Commento al Vangelo di domenica 1 Aprile 2018 – ElleDiCi

UNA CERTEZZA, UN DONO, UN ESEMPIO

Una certezza

«Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto». È la professione di fede che abbiamo fatto ripetendo quella stupenda sequenza con cui Vipone, poco dopo l’anno 1000, c’invitava al sacrificio di lode alla vittima pasquale. Ci ha preparato la testimonianza di Pietro, mandato da Dio ad annunziare Gesù di Nazaret a Cornelio, un ufficiale della guarnigione romana di Cesarea. La testimonianza di Pietro è precisa. Essa si riferisce a tutta la vicenda di Gesù, dall’inizio della sua missione in Galilea, e insiste sul fatto della morte e della risurrezione. Pietro parla al plurale: «Noi siamo testimoni… noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti». Dando questa testimonianza egli e i suoi compagni adempiono un ordine che viene dall’alto. Sono i «testimoni prescelti da Dio… Ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio». D’altra parte essi non fanno che prolungare la testimonianza resa dai profeti al Messia venturo.

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Paolo ci assicura anche lui che Cristo è risorto, è vivo, poiché si trova assiso lassù «alla destra di Dio». Nel Vangelo, Matteo riferisce l’annunzio dell’angelo alle due Marie che cercano Gesù il crocifisso: «Non è qui. È risorto»; e ordina loro di portare la notizia ai discepoli. Mentre corrono a dare il lieto annunzio, Gesù si fa loro vedere e le saluta e le incarica di assicurare i «fratelli» che anch’essi lo vedranno, come di fatto avverrà.

Da allora ad oggi, tale annunzio non ha cessato di risuonare nel mondo: Cristo è morto e risorto. È il mistero pasquale che la Chiesa pone al centro della sua fede, che si rende presente ogni volta che la comunità si riunisce nel nome di Cristo per rinnovare, nella Messa, il «memoriale» della morte e risurrezione di lui.

Pasqua è il richiamo più forte alla fede. «Chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome». Frastornati da tanti «messaggi» che ci pervengono da ogni parte, pretendendo di captare l’attenzione e l’adesione, mettendo in crisi quelle che sembravano le certezze acquisite una volta per sempre, noi, se siamo cristiani, dobbiamo rinnovare il nostro atto di fede, fermo e irrevocabile, ripetendo con Maria di Magdala: «Cristo, mia speranza, è risorto! ».

Un dono

Pasqua non è solo il ricordo di un evento passato, sia pure importante e centrale nella storia. Pasqua è un dono, che, fatto una volta da Dio all’umanità, viene continuamente offerto a chi si apre a riceverlo nella fede. Pasqua è perdono. Poco prima di morire, Gesù ha chiesto perdono per i suoi crocifissori (Lc 23,34); la sera stessa del giorno di Pasqua, ha affidato ai discepoli il potere di rimettere i peccati (Gv 20,22-23); Pietro assicura che «chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati». Per questo siamo invitati, so-prattutto nella Pasqua, a riconoscere e confessare i nostri peccati, a chiederne il perdono, nel sacramento della penitenza, con umiltà e fiducia, con la sincera volontà di convertirci. Perché, osserva s. Giovanni Crisostomo, «se abbiamo ottenuto il perdono, non è perché ci comportiamo peggio di prima, ma perché diventiamo veramente migliori».

Dono, offerto lungo tutto il suo cammino sulla terra, di conforto e aiuto a quanti hanno bisogno e gemono sotto il peso della sofferenza. «Passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo».
Dono della vita nuova offerto con la sua risurrezione: «Voi siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!». Perché il cristiano, incorporato al suo Signore nel battesimo, è un uomo nuovo. Questa vita nuova opera in quanti credono veramente in Cri-sto e, lottando contro Satana, il mondo e la carne, si lasciano condurre dal suo Spirito. La marea montante del male che non può non sconcertare chi guarda realisticamente al mondo, nella dimenticanza e nel rifiuto di Dio, nell’idolatria del denaro e del piacere, nell’ingiustizia che schiaccia i deboli, nella violenza e nell’odio, non deve farci chiudere gli occhi sulla virtù nascosta, la fede operosa, la dedizione ai fratelli fino al sacrificio di sé, presenti e frequenti anche nel mondo d’oggi.

Dono di speranza: «Cristo, mia speranza, è risorto! ». La nostra vita nascosta ora con Cristo in Dio, Paolo ce l’annunzia, si manifesterà un giorno, con Cristo, nella gloria. Pasqua c’invita alla speranza, in questa vita e nell’altra vita.

Un esempio

«Passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo». Anche noi passiamo: ma cosa cerchiamo nel nostro passaggio? Il guadagno? il successo? il piacere? gli agi della vita? Se cercassimo solo questi la nostra esistenza sarebbe sprecata. Passare facendo del bene. Ecco il solo programma degno del cristiano, dell’uomo. Cosa significò per Gesù far del bene, lo vedremo a ogni pagina del Vangelo: guarire ammalati, asciugare lacrime, perdonare e rincuorare chi ha peccato, dar da mangiare a chi ha fame, accendere la speranza nei disperati. Gesù ha fatto del bene combattendo e vincendo il diavolo, risanando quelli che stavano sotto il suo potere.
Non si può essere cristiani senza lottare contro il diavolo. Quando ci tenta con i sette vizi capitali: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia. Quando ci accerchia con le seduzioni, le lusinghe, gli inganni di un ambiente che respinge il Vangelo di Dio per esaltare gli idoli del momento. Quando, nelle vesti del potente privo di scrupoli, conculca i deboli e opprime i poveri. E necessario, se vogliamo essere dalla parte di Cristo, lottare contro il nostro nemico, il diavolo, che «come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare». È necessario resistergli, «saldi nella fede» (1 Pt 5,8-9).

Cristo ci ha dato l’esempio quando i Giudei «lo uccisero appendendolo a una croce». Dobbiamo, come lui, accettare la croce, in obbedienza alla volontà del Padre, come atto d’amore per lui e per i fratelli. Cristo ci ha dato l’esempio in vita e in morte, e continua ad esserci di esempio, nel cielo, «dove si trova assiso alla destra di Dio». Paolo traduce questo esempio con l’invito: «Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra». Commenta s. Massimo: «Beato colui che cerca Cristo Signore credendo fermamente che egli si trova in paradiso, che il suo posto è nei cieli».

Non si tratta di alienazione, ma di fede, di giusto apprezzamento dei valori. Vivere la vita d’ogni giorno, ricordando che «non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura» (Eb 13,14).
Per mezzo del Figlio morto e risorto, il Padre ha vinto la morte e ci ha aperto il passaggio alla vita eterna. Queste realtà, che abbiamo richiamato nella preghiera, siano per noi monito salutare e invito alla speranza che ci sostenga nel cammino quotidiano.

Concludo con un pensiero di s. Giovanni Crisostomo. Commentando l’atto delle donne che, «avvicinatesi, gli strinsero i piedi e l’adorarono», domanda: «Forse qualcuno di voi vorrebbe ripetere il loro gesto e stringere i piedi di Gesù? Lo potete fare anche ora, se lo volete. Potete stringere non solo i piedi e le mani, ma anche il suo sacro capo, se partecipate con coscienza pura agli augusti misteri». E quanto ci siamo proposti nell’atto penitenziale d’inizio; è quanto ci disponiamo a fare nella liturgia eucaristica, celebrando il memoriale della Pasqua di Cristo Signore.

Fonte

Tratto da “Omelie per un anno 1 e 2 – Anno A” – a cura di M. Gobbin – LDC

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
della Domenica di Pasqua della Risurrezione

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 1 Aprile 2018 anche qui.

  • Colore liturgico: Bianco

Messa della Veglia

Mc 16,1-7
Dal Vangelo secondo Giovanni

1Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. 2Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. 3Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». 4Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. 5Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. 6Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. 7Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Messa del giorno

Gv 20, 1-9
Dal Vangelo secondo Giovanni
1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

 

  • 01 – 07 Aprile 2018
  • Tempo di Pasqua I
  • Colore Bianco
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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