Commento al Vangelo di domenica 13 Ottobre 2019 – Alberto Maggi

Padre Alberto Maggi commenta il Vangelo di domenica prossima, 13 ottobre 2019 – XXVIII domenica del Tempo Ordinario.

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NON SI È TROVATO NESSUNO CHE TORNASSE INDIETRO A RENDERE GLORIA A DIO,

ALL’INFUORI DI QUESTO STRANIERO – Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM 

Il capitolo 17 del vangelo di Luca, versetti 11-19, presenta un brano che esclusivo di questo evangelista. Per interpretarlo ci facciamo aiutare da quelle chiavi di lettura, da quelle cifre, da quelle indicazioni che l’autore, l’evangelista stesso pone nel testo per una retta comprensione. Vediamo allora questo brano.

Lungo il cammino verso Gerusalemme. Gerusalemme, nella lingua greca si scrive in due maniere. Una è Ierusalem, che è la traslitterazione del nome sacro ebraico Yerushalaym, che indica la città santa, l’istituzione. L’altro invece è il nome geografico, Jerozolima. Qui c’è il primo nome, Ierusalem, che indica che Gesù sta andando verso quella che è l’istituzione sacrale, il punto più importante della religione per il suo popolo. E sarà proprio là dove troverà la morte.

Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. E’ strano questo itinerario; per la comprensione del testo bisogna tener presente che, mentre la Galilea è la regione al nord della Palestina, al centro c’è la Samaria, e poi al sud la Giudea con la capitale Gerusalemme. Quindi l’evangelista avrebbe dovuto scrivere “attraversava la Galilea”, quindi al nord, “la Samaria per andare verso Gerusalemme”. Perché l’evangelista mette questo itinerario strano? Attraversava la Samaria e la Galilea… Perché vuole centrare l’attenzione sulla Galilea, cioè sul territorio di Israele. È lì che succede questo fatto.

Entrando in un villaggio… Questa è un’altra delle indicazioni che l’evangelista (tutti gli evangelisti in effetti) pone per la comprensione del testo. Il villaggio, anonimo, nei vangeli ha sempre il significato di incomprensione o addirittura di opposizione e ostilità a Gesù e alla novità che lui porta. Perché questo? Perché il villaggio – si sa – è il luogo dove le mode, le novità arrivano sempre in ritardo, ma poi attecchiscono e quando mettono radici diventano una tradizione che è difficile sradicare.

Quindi il villaggio nel vangelo significa il luogo del “si è sempre fatto così” e dove le novità vengono viste con sospetto. Questo villaggio è anonimo quindi indica questo tipo di ambiente.

Gli vennero incontro dieci lebbrosi. Questo è impossibile. E’ impossibile perché i lebbrosi, dal momento in cui veniva certificata l’esistenza, erano espulsi dal villaggio, dovevano vivere al di fuori del villaggio, in un luogo appartato. Come mai l’evangelista dice che “entrando in un villaggio gli vennero incontro dieci lebbrosi”? I lebbrosi non possono vivere in un villaggio. Luca ci sta dicendo che la lebbra, questa impurità, si deve proprio al fatto che dimorano in questo villaggio.

Chi dimora nella tradizione, chi rifiuta le novità che Dio propone, non ha più alcuna comunicazione con il Signore, poiché essere impuro significa non avere più alcuna comunicazione. Pertanto questa lebbra, questa impurità si deve al fatto che vivono in questo villaggio.

Che si fermarono a distanza… vivono nel villaggio, nel luogo della tradizione, e osservano la legge. Il libro del Levitico al capitolo 13, versetti 45-46, dà delle indicazioni precise su come si deve comportare il lebbroso. E dissero ad alta voce: “Gesù, maestro…” letteralmente lo chiamano “capo”, proprio come i suoi discepoli, “Abbi pietà di noi!”. Quindi da una parte vivono nella tradizione e dall’altra vedono in Gesù la speranza di salvezza che ci può essere.

Gesù non guarisce. Appena li vide, Gesù disse loro: “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. Perché? A quel tempo, sotto il nome lebbra, si intendeva qualunque malattia della pelle. E ci sono alcune malattie che, naturalmente, si possono guarire. Ma, per essere riammessi nel villaggio, bisognava andare dal sacerdote a Gerusalemme che certificasse la scomparsa di questa infezione, di questa malattia.

Quindi si otteneva una sorta di certificato per essere riammessi nel villaggio. Allora Gesù per questo dice “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. E mentre essi andavano, furono purificati. E’ uscendo dal villaggio che diventano purificati. Gesù non guarisce, uscendo dal villaggio i lebbrosi guariscono. Quindi è la prova che questa impurità era dovuta alla loro permanenza in questo ambiente di tradizione.

Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, atteggiamento tipico dei discepoli, per ringraziarlo. Dal verbo ringraziare deriva l’eucaristia che significa appunto “ringraziamento”. Ed ecco la novità, la sorpresa dell’evangelista, Era un Samaritano.

E’ interessante che, mentre la malattia accomuna questi lebbrosi giudei, galilei e samaritani, poi dopo, una volta guariti, l’unico che mostra un sentimento di gratitudine e di riconoscenza non è uno appartenente al popolo d’Israele, ma quello che era considerato l’essere più lontano, peccatore, impuro fin dalla nascita, escluso comunque da ogni rapporto con Dio. Era un Samaritano.

E’ una caratteristica di questo evangelista vedere che i modelli della fede in questo vangelo sono sempre gli stranieri o sempre le persone più lontane. Gesù già aveva elogiato la fede del centurione, la fede della prostituta, dell’emorroissa e quella del cieco. Più le persone sono ritenute lontane da Dio e più in loro c’è questo sentimento di gratitudine; percepiscono subito i segni di Dio nella loro vita.

Ma Gesù osservò: “Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio…”; rendere gloria a Dio era il privilegio di Israele. Ebbene questo privilegio che era esclusivo di Israele, ora è per tutta l’umanità, compresi i samaritani.

“All’infuori di questo straniero?”. È l’unica volta che nel vangelo appare il temine straniero, e straniero indicava il nemico, il rifiutato, in maniera positiva. E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Gesù, secondo Luca, continua questo insegnamento su che cos’è la fede. La fede non è un dono che Dio dà ad alcuni, ma la risposta degli uomini al dono d’amore che Dio fa a tutti.

Quelli che percepiscono questo amore e rispondono, questo si chiama fede. Qui abbiamo visto, Gesù stesso lo dice, tutti i dieci sono stati guariti, ma soltanto uno è tornato, ha risposto a questa guarigione. E questa è la fede. Quindi la fede non è un dono che Dio fa ad alcuni e ad altri meno, ma la risposta degli uomini al dono d’amore che Dio fa. E che cos’è la fede? La fede è saper rispondere positivamente a quegli avvenimenti che la vita ci fa incontrare.

Letture della
XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Tornato Naamàn dall’uomo di Dio, confessò il Signore.

Dal secondo libro dei Re
2 Re 5,14-17

 
In quei giorni, Naamàn [, il comandante dell’esercito del re di Aram,] scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato [dalla sua lebbra].
 
Tornò con tutto il seguito  da [Elisèo,] l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò.
 
Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 97 (98)
R. Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. R.
 
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. R.
 
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! R.

Seconda Lettura

Se perseveriamo, con lui anche regneremo.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
2 Tm 2,8-13

 
Figlio mio, ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.
 
Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.

Parola di Dio

Vangelo

Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17, 11-19

 
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea.
 
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Parola del Signore

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