Diventano il simbolo dell’umanità che percorre il cammino faticoso dell’esistenza. L’incontro con Gesù rende possibile anche per loro il cammino verso Gerusalemme. Questi uomini sono reinseriti cioè nelle relazioni sociali, non sono più esclusi.
La loro guarigione non avviene immediatamente, ma mentre sono in cammino: la salvezza infatti non è la condizione della sequela, ma la sua conseguenza. Non seguiamo il Signore perché siamo già stati guariti, ma seguendo lui facciamo l’esperienza della salvezza.
Imparare a dire grazie
La vera sequela del discepolo di Gesù non si compie nella mera obbedienza alla legge, ma nella capacità di entrare nella gratuità del dono: i primi nove lebbrosi vivono una sequela formale, fanno quello che devono, vanno a presentarsi ai sacerdoti e formalizzano la loro guarigione. Solo uno è guarito veramente, un samaritano, uno che non condivide il culto nel Tempio di Gerusalemme. È lui che torna a fare eucaristia, cioè a ringraziare per il dono ricevuto.
Spesso nella vita siamo delle persone al più corrette, ma difficilmente diventiamo persone riconoscenti. Facciamo quello che dobbiamo fare, ma raramente viviamo l’esperienza della gratuità dell’amore. E anche la fede diventa spesso solo l’esplicazione di un culto che non muove il cuore. Ci sembra di aver fatto il nostro dovere, magari anche molto bene e in maniera scrupolosa, ma non siamo entrati nella gratuità della vita. Ricordiamoci allora di tornare indietro a dire grazie tutte le volte che la misericordia di Dio ha rimesso insieme i pezzi cadenti della nostra vita.
Leggersi dentro
- Sei capace di ringraziare o dai tutto per scontato?
- Come vivi l’esperienza del dolore e cosa ti aiuta a superarlo?
P. Gaetano Piccolo S.I.
Compagnia di Gesù (Societas Iesu) – Fonte
Letture della
XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Tornato Naamàn dall’uomo di Dio, confessò il Signore.
Dal secondo libro dei Re
2 Re 5,14-17
In quei giorni, Naamàn [, il comandante dell’esercito del re di Aram,] scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato [dalla sua lebbra].
Tornò con tutto il seguito da [Elisèo,] l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò.
Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 97 (98)
R. Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. R.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. R.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! R.
Seconda Lettura
Se perseveriamo, con lui anche regneremo.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
2 Tm 2,8-13
Figlio mio, ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.
Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.
Parola di Dio
Vangelo
Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17, 11-19
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Parola del Signore