L’aeroporto ormai è come una mia seconda casa, per i molteplici viaggi compiuti e che dovrò ancora compiere. Osservare come si muove l’umanità in quel posto è sempre interessante. Ad esempio, vedere come vive l’attesa chi deve partire o chi sta attendendo all’uscita una persona cara che arriva dopo un viaggio. Rientrando dall’America Latina qualche giorno fa, notavo ancora una volta il rigore del protocollo d’imbarco, sempre uguale per ogni compagnia aerea. L’imbarco avviene facendo accedere prima coloro che occupano i primi posti nell’aereo o che fanno parte di una élite di utenti: “sky priority”. Poi, per non perdere un volto umano, la compagnia procede a far entrare chi ha una disabilità, anziani e mamme con bimbi piccoli. Alla fine tutti gli altri fino alla coda dell’aereo, quelli che pagano “di meno” il biglietto aereo, quelli della “economy”. Ho pensato a quanto sia diametralmente opposto l’insegnamento di Gesù rispetto alla logica che governa questo accesso e tanti altri: paghi di più, sei più ricco, allora conti di più, passi davanti agli altri e hai i primi posti. La logica del Signore e del suo regno è invece un’altra: scegliere sempre di andare all’ultimo posto, per ritrovarsi sorprendentemente tra i primi secondo Dio.
Nel vangelo Gesù ci interpella nella duplice veste in cui la vita ci colloca, ora come invitati ora come invitanti. Nella prima parte, l’insegnamento del Signore riguarda il nostro essere invitati (Lc 14,7-11); la seconda parte, quando siamo noi ad invitare (Lc 14,12-14). Il tutto sullo sfondo del pranzo a casa di un capo dei farisei, dove Gesù si trova sotto stretta sorveglianza: stavano ad osservarlo (Lc 14,1). Controllato sempre a distanza, il Signore ricambia lo sguardo sui commensali e nota in essi la ricerca dei primi posti (Lc 14,7). La sua parabola aumenta la luce su quanto ascoltato domenica scorsa, a proposito della mancata salvezza che rischiano coloro che vantano prerogative davanti a Lui. Qui viene svelato il senso delle ultime parole: ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi (Lc 13,30).
Il cristiano infatti, è un invitato a camminare sul sentiero che si dirige in coda all’umanità, verso gli ultimi posti (Lc 14,10a): in questo modo si libera dalla innata smania di primeggiare che ci abita. Qui c’è il termometro di un’autentica religiosità. Poiché siamo tutti invitati alle nozze del regno, bisogna guardarsi dal cercare di occupare posti di rilievo nella chiesa di Dio, se non si vuole incorrere in umiliazioni che si subiranno maldisposti: dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto (Lc 14,9). Invece, chi sta conoscendo realmente Dio, cerca volontariamente l’ultimo posto, sostanzialmente per 2 motivi. In primo luogo, perché ci è andato ad abitare il Signore. In secondo luogo, perché lascia a Lui stabilire tempo e grado di amicizia che lo fa passare più avanti: amico, vieni più avanti! (Lc 14,10b) In altre parole, lascia che sia il Signore Gesù ad onorarlo quando vuole e a spostarlo nel posto che Lui vuole. Perché la sua unica preoccupazione è che Gesù sia onorato e al primo posto!
Può sorgere la domanda: cosa vuol dire, come invitati, andarsi a mettere all’ultimo posto? Nella vita vuol dire tante cose, ma una risposta sicura viene dalla seconda parte del vangelo, una cartina di tornasole per verificare se stiamo camminando nella scelta dell’ultimo posto. Provo a sintetizzarla. Se davvero credo nelle parole di Gesù, allora, per andare verso l’ultimo posto, “me la devo fare” con gli ultimi, cioè frequentare volentieri chi è tra gli ultimi nella considerazione del mondo: poveri, storpi, zoppi, ciechi (Lc 14,13), quelli che non sono amabili e che nessuno inviterebbe a un banchetto, perché non valgono nulla agli occhi degli uomini. Il che non vuol dire evitare la frequenza di chi sta bene o la cerchia di chi ci è familiare: non a caso l’insegnamento di Gesù avviene in casa di uno di essi, un capo dei farisei. Il Signore chiede di non fermarsi a chi può ricambiare il nostro amore, ma di andare oltre, ovvero andare incontro a chi non lo potrà mai fare: e sarai beato perché non hanno da ricambiarti (Lc 14,14). Gesù promette la felicità in questo cammino. L’unica felicità del cristiano infatti, è amare gratuitamente come fa Dio. Dunque in coda non ci si va costretti, ma per amore e per imparare ad amare.
Letture della
XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica.
Dal libro del Qoèlet
Qo 1,2; 2,21-23
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 89 (90)
R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.
Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca. R.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. R.
Seconda Lettura
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Col 3,1-5.9-11
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
Parola di Dio
Vangelo
Quello che hai preparato, di chi sarà?
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12, 13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Parola di Dio