«Quando sei invitato, non metterti al primo posto». Lo leggiamo nel brano del Vangelo di Luca che la liturgia oggi ci propone e, stando alle nostre chiese o alle sale di incontri, potremmo dire che la maggioranza di noi è attenta a non farlo. Risultato? Primi posti sempre vuoti e ultimi banchi o sedie super affollate. In realtà più che l’umiltà qui sembra vincere la vicinanza alla porta; ma – scherzi a parte – c’è effettivamente un rischio da cui guardarsi: ridurre l’invito del Vangelo a una serie di gesti apparenti, non sostenuti da motivazioni profonde e sincere. L’umiltà e la mitezza sono frutti straordinari e gustosi. Quando generano gesti, quei gesti sono capaci di risollevare, di dare vita, di fare spazio a colui o colei a cui sono donati. Ma chi fa dell’umiltà una strategia di compiacimento, genera suo malgrado sofferenza, frustrazione, asservimento, dolore. Non si tratta di dire a noi stessi se siamo da una parte o dall’altra. Perché in fondo, pur alternandosi, questi aspetti convivono e si alternano in noi.
«Umiltà e mitezza» forse sono proprio questo: avere il coraggio di dire a noi stessi che le nostre intenzioni profonde hanno bisogno di purificazione; che la nostra vita ha bisogno di avvicinarsi ancora di più al Mite per eccellenza, Gesù; che le nostre scelte hanno bisogno di lasciarsi illuminare dalla sua parola. Solo così riusciremo a non preoccuparci più dei primi o ultimi banchi, perché l’essenziale sarà l’incontro. Solo così riusciremo a fare spazio agli ultimi, perché a farci gioire sarà semplicemente l’aver condiviso un dono, il tempo, la vita.
È un cammino, quello che ci sta davanti. Un cammino fatto di umilianti scivoloni e frustranti passi in dietro. Ma se avremo il coraggio interiore di riconoscerlo e lavorare su di noi, allora quell’umile riconoscimento sarà spazio in più concesso al paziente lavoro che Dio sta compiendo in noi.
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Insegnaci a fare spazio
Signore Gesù, Dio mite e povero,
che hai condiviso la vita con chi te l’ha tolta
e hai donato salvezza a chi aveva da offrirti
solo il peccato,
insegnaci a fare spazio all’altro,
senza nulla chiedere in cambio:
né doni né gratitudine né conversione.
Insegnaci a seminare, in umiltà e mitezza.
Insegnaci a non esigere.
Insegnaci ad attendere che
l’Amore, in ognuno, generi la vita.
Amen.
Letture della
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.
Dal libro del Siràcide
Sir 3,19-21.30.31 (NV) [gr. 3,17-20.28-29]
Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perché grande è la potenza del Signore,
e dagli umili egli è glorificato.
Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio,
perché in lui è radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 67 (68)
R. Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.
I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore è il suo nome. R.
Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri. R.
Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio. R.
Seconda Lettura
Vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,18-19.22-24a
Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.
Parola di Dio
Vangelo
Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14, 1.7-14
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Parola del Signore