La Quaresima è un tempo di preparazione che, come dice il nome, dura 40 giorni e non è solo un periodo che viene “prima” della Pasqua, ma è un periodo che ci “prepara” alla grandissima festa della Pasqua.
I paramenti che il sacerdote usa in questo tempo sono di colore viola, come lo sono stati anche in Avvento, momento di preparazione alla venuta di Gesù, e come lo sono anche nei funerali che sono la preparazione alla grande festa del Paradiso.
Ovviamente non si usa il colore viola perché è “di moda”, ma perché ci ricorda che sono 40 giorni di riflessione, di conversione, giorni in cui si cerca di offrire qualcosa della nostra vita per Gesù.
Sapete che il viola è anche un colore sontuoso portato dai re?
Nella Bibbia, infatti, la porpora viola appare nel vestito del Sommo Sacerdote e negli arredi della Sacra Dimora. Inoltre il viola – ricavato dal rosso e dal blu – è il colore della sapienza, della capacità di cambiare al fine di un bene più grande: indica la speranza, l’attesa di incontrare il Signore.
Eccoci allora alla prima Domenica di Quaresima.
Si dice che la Quaresima è un tempo “forte” perché è un tempo speciale. Sono sicura che anche voi usate questa parola… “che forte che sei!” oppure “che forte che è questo gioco!”, nel senso che è qualcosa che stupisce, un qualcosa di particolare, di importante, di significativo.
Allora, ve la sentite di dire “che forte” la Quaresima, oppure “che forte” questo tempo che ci prepara alla gioia della Pasqua di Cristo Signore?
Il numero 40, nella Bibbia, ricorre molto spesso: i 40 anni nel deserto, i 40 giorni del diluvio, i 40 giorni di Mosè sul Sinai, i 40 anni di regno di Saul, Davide e Salomone, i 40 giorni di Elia sulla montagna… insomma un numero che ci racconta di cambiamenti, di percorsi, di cammini, di passaggi…
Ecco, in questi 40 giorni siamo invitati anche noi a rimetterci in marcia se magari ci fossimo un po’ seduti nel nostro cammino di fede, a percorrere strade che ci portino al cambiamento e alla conversione di rotta se per caso avessimo preso una strada sbagliata, al passaggio da un tempo perso ad un tempo pieno, felice. Quante volte infatti passiamo le giornate nel “dolce far nulla”!
La Pasqua significa proprio questo: passaggio… dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce, dalla schiavitù alla libertà, dalla solitudine alla comunione, da una vita senza senso ad una vita vissuta come Gesù.
Il Vangelo di oggi ci racconta del nostro Maestro nel deserto tentato dal diavolo.
Vorrei innanzitutto fermarmi sulla parola “deserto”. Generalmente si pensa ad un terreno sabbioso, un luogo di cui non si vede la fine, pianeggiante, assolato… penso in effetti che tanti deserti siano così. Io però, che sono stata nel deserto di Giuda in Terra Santa, mi sono trovata di fronte ad un paesaggio inaspettato: c’era tantissima roccia, c’erano sentieri scavati nei sassi, c’era addirittura una chiesa costruita sulla roccia… sembrava appiccicata al monte come è appiccicato uno scalatore quando si attacca alla parete per rocciare.
Comunque, al di là del tipo di terreno, il deserto è un luogo che ci aiuta alla riflessione.
Voi mi potreste dire:”ma noi, per riflettere, per pregare come ha fatto Gesù, dobbiamo andare nel deserto?”. Certo che no.
Ogni angolino della nostra casa può diventare deserto se noi lo usiamo per rimanere un po’ in silenzio col Signore. Impegniamoci, in questa Quaresima, a fuggire i rumori, il baccano, la voce alta, i litigi… impegniamoci a trovare dei momenti di silenzio per ascoltare la voce del Signore! Ecco il nostro deserto.
Certo che questo richiede fatica (nemmeno in un deserto vero è facile vivere …), richiede impegno, capacità di non pensare a tutte le cose che assillano le nostre giornate e che ci fanno dimenticare che noi siamo figli di Dio, che siamo simili a Lui, che siamo chiamati a comportarci come Lui.
Allora, nei momenti di “deserto di casa nostra”, chiediamoci che cosa vuole il Signore che noi facciamo a scuola, in famiglia, in parrocchia, in ogni luogo che frequentiamo…
La domanda che dovrebbe riempire le nostre giornate è questa: “Che cosa farebbe Gesù al posto mio?”.
Allora la nostra Quaresima sarà veramente una preparazione all’incontro con quel Gesù che è sì morto, ma che è risorto e sempre vivo in mezzo a noi.
Nel deserto, gli ostacoli, le difficoltà, le insidie non mancano di certo. Nemmeno a Gesù sono mancati. Nel Vangelo di oggi, infatti, si parla di tentazioni.
Cosa sono le tentazioni?
Sono possibilità di fare una scelta diversa da quella che ci dice il Vangelo, sono delle prove in cui si vede se siamo veramente amici di Gesù.
Penso che anche a voi capiti di scegliere di fare a pugni piuttosto che fare la pace, oppure di rispondere male invece che stare in silenzio, oppure di prendere in giro i vostri compagni invece che difenderli…
Ecco, queste sono tentazioni, sono scelte che avete fatto senza seguire l’insegnamento del Vangelo. Potevate anche scegliere il bene, ma la tentazione ha avuto la meglio ed avete scelto il male. Non avete superato correttamente la prova.
Anche Gesù è stato tentato dal diavolo nel deserto, per ben tre volte, ma lui ha sempre scelto il bene, ha superato le prove, ha sempre fatto la volontà del Padre che lo ha inviato sulla terra per salvarci.
Nella prima tentazione il diavolo propone a Gesù di trasformare una pietra in pane, cioè di pensare a se stesso, di pensare a nutrirsi, di pensare solo alle cose terrene, di ritagliare un tempo solo per sé… tentazione che invita all’egoismo. E Gesù risponde: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo».
Nella seconda tentazione il diavolo mostra a Gesù tutti i regni della terra e gli dice che sarebbero stati suoi se si fosse gettato a terra in ginocchio davanti a lui come segno di adorazione… tentazione che invita al potere usando dei compromessi. E Gesù risponde: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai».
Nella terza tentazione il diavolo dice a Gesù che, se vuole fare il Messia, deve fare qualche miracolo, e gli propone di mettersi sulla sommità del tempio di Gerusalemme e buttarsi giù… tentazione che invita al miracolismo, alle cose straordinarie invece che al concreto messaggio di amore di Dio. E Gesù risponde: «E’ stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo».
Chiediamoci allora se riusciamo anche noi a vincere la tentazione dell’egoismo, del potere, del voler vedere miracoli per credere…
Gesù è nato qui, in mezzo a noi, per farci capire che ciò che conta è vivere come ha vissuto lui.
Se faremo così costruiremo realmente in questa terra il Regno di Dio in cui a “regnare” sarà l’amore… e dove c’è l’amore non ci può essere nessuna forma di egoismo, di potere, di incredulità. Ecco il miracolo.
Buona Quaresima!
Commento a cura di Maria Teresa Visonà per il sito omelie.org