«Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato» (Gen 3,13). Così Eva risponde a Dio che le chiede conto del comportamento suo e di Adamo. Quello del serpente, peraltro, è un duplice inganno. Il primo consiste nel sospetto che egli getta su Dio e sul divieto di mangiare «dell’albero che sta in mezzo al giardino» (Gen 3,3). Nell’intenzione di Dio, questo divieto custodisce la vita, poiché le dona di respirare nella logica del dono. Un solo «no» viene imposto affinché Adamo ed Eva possano comprendere che tutto il resto è un «sì» detto alla loro felicità. Un solo frutto viene proibito per consentire loro di riconoscere che tutti gli altri frutti sono donati, e donati due volte: una prima volta perché creati, una seconda volta perché non proibiti. Adamo ed Eva, tuttavia, non comprendono quello che Paolo scrive ai corinzi: «tutto è per voi» (2Cor 4,15).
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Se non ci fosse quel solo «no» gli uomini e le donne potrebbero illudersi che tutto è loro proprietà e loro diritto. Quell’unico «no» rivela che, al contrario, tutto è dono, e che la vita matura fino alla sua pienezza quando non si fonda sulla dinamica del possesso, ma su quella del dono. La vita si espande e si realizza quando la ancoriamo non al bisogno di appropriarci con voracità di ciò di cui abbiamo bisogno, ma alla fiducia (che è un nome della fede) con cui attendiamo di riceverlo gratuitamente da Colui che lo dona. L’inganno del serpente consiste proprio nel sovvertire questa logica gettando il sospetto su Dio: egli non desidera donarvi generosamente la vita, vuole al contrario trattenerla gelosamente per sé, soffocandola sotto il suo dominio e il suo controllo. L’obbedienza alla sua Parola vi renderà schiavi anziché liberi; se volete essere liberi come libero è Dio, dovete disobbedire al suo comando. Ed è così che l’uomo e la donna si ritrovano nudi e ne provano vergogna, perché hanno interrotto quella relazione con il Donatore che consentiva loro di sussistere nella pace e nella gioia. Si sono svestiti della relazione di fiducia per rivestirsi della vergognosa veste del sospetto, che ci getta sempre nella solitudine.
Ed ecco che nella loro vicenda si insinua il secondo grande inganno del serpente, più pericoloso del primo. «Ho udito la tua voce nel giardino; ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto» (Gen 3,10). Adamo si nasconde perché fraintende l’avvicinarsi di Dio, immaginando che egli venga a punirlo, anziché a usargli misericordia. Il serpente continua a gettare il sospetto su Dio, impedendo ad Adamo di riconoscere la verità del suo volto e di capire che «con il Signore è la misericordia / e grande con lui è la redenzione» (Sal 129,7). Il salmista spera nel Signore e attende la sua venuta più che le sentinelle l’aurora; invece Adamo ed Eva disperano e fuggono dalla sua presenza. Questo è il più grave inganno del serpente: indurci non tanto a disobbedire alla parola di Dio, quanto a portare con disperazione, anziché con speranza, le conseguenze del nostro peccato. Avere il timore del Signore, conoscerlo davvero e custodire il senso autentico della relazione con lui, significa invece fare esperienza del suo perdono: «con te è il perdono: / così avremo il tuo timore» (Sal 129,4).
Sono molteplici i modi con cui l’antico serpente continua a ingannare la nostra vita con le sue menzogne o le sue mezze verità. Un altro esempio lo incontriamo nell’episodio narrato da Marco. Gesù opera guarigioni e libera dal male, eppure c’è ancora chi continua a gettare il sospetto e a istillare il dubbio: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni» (Mc 3,22). Gesù smaschera l’assurdità di una tale accusa, poiché Satana non può ribellarsi contro se stesso, eppure c’è chi continua a ritenere Gesù uno che è «fuori di sé» (Mc 3,21), un indemoniato, anziché riconoscere in lui il manifestarsi del dito di Dio. Sembra inverosimile, eppure è spesso così la nostra esperienza: essere tanto ciechi da non saper discernere i doni di Dio che ci fanno vivere. Pretendiamo segni senza riconoscere quelli che ci vengono dati. Questa è la bestemmia contro lo Spirito: credere alla menzogna del serpente anziché nello Spirito che è il compimento di tutti i doni di Dio per la nostra vita. Questo peccato, aggiunge Gesù, «non sarà perdonato in eterno» (Mc 3,29). Il problema non è di Dio, come se egli non volesse perdonarlo, o decidesse di non farlo. Il problema è nostro: se non riconosciamo il suo perdono là dove ci viene offerto, non potremo trovarlo altrove. Dio vuole sempre perdonarci, ma se non sappiamo accogliere il suo dono là dove ci viene donato, dove potremo trovarlo altrove?
Occorre cercare Gesù e il suo perdono, non rimanendo fuori, come inizialmente fanno sua madre e i suoi fratelli, ma entrando con lui dentro il suo stesso modo di ascoltare la parola del Padre, di amare la sua volontà, di riconoscerla come desiderio di salvezza e di bene per noi e per tutti. Allora, rimanendo dentro questo spazio che è lo spazio della relazione intima con Gesù, sapremo rispondere alla domanda di Dio: «dove sei?» (Gen 3,9). Potremo stare davanti a Dio nudi, nella verità della nostra vita, ma senza vergogna, perché ci sapremo amati, perdonati, salvati. Allora, e solo allora, il veleno del serpente non ci farà più male e potremo vivere nella speranza e nella gioia dello Spirito.
Fonte: Monastero Dumenza
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X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
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- Colore liturgico: Verde
- Gen 3,9-15; Sal 129; 2Cor 4,13 -5,1; Mc 3, 20-35
Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3, 20-35
In quel tempo Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: “È fuori di sé”.
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni”. Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: “Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna”. Poiché dicevano: “È posseduto da uno spirito impuro”.
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”.
Parola del Signore
Fonte: LaSacraBibbia.net
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