Commento al Vangelo di domenica 13 Novembre 2022 – Comunità Kairos

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Il tempio di Gerusalemme, considerato uno delle sette meraviglie del mondo, era stato costruito da Erode e suscitava l’ammirazione e lo stupore di chi giungeva in città. Secondo fonti storiche, molte sue parti erano ricoperte d’oro che scintillavano al sole ed erano visibili già da lontano, prima che si arrivasse in città. Lo stesso Erode lo aveva fatto adornare con una vite d’oro con grappoli pendenti, un’opera artistica, oltre che preziosa.

Anche i discepoli di Gesù lo ammirano meravigliati, ma le parole del Maestro raggelano il loro entusiasmo. Dobbiamo tenere presente che la profezia della distruzione del tempio di Gerusalemme si è già realizzata nel 70 d.C., sotto l’assedio delle truppe dell’imperatore romano Tito, per cui quello che Gesù dice ai discepoli in questo brano è già avvenuto quando Luca scrive il Vangelo (80-90 d.C.). L’evangelista, inoltre, annota che interrogato dai discepoli su quando accadranno queste cose e quale sarà il segno, Gesù risponde esortandoli ad esercitarsi sul discernimento affinché non si lascino trarre in inganno da impostori che usurpano il nome stesso di Cristo, dicendo: “Io sono”.

Il cristiano è chiamato a resistere alle lusinghe di questi impostori, pronunciando con decisione il proprio “no” e ricordando che il comando di Gesù: “Non andate dietro a loro!” è tanto netto quanto il suo “Seguitemi!”. I ciarlatani e i falsi profeti hanno caratterizzato sempre ogni secolo, basti ricordare le profezie sull’imminente fine del mondo nell’anno 1000 e nell’anno 2000! Poi Gesù esorta i discepoli a non spaventarsi quando sentiranno parlare di guerre e rivoluzioni, terremoti, carestie e malattie: si tratta di eventi storici che riguardano l’umanità di ogni tempo e che Egli menziona non per allarmare, ma per rivelare “le doglie del parto” ( Rm 8, 22) che travagliano la creazione, che va verso un fine datole da Dio, verso la terra e i cieli nuovi del Regno.

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E infine, vanno messe in conto le violente persecuzioni che i discepoli di Gesù conosceranno fin dai primi giorni della vita della chiesa (cf. At 4,1-31). Sono parole veramente angoscianti, che stringono il cuore dei discepoli ammutoliti di fronte a tali profezie, molte delle quali sono state già sperimentate nella comunità di Luca, come viene registrato negli Atti degli Apostoli se ricordiamo il martirio di Stefano (At 6,8). La persecuzione, dunque, diviene per i credenti “occasione di testimonianza”. Saranno vittime dell’odio che si insinuerà perfino tra gli affetti più cari, in famiglia e tra gli amici. Ma Gesù resterà sempre vicino ai discepoli, fornendo sostegno, parola e sapienza per resistere ai persecutori, che non potranno contraddirli (Lc 21,14-15; 12,11-12).

Sempre Stefano ci offre l’esempio perfetto di testimonianza, perché era animato da una “sapienza” alla quale i suoi avversari “non potevano resistere” (At 6,10). Gesù stesso si era fatto annunciatore attraverso la sua bocca della parola del Vangelo! Nulla potrà separare il credente dall’amore di Cristo, né la persecuzione, né la prigione, né la morte (Rm 8,35). In ogni avversità, deve solo continuare a confidare nel Signore Gesù, accogliendo la sua promessa: “Neanche un capello della vostra testa andrà mai perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”. Perché nell’amore nulla è perduto. Ora si fa chiaro l’insegnamento di Gesù: lo sguardo sul tempio di Gerusalemme deve sciogliersi in Gesù, il Tempio nuovo e definitivo.

A Lui e solo a Lui l’uomo deve la salvezza perché grazie alla venuta di Cristo è divenuto dimora dello Spirito (1Cor 3,19); (Ef2,19-22); (Ap21,22); (At7,48). Ecco che il Vangelo scaccia la paura, e negli sconvolgimenti del mondo di oggi ci fa diventare perseveranti costruttori di speranza. Per queste ragioni non dobbiamo distogliere la nostra attenzione dagli sforzi della vita presente, togliendo qualità al nostro agire attuale in vista del futuro. Meglio non accanirsi sulle possibili date di una “fine del mondo” che non è di pertinenza nostra, ed è raccomandabile non prestare orecchio a sedicenti calcolatori fautori di promesse illogiche e alla fine demoralizzanti.

Meglio impegnarsi quotidianamente “lavorando in pace”, senza lasciarsi tentare dall’ozio, dalle lusinghe di una vita disordinata e “in continua agitazione”, come ci suggerisce l’apostolo Paolo nella seconda lettura (2Ts 3,7-12). Gesù fa una profezia, ma chi ascolta queste parole, sia al tempo dei primi cristiani che oggi, sente che non sono una cosa che riguarda un futuro lontano, ma l’oggi. Sembra davvero che le parole di Gesù descrivano il nostro tempo presente, compresi i drammi personali in famiglia e negli affetti più cari.

Ecco che ci viene in aiuto la virtù cristiana per eccellenza, l’hypomoné, la perseveranza-pazienza: è la capacità di chi non si lascia condizionare dalle paure, ma ogni giorno coltiva la speranza nel cuore e fa in modo che anche chi gli sta accanto non sia inghiottito dalle paure, che sono a loro volta generatrici di violenza, divisione e guerra, trasformandole in solidarietà, vicinanza, cura reciproca, sostegno degli altri (Rm 5,3-4); (Col 1,11).


A cura di Annalisa per la Comunità Kairos.

Immagine di Dimitris Vetsikas da Pixabay