โPreparerร il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. โฆEliminerร la morte per sempre, il Signore Dio asciugherร le lacrime su ogni voltoโ.
Isaia utilizza lโimmagine del banchetto per parlare di un incontro dei popoli che รจ visto come orizzonte finale della storia. Il monte di Sion sarร luogo del convergere di tanti cammini e Dio stesso avrร preparato un cibo da condividere tra tutti. Questo ritrovarsi nella festa e nella gioia di una tavola dove mangiare insieme รจ immagine di un futuro in cui la morte sarร eliminata: lโazione di Dio รจ vita, dono di gioia e di incontro. Il Signore che prepara un banchetto di cibi buoni e abbondanti per tutti รจ anche colui che elimina la morte e toglie il velo che copre la faccia dei popoli. Apre la possibilitร di una vista nuova, di incontro e di vita. Lโimmagine del banchetto nella Bibbia รจ poi stata utilizzata quale segno collegato alla venuta del messia che porta a compimento la promessa di Dio.
Nei vangeli si parla spesso di pasti a cui Gesรน partecipรฒ: alle nozze a Cana (Gv 2, 1-11), con i pubblicani e peccatori a casa di Matteo (Mt 9,10-13), nella casa di Simone in cui Gesรน incontra la donna peccatrice (Lc 7,36-50), a casa di Zaccheo (Lc 19,1-9), attorno alla tavola a casa di Marta e Maria (Lc 10,38-42), la condivisione sui prati verdi della Galilea quando i pani vennero distribuiti (Mc 6,30-44; 8,1-9). Gesรน visse poi in una cena il momento di addio ai suoi prima della sua morte. Eโ poi una costante nei racconti pasquali lโinsistenza sul โmangiare insiemeโ: con i due di Emmaus (Lc 24,30) e sulla riva del lago di Tiberiade (Gv 21,4-13).
Anche nel suo insegnamento Gesรน spesso richiama lโimmagine del banchetto ad es. nella parabola del grande banchetto (Lc 14,16-24), in quella delle vergini stolte e sagge con sullo sfondo una cena di nozze (Mt 25,1-12) e quando si trova ad ammirare la fede del centurione ricorda ancora questo stare a mensa con Abramo Isacco e Giacobbe, in un banchetto futuro che raduna tutti i giusti da provenienze diverse: โIn veritร vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede cosรฌ grande. Ora io vi dico che molti verranno dallโoriente e dallโoccidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieliโ (Mt 8,10-11).
La parabola degli invitati al banchetto (Mt 22,1-14) รจ posta nel contesto della discussione polemica di Gesรน con le autoritร giudaiche presso il tempio di Gerusalemme. Eโ un momento di scontro in cui Gesรน pone la sua critica contro coloro che vivono la religione come motivo di potere, senza attuare un cambiamento della vita, cioรจ una religione senza affidamento a Dio, ma ridotta a fatto identitario o a norme che escludono e rendono indifferenti. Le parole di Gesรน vengono riprese dalla comunitร di Matteo in un tempo successivo di scontro e polemiche tra comunitร e giudaismo: il riferimento alla cittร data alle fiamme puรฒ essere un rinvio ai tragici eventi del 70 d.C. Eโ peraltro certamente una parola rivolta ai capi dei sacerdoti e i farisei e notabili del popolo (Mt 21,45; 21,23).
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In essa sono riunite due parabole con diverse accentuazioni La prima รจ quella del banchetto in cui gli invitati non accolgono lโinvito, la seconda riguarda lโinvitato senza la veste adatta per la festa.
Un re dopo aver preparato un banchetto manda i suoi servi a chiamare gli invitati. La risposta non รจ solo di rifiuto ma anche di indifferenza, di disprezzo e violenza. Gli invitati hanno altro di cui occuparsi sono in una condizione di sicurezza e di indifferenza: sono coloro che vivono la religione come una condizione di privilegio e di sicurezza e hanno perso di vita lโincontro con Dio stesso. Eโ questa una parola di denuncia verso coloro i capi dei sacerdoti e notabili. A fronte di una mancata accoglienza del suo invito il padrone invia ancora i servi a chiamare โcoloro che sono ai crocicchi delle strade โ e โtutti quelli che troverete chiamateli alle nozzeโ.
Lโagire di Gesรน manifesta come il Padre ami chi vive una condizione di peccato e si apre alla consapevolezza di essere salvato. Coloro invece che si credono giusti vivono una profonda difficoltร a cogliere la veritร della loro vita di fronte a Dio, non avvertono lโesigenza di lasciarsi accogliere e perdonare da Dio. Gesรน critica questa religiositร falsa indicandola come โipocrisiaโ: รจ lโatteggiamento di chi solo manifesta una religiositร fatta di gesti esteriori per essere ammirati dagli uomini ma non coltiva il coinvolgimento interiore della fede (Mt 6,6.7.16). Matteo presenta la chiamata di Dio che fa entrare โbuoni e cattiviโ: Dio ama non allontanandosi dai peccatori, ma assumendo su di sรฉ il peccato e perdonando, offrendo misericordia.
La scena del banchetto si tramuta rapidamente in una scena di tribunale: cโรจ un invitato che non ha la veste adatta e viene espulso dalla sala. Nel linguaggio biblico la veste indica il comportamento degli uomini, lโagire, la coerenza tra fede e vita (in Ap 19,8, la veste di lino, data alla sposa dellโagnello, indica โle opere giuste dei santiโ). Partecipare al banchetto รจ incontro con Dio che richiede un cambiamento della vita nei gesti, nelle scelte, nel modo concreto di condurre la vita.
Nel vangelo di Matteo รจ costante la critica di una religiositร che si nutre solo di proclamazioni senza riferimento alla vita: โNon chiunque mi dice Signore, Signore, entrerร nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontร del Padre mio che รจ nei cieliโ (Mt 7,21).
La parabola richiama che la via per partecipare al banchetto dellโincontro con Dio รจ lโoperare seguendo Gesรน in modo concreto aprendosi alla fraternitร . In ciรฒ si fa la volontร del Padre: non nel rivendicare una appartenenza di gruppo o una sicurezza derivante dal ruolo religioso ma nel compiere scelte e gesti di cura e accoglienza verso lโaltro (Mt 16,27; 25,31-46).
Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso lโIstituto Superiore di Scienze Religiose โsanta Caterina da Sienaโ a Firenze. Direttore del Centro Espaces โGiorgio La Piraโ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira โ Firenze.