La quaresima è cominciata sotto il segno di un virus e della paura di esserne infettati. Una paura decisamente sproporzionata rispetto alla realtà. La parola di Dio invece ci suggerisce di temere (mi raccomando, con moderazione) un altro virus. S.Paolo ci parla del peccato del primo uomo proprio in termini virali: come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato (Rm 5,12). La 1a lettura conferma raccontando l’inganno antico (Gn 3). Ogni disastro che compiamo è figlio di quel peccato “originale”. Ma lo stesso S.Paolo (e il vangelo di oggi) annunciano anche la lieta notizia di una situazione che è stata radicalmente sovvertita: ma il dono di grazia non è come la caduta. Se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti (Rm 5,15). Dunque proseguiamo il nostro cammino quaresimale con la vittoria già assicurata sul peccato e sulla morte, benché ne facciamo ancora esperienza. Infatti, non siamo invitati a far leva sulle nostre capacità di vincerli (che non ci sono), ma sulla potenza di Cristo che li ha già vinti.
Ci farà bene ripassare nel vangelo le modalità con cui satana si avvicina alla nostra vita per distoglierla dalla fede in Gesù e nel suo amore vittorioso. Alla luce di questa vittoria, le tentazioni diventano il luogo prezioso per conoscere meglio la nostra debolezza e nello stesso tempo la forza della grazia divina. Guardate come il nemico avanza le sue proposte, come fossero scelte migliori per conseguire l’obiettivo del proprio cammino: se sei Figlio di Dio… In genere le tentazioni ci piombano addosso in 2 modi quando si cerca il bene: o rubandoci il desiderio di cercarlo con lo scoraggiamento (“non ce la faccio!…”), oppure facendocelo cercare nel modo sbagliato. Il male si propone spesso a fin di bene presentandosi (apparentemente) come un “progetto” di bene. Nella vita non basta avere intenzioni di bene in quel che si fa. Un proverbio udito da un sacerdote molti anni fa mi si è impresso nella mente: “la strada che conduce dritto alla dannazione è costellata di buone intenzioni”. Bisogna che ci si chieda con quali mezzi e in che modalità si vogliono realizzarle, se non vogliamo ritrovarci a ragionare e scegliere machiavellicamente nella nostra vita di fede. Qui troviamo già una netta distinzione tra la strategia satanica e quella di Dio che si svela, negli opposti obiettivi, in maniera progressiva.
1° tentativo (vv.3-4): il diavolo propone a Gesù, dopo un lungo digiuno, di soddisfare il proprio bisogno materiale di mangiare. Cosa c’è di male? Nel suggerire di approfittare del suo essere Dio per soddisfarlo. Vorrei innanzitutto chiarire che sicuramente il Signore, dopo aver superato le tentazioni, si sarà fatto una bella mangiata. Qui non si tratta di dimostrare che con Dio si può fare a meno di mangiare. Si tratta di chiarire dove si vuol collocare il principio di vita dell’uomo. Se la mia vita coincide con il mio benessere materiale, allora il pane e tutto ciò che lo può preservare/consolidare diventa un assoluto. Tutto ciò che può garantirlo è giustificabile e giustifica ogni altro tipo di scelta a margine, anche a costo della vita altrui. Da questa prospettiva mi chiedo se la chiesa nel mondo occidentale non sia rimasta immersa a lungo in questa tentazione. Prendiamo il recente caso del confratello di una diocesi veneta che si scopre avere una doppia vita. Di giorno parroco, di notte organizzatore di orge. Siamo chiamati a non giudicare il peccatore, ma senza rinunciare a un chiaro giudizio sul peccato: quale segno dei tempi è questo? Ebbene, a quanti tra i parrocchiani avvicinati è stato chiesto cosa si pensasse in merito, colpisce che si sia levata una difesa generale (anche il sindaco) del prete, “perché è uno che ha fatto molto per la cittadinanza, ha costruito la casa parrocchiale in montagna, ha fatto il campo sportivo per l’oratorio, organizzava eventi intrattenitori, sapeva parlare alla gente, era un trascinatore, ecc.ecc.”. Cioè, “ha fatto tante opere per noi, quindi è giustificabile/passabile quel che viveva, in fondo siamo uomini…”. E’ vero, siamo uomini e quindi fragili. Ma è questa la missione del sacerdote? E’ quella di garantire senz’altro, prima di tutto, un bel campo di calcio o di pallavolo per i ragazzi? E’ quella di soddisfare a tutti i costi il bisogno di sicurezza delle famiglie, aumentandone il grado di comfort e di intrattenimento per i loro figli? E’ quella di essere sempre disponibile ad andare incontro a ogni altro bisogno del popolo? O non è forse quella di manifestare, con la sua stessa vita, le parole di Gesù: non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio?
2° tentativo (vv.5-7): osservate come il diavolo spinga Gesù dal deserto alla città santa. Le tentazioni non ci mollano nemmeno quando ci si trova in luoghi sacri. Anzi, qui si fanno più sottili. Anche satana fa il teologo di mestiere! Lo porta sul pinnacolo del tempio e lo invita a fare l’esperienza di essere sorretto dagli angeli di Dio con tanto di citazione biblica (Sal 91,11-12). Non è forse lui il Figlio che si fida della parola del Padre? Allora si faccia visibile a tutti questa fiducia totale! Si renda visibile a tutti chi egli è! Sia un messia di successo! E’ la tentazione del Dio che deve rispondere alle attese religiose dell’uomo, perché si possa garantire di averlo sempre dalla propria parte. E’ la tentazione di ridurre la presenza di Dio allo spazio del miracoloso. E’ la tentazione della religione visibile, spettacolare, fatta per rispondere all’ansia di sicurezza che induce a cercare continuamente segni di conferma divina. Insomma, è la tentazione di avere Dio sotto controllo, per asservirlo ai propri vantaggi, anche spirituali. Sottile pretesa di essere sempre ascoltati da Dio invece di ascoltare Lui e verificare se le nostre pretese sono in linea con i suoi disegni. Mettere alla prova Dio, invece di sottoporci liberamente alle prove in cui ci introduce. Un esempio semplice? Prego Dio cercando di comperarmelo con mille preghiere, digiuni e altri sacrifici per qualcosa di buono che desidero: ad es. la guarigione dalla malattia di qualcuno che amo. Ma la persona non guarisce. Segno che, o non è ancora arrivato il tempo della guarigione (perché il bene della persona non coincide con la sua salute), oppure nella malattia il Signore vuole manifestare il segno inconfondibile della sua vittoria che sarà sempre sulla Croce. Cosa da non dare assolutamente per scontata, vista la facilità con cui noi spostiamo Dio dove c’è sempre la salute e il successo. Non tenterai il Signore Dio tuo: Dio non si può comperare, né mettere alla prova. Di Lui bisogna imparare a fidarsi.
3° tentativo (vv.8-11): il diavolo porta Gesù su un monte altissimo. Notate bene: prima sulla parte più alta del tempio, poi sulla sommità di un monte. Satana offre sempre il suo regno con il fascino e l’ebbrezza che gli sono propri. Il potere e il dominio sugli altri, la vanagloria del possedere sempre di più al prezzo dell’adorazione del suo dio. Quanti adoratori di satana ci sono in giro anche se non lo sanno. In questa tentazione, si vede dove vuole arrivare il diavolo. Vuole sostituirsi a Dio offrendo all’uomo una falsa gloria, una falsa felicità, un falso regno. Alla fine, egli è soltanto il grande truffatore! Tutto quello che offre all’uomo è soltanto apparente e non gli da la vita. Quando arriverà la morte (ma spesso anche prima di essa) i suoi doni si riveleranno per quello che sono: una menzogna, una promessa non mantenuta. L’uomo non porterà via niente con sé da questo mondo. Gesù respinge con decisione la tentazione. Il suo regno è il capovolgimento e la rovina di quello del diavolo. Il suo essere Re si è rivelato sul trono della Croce, dove manifesterà la sua libertà assoluta da satana nel servizio d’amore a tutti, senza dominare nessuno. Il suo essere Re si è sprigionato dalla tomba da cui si è rialzato, perché l’amore di Dio non inganna, non delude il desiderio di vita infinita dell’uomo.
Le tentazioni non sono un episodio isolato della vita di Gesù, e non lo sono neanche per noi. La vita è una palestra in cui siamo continuamente tentati. Noi normalmente pensiamo che se non ci fossero le tentazioni (e se non ci fossero anche le cadute…) la nostra vita sarebbe migliore e più bella. Invece ci imbrogliamo. Soprattutto quando ci sentiamo assaliti da esse, sono la dimostrazione che ci stiamo opponendo al male e che questo non ha la meglio su di noi. La sconfitta del male è certa perchè Gesù ha vinto sulle tentazioni e ci chiede il permesso di superarle anche in noi. Anche la sua vittoria è virale.
Letture della Domenica
I DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A
Colore liturgico: VIOLA
Prima Lettura
La creazione dei progenitori e il loro peccato.
Dal libro della Gènesi
Gen 2,7-9; 3,1-7
Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 50 (51)
R. Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. R.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. R.
Seconda Lettura
Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 5,12-19
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. Parola di Dio.
Forma breve:
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
5, 12.17-19
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
Parola di Dio
Vangelo
Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 4, 1-11
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Parola del Signore