“Porrò inimicizia…” Usando il linguaggio del mito e accogliendo le grandi narrazioni dei popoli vicini, la lettura sapienziale di Israele che si coagula nei primi capitoli del libro di Genesi, mira a presentare sin dal principio la condizione della vita nella storia e l’orizzonte del futuro a cui Dio chiama. Non sono pagine che intendono spiegare le origini del mondo e dell’umanità, sono invece testi di sapienza che presentano una lettura della condizione umana e della vita in vista di scorgere l’orizzonte di una chiamata alla fede nel Dio della liberazione e dell’alleanza.
La condizione umana non è così presentata in modo idealizzato e senza problemi. E’ invece realisticamente descritta come segnata da disarmonie, inimicizie e rotture. Una lettura disincantata della realtà è consapevole della presenza anche del male, dell’orgoglio, della sete di dominio e dell’ingiustizia. Tuttavia l’umanità respira anche di una nostalgia che rinvia ad una armonia di relazioni che è sogno e dono di speranza. Tutto ciò che è male e negatività non è l’ultima parola. La parola costitutiva sull’umanità e sul mondo è invece parola di bellezza e parola di promessa. Nonostante ogni contraddizione non viene meno: la creazione è dono bello di Dio sgorgante dalla comunione e chiamata ad una comunione nuova.
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D’altra parte la disarmonia e la rottura sperimentata si attua in diversi ambiti: nei rapporti con la natura che si esprime nell’attitudine di indifferenza e sfruttamento. Nei rapporti con Dio perché l’orgoglio fa venir meno la trasparenza nel rapporto con lui: è la nudità che porta a nascondersi anziché a stare davanti a Lui nella fiducia. E’ rottura ancora nella relazione tra gli esseri umani che vede l’incomprensione, la presa di distanza il venir meno della solidarietà e dello stupore. Così l’altro è accusato e reso colpevole.
Tale situazione di frattura contraddice il desiderio profondo di comunione, di incontro, di comprensione e accoglienza. E permane la nostalgia di un superamento e di un compimento che non può venire da forza umana, né è da ricercare in capacità proprie, ma può confidare in una promessa e si delinea come futuro atteso e verso cui andare. Al cuore del messaggio dei primi capitoli di Genesi sta la realistica comprensione della vita umana e cosmica segnata dal peso di tutto ciò che separa – l’inimicizia – e d’altra parte da un dono che non viene meno: è il dono della creazione stessa come parola di amicizia di Dio, della vita umana come relazione in cui si fa presente l’immagine di Dio amicizia, e la promessa di fedeltà di Dio amico che non viene meno alla sua vicinanza.
“i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni»”
Uno tra gli aspetti che i vangeli sottolineano nella vicenda di Gesù è quello del suo agire in gesti che liberano le persone da tutto ciò che le opprime e rinchiude in situazioni di sofferenza, di male, e di violenza. Gesù opera come guaritore e il contatto con lui per coloro che si accostano con fiducia diviene inizio di una storia nuova, apertura alla relazione, liberazione da forze che legano e tengono come schiavi. Certamente Gesù ha vissuto gesti di guarigione e liberazione e questo ha suscitato la reazione indispettita di chi non accettava la sua offerta di vita e di libertà in termini che ponevano in discussione il sistema religioso e aprivano ad un cammino nuovo, di trasparenza, di attenzione ai piccoli, oltre le appartenenze di chi ragiona secondo le categorie dei ‘nostri’ e dei ‘loro’. I gesti di Gesù provocano a pensare un nuovo modo di concepire le relazioni: non la logica di sistemi chiusi, di una religione in cui prevale l’accento sul ‘mio’ sul rimanere chiusi e condannare gli altri, ma quella che si apre nello scorgere rapporti nuovi in cui l’altro diviene ‘per me fratello sorella e madre…”.
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X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
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- Colore liturgico: Verde
- Gen 3,9-15; Sal 129; 2Cor 4,13 -5,1; Mc 3, 20-35
Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3, 20-35
In quel tempo Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: “È fuori di sé”.
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni”. Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: “Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna”. Poiché dicevano: “È posseduto da uno spirito impuro”.
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”.
Parola del Signore
Fonte: LaSacraBibbia.net
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