La tavola, luogo di finzione o di comunione?
Sempre durante il viaggio verso Gerusalemme Gesรน รจ avvertito che Erode vuole ucciderlo, quindi รจ invitato a fuggire. Ma egli non scappa, anzi manda a dirgli che ciรฒ che deve fare lo fa con parrhesรญa, con franchezza, obbedendo alla volontร del Padre, fino a quando porterร a compimento la sua opera (cf. Lc 13,31-33). Per Gesรน Erode รจ solo una โvolpeโ, un impuro che egli durante la passione non degnerร neppure di uno sguardo, rimanendo muto davanti a lui, senza rispondere alle sue domande (cf. Lc 23,8-9).
Gesรน non fugge, ma compie il suo cammino incurante delle minacce di Erode, e in giorno di sabato, invitato a pranzo da uno dei capi dei farisei, accetta di entrare nella sua casa. Gesรน era diventato un rabbi molto noto ed era dunque frequentemente invitato, spesso dopo la sua predicazione in sinagoga, alla tavola di qualche notabile (cf. Lc 7,36; 11,37). Questo capo della sinagoga e gli altri scribi e farisei che invitavano Gesรน volevano forse onorarlo? Volevano discutere con lui a proposito dellโinterpretazione della Legge? Volevano esaminarlo, metterlo alla prova (cf. Lc 10,25)? Luca annota che, nel caso presente, stavano a osservare il suo comportamento.
Ed ecco che davanti a Gesรน cโรจ un uomo malato di idropisia (cf. Lc 14,2), dunque โ secondo lโopinione religiosa del tempo โ qualcuno colpito da Dio a causa di un grave peccato commesso, relativo alla sessualitร . ร sabato, il giorno del Signore, giorno della vita piena, del trionfo della vita sulla malattia e sulla morte: Gesรน sente dunque in sรฉ il bisogno di liberare questโuomo da una malattia invalidante e infamante. Egli sa che sarร contestato, perchรฉ agli occhi dei dottori della Legge e dei farisei, quella da lui compiuta apparirร come unโoperazione medica, vietata di sabato. Pone dunque una domanda ai suoi interlocutori, costringendoli a uscire allo scoperto: โร lecito o no curare di sabato?โ (Lc 14,3). Ma costoro non rispondono, e allora Gesรน prende per mano quel malato, lo guarisce e lo congeda (cf. Lc 14,4). Di fronte a questo gesto e alla successiva domanda, ecco calare ancora un silenzio imbarazzato (cf. Lc 14,5-6).
Solo Gesรน, sempre attento e vigilante su ciรฒ che gli accade intorno, prende di nuovo la parola. Vede che gli invitati a tavola cercano il primo posto, come sempre, il posto di chi viene onorato dal padrone, quello riservato a chi รจ ragguardevole, importante. Succede cosรฌ ancora oggi, nei banchetti solenni: in attesa che il pasto abbia inizio, i presenti sbirciano dove sia il posto dellโinvitante e con occhio vorace individuano la sedia piรน vicina a lui, lanciandosi su di essa come su di una preda. Per questo in certi pranzi o lโinvitante indica i posti da prendere a tavola oppure essi sono segnalati da cartoncini posti accanto al piattoโฆ
Vista questa situazione, Gesรน dร un insegnamento che mette in guardia dal protagonismo e dallโesibizionismo di chi cerca i primi posti. Lo fa attraverso una parabola, che leggiamo ancora una volta, parafrasandola. Quando tu, lettore del vangelo, sei invitato a un banchetto, a una festa, non puntare a occupare il primo posto, cioรจ non crederti un ospite importante e piรน degno di altri di stare accanto a chi ha convocato la festa, perchรฉ in tal caso rischi di essere chiamato a lasciare il posto a un altro invitato piรน degno di te. ร questione di modestia, di non avere un super-io che ti acceca e ti fa credere di valere piรน di altri. Sarebbe vergognoso che tu fossi costretto a retrocedere davanti a tutti, facendo cosรฌ emergere la tua indegnitร , la pretesa della tua importanza. Resta invece modesto, vicino agli ultimi posti, non sopravvalutarti, e allora forse accadrร che chi ti ha invitato venga a dirti: โAmico, vieni piรน avanti, piรน vicino a me!โ. Cosรฌ apparirร a tutti i commensali la tua reale importanza agli occhi del padrone di casa.
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Certo, queste parole di Gesรน rischiano di essere intese come un invito a una falsa umiltร , quella di chi si serve anche della scelta dellโultimo posto a tavola, desiderando nel suo cuore di essere fatto avanzare e cosรฌ di essere esaltato davanti a tutti. Ma lโintenzione di Gesรน, attraverso questa parabola, รจ quella espressa nel suo detto conclusivo: โChiunque si esalta sarร umiliato, e chi si umilia sarร esaltatoโ. Sรฌ, solo chi viene umiliato puรฒ essere realmente umile: guai invece a fingere umiltร in vista dellโesaltazione! Qui piรน che mai si tratta di impedire a noi stessi di adottare strategie o tattiche. ร come se Gesรน dicesse a ciascuno di noi: โStaโ in fondo con modestia, senza atteggiamenti di piccolezza forzata, e soprattutto non desiderare ciรฒ che non dipende da teโ.
Semplicitร , discrezione, disinteresse devono far parte dello stile di un uomo, di un cristiano, e solo cosรฌ la festa potrร essere vissuta in modo autentico e non come una scena, unโoccasione di apparire. Ciรฒ che uno โรจโ, non va temuto; ciรฒ che non รจ, anche se accade, รจ solo scena. Solo chi si umilia sarร esaltato, chi invece cerca di essere umile e appare tale senza essere umiliato, รจ semplicemente perverso, creatore di una scena che passa (cf. 1Cor 7,31). La festa si puรฒ vivere restando al proprio posto e non cercando di rubarlo agli altri. E ciรฒ vale in qualsiasi comunitร : stare al proprio posto senza ambire a posti piรน alti, senza cercare posti tenuti dagli altri, puรฒ essere faticoso ma รจ secondo โil pensiero di Gesรนโ, รจ evangelico e contribuisce alla vera costruzione della comunitร . Ognuno dunque stia al proprio posto, valutando se stesso secondo la grazia e i doni ricevuti dal Signore (cf. Rm 12,3-6a), perchรฉ chi si sopravvaluta cadrร da piรน in alto, in modo disastroso per sรฉ e per gli altri. Cristo resta lโesempio di questa umiltร , lui che, venuto tra di noi, ha preso lโultimo posto, davvero lโultimo, che nessuno potrร rapirgli!
Poi Luca aggiunge unโaltra esortazione di Gesรน, non piรน sugli invitati, ma su chi invita a un pasto, a un banchetto: โQuando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici nรฉ i tuoi fratelli nรฉ i tuoi parenti nรฉ i ricchi vicini, perchรฉ non si sentano costretti a ricambiare lโinvitoโ. Triste constatazione questa di Gesรน, capace di far emergere il ragionamento di molti che, senza consapevolezza, dicono: โSiccome ci hanno invitati da loro, adesso tocca a noiโ, secondo una logica dello scambio utilitaristico che nega ogni gratuitร . Diciamo la veritร : anche oggi, anzi oggi piรน che in passato, avviene proprio cosรฌ, e non siamo piรน capaci di gratuitร , invitare gli altri a casa nostra, perchรฉ lโidolo della reciprocitร e dellโinteresse ci domina. Purtroppo invitiamo qualcuno calcolando quante volte siamo stati a nostra volta invitati da lui, e solo per ragioni che ci assicurano un interesse e un tornaconto.
Gesรน invece ci avverte: il pranzo o la cena di festa sono tali solo quando sono offerti gratuitamente, senza attendersi un contraccambio. Per questo, soprattutto nella comunitร cristiana, occorre apprestare la tavola invitando quelli che nessuno invita perchรฉ non possono ricambiare, anche quando invitarli non procura onore o decoro. Poveri, storpi, zoppi, ciechi, stranieri, bisognosi (tutte categorie di persone che al tempo di Gesรน erano escluse dal tempio, ritenute indegne e colpite da ignominia) devono poter accedere alla nostra tavola; se ne sono esclusi, la nostra non รจ una tavola secondo il Vangelo, che chiede la condivisione del cibo, lโaccoglienza di chi รจ povero e ultimo, scartato dalla societร . La beatitudine che Gesรน riserva colui che vita e ospita รจ destinata alle persone capaci di gratuitร : a quelli che, non ricevendo ricompensa ora dagli invitati, la riceveranno da Dio stesso!
E non si dimentichi che i pranzi aperti ai poveri, ai mendicanti dโamore, ai peccatori, sono quelli a cui partecipava Gesรน e che egli ha imbandito nella sua vita. Anche lโeucaristia che celebriamo, se รจ aperta solo a quelli che si sentono degni e giusti, mentre esclude i poveri e i peccatori perdonati, non รจ lโeucaristia di Cristo, ma una โnostraโ eucaristia: un banchetto religioso ma mondano, non secondo la logica del Vangelo! Sรฌ, il banchetto eucaristico รจ imbandito dal Signore, il quale chiama tutti, anche quelli che si reputano indegni, perchรฉ non รจ il peccato che si oppone alla salvezza ma il ritenersi โdegniโ, muniti di una giustizia personale: questo impedisce la comunione con Dio e con i fratelli e le sorelle.
p. Enzo Bianchi โ Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo della domenica
Fonte: Monastero di bose
Letture della
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ ANNO C
Prima Lettura
Fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.
Dal libro del Sirร cide
Sir 3,19-21.30.31 (NV) [gr. 3,17-20.28-29]
Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato piรน di un uomo generoso.
Quanto piรน sei grande, tanto piรน fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perchรฉ grande รจ la potenza del Signore,
e dagli umili egli รจ glorificato.
Per la misera condizione del superbo non cโรจ rimedio,
perchรฉ in lui รจ radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento รจ quanto desidera il saggio.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 67 (68)
R. Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.
I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore รจ il suo nome. R.
Padre degli orfani e difensore delle vedove
รจ Dio nella sua santa dimora.
A chi รจ solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri. R.
Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta ereditร tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontร ,
hai reso sicura per il povero, o Dio. R.
Seconda Lettura
Vi siete accostati al monte Sion, alla cittร del Dio vivente.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,18-19.22-24a
Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile nรฉ a un fuoco ardente nรฉ a oscuritร , tenebra e tempesta, nรฉ a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere piรน a loro la parola.
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla cittร del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, allโadunanza festosa e allโassemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesรน, mediatore dellโalleanza nuova.
Parola di Dio
Vangelo
Chiunque si esalta sarร umiliato, e chi si umilia sarร esaltato.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14, 1.7-14
Avvenne che un sabato Gesรน si recรฒ a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: ยซQuando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perchรฉ non ci sia un altro invitato piรน degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: โCรจdigli il posto!โ. Allora dovrai con vergogna occupare lโultimo posto. Invece, quando sei invitato, vaโ a metterti allโultimo posto, perchรฉ quando viene colui che ti ha invitato ti dica: โAmico, vieni piรน avanti!โ. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perchรฉ chiunque si esalta sarร umiliato, e chi si umilia sarร esaltatoยป.
Disse poi a colui che lโaveva invitato: ยซQuando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici nรฉ i tuoi fratelli nรฉ i tuoi parenti nรฉ i ricchi vicini, perchรฉ a loro volta non ti invitino anchโessi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perchรฉ non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giustiยป.
Parola del Signore