Il centro della liturgia di questa domenica è data dal dialogo di Gesù con i sadducei, una corrente interna al giudaismo, che negava la risurrezione dei morti. Presentando la cosiddetta Legge del Levirato, che aveva come obiettivo quello di dare la discendenza ad una persona morta prematuramente, permettendo il matrimonio della sua sposa con un fratello di sangue del defunto, i sadducei vogliono mettere in crisi Gesù contestando la fede nella resurrezione. Il Maestro, però, presenta un chiaro messaggio sulla vita dei risorti. Essa non ha nulla a che vedere con le categorie umane di questo mondo.
Nella resurrezione, non c’è moglie e marito, ma tutti i risorti, ossia coloro che sono ritenuti degni della ricompensa celeste, sono come angeli del cielo. Qual è la causa di questa realtà? É Dio la causa! Essere figli della risurrezione, è essere figli di Dio. La rivelazione a Mosè ne è un chiaro esempio: Dio gli si manifesta come il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, non il Dio dei morti, ma dei vivi. Ogni domenica noi rinnoviamo questa nostra fede nella risurrezione della carne. Che senso ha per noi? Essa, anzitutto, è un dono della Pasqua di Gesù. Come ci ricorda San Paolo: “se Cristo non è risuscitato dai morti, la nostra predicazione è vana, come è vana anche la nostra fede” (1Cor 15,14).
Nel Battesimo tutti noi siamo stati inseriti in Cristo e prendendo parte alla sua vita divina, ereditiamo anche il frutto della Pasqua. Ai suoi amici, Lui, che è “la risurrezione e la vita” (Gv 11, 25), offre il dono di poter partecipare della sua stessa gloria. Che bello, proprio in questo mese di novembre, dedicato al ricordo e alla preghiera per i nostri defunti, meditare sul destino che ci attende nell’eternità! Non avrebbe senso pregare per loro, visitare le loro sepolture, dove si conservano i loro resti mortali, se non credessimo nella resurrezione, ossia se non avessimo la certezza che alla fine dei tempi, Dio darà una nuova vita, nel modo misterioso che solo Lui conosce, anche ai nostri corpi mortali.
In un tempo in cui viene assolutizzato ciò che è terreno e temporale, mettendo da parte ciò che sa di eternità, parlare di resurrezione risulta assolutamente contro corrente. Parlare di vita eterna, dunque, può essere il modo bello di dare testimonianza della nostra fede, in un mondo che vuol mettere da parte Dio. Ma, noi stessi, ne siamo convinti? La fede nella risurrezione della carne non è qualcosa di secondario nel nostro credere, ma riveste un ruolo assolutamente centrale, dal momento che rappresenta il frutto della Pasqua di Gesù in noi.
Fonte – il blog di don Luciano
Letture della
XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Il re dell’universo ci risusciterà a vita nuova ed eterna.
Dal secondo libro dei Maccabèi
2 Mac 7,1-2.9-14
In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite.
Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri».
[E il secondo,] giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna».
Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture.
Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 16 (17)
R. Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto.
Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno. R.
Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole, R.
Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi,
io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine. R.
Seconda Lettura
Il Signore vi confermi in ogni opera e parola di bene.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
2 Ts 2,16 – 3,5
Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.
Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, e veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi. La fede infatti non è di tutti. Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno.
Riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo.
Parola di Dio
Vangelo
Dio non è dei morti, ma dei viventi.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 20, 27-38
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Parola del Signore
Oppure forma breve Lc 20,27.34-38
Dio non è dei morti, ma dei viventi.
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, disse Gesù ad alcuni sadducèi, i quali dicono che non c’è risurrezione:
«I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio.
Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Parola del Signore