Commento al Vangelo di domenica 1 Agosto 2021 – p. Alessandro Cortesi op

1169
p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

‘E’ il pane che il Signore vi ha dato in cibo’. Mosè riconosce nel segno della manna un intervento del Signore. La manna è la risposta da parte di Dio al lamento del popolo, deluso e stanco nel cammino del deserto. La fame spinge a rimpiangere addirittura la situazione della schiavitù, purché il cibo sia assicurato. Così il popolo ‘mormora’, vive ribellione e sospetto contro un Dio che l’ha condotto nella condizione insopportabile del deserto. E’ disposto a rinunciare la libertà per saziare la fame.

Le quaglie e la manna provengono dall’iniziativa di Dio: sono sì un dono, ma anche una sfida per riconoscerlo come unico Signore. La mormorazione è espressione dell’idolatria che dimentica la signoria di Dio e l’orizzonte dell’alleanza: è rinuncia ad affidarsi e anziché riconoscere il Dio vicino, cercare altre fonti di sicurezza. La manna è offerta quale segno di fronte alla ribellione, un segno che indica di scorgere la provvidenza di Dio che non dimentica il suo popolo: potrà essere raccolta solamente per la razione di un giorno. E la manna è cibo per camminare, per continuare un viaggio che è iniziato come dono di liberazione e continua. Il cammino potrà aprirsi unicamente nell’affidamento al Dio vicino sorgente di ogni bene.

Il capitolo 6 del IV vangelo riprende il segno dei pani. Gesù osserva: “voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà” (Gv 6,26-27) E’ un invito ad interrogarsi sulla ricerca: Gesù critica una ricerca finalizzata ai propri bisogni e orienta a superare le attese immediate per aprirsi ad una ricerca più profonda: il segno dei pani distribuiti rinvia alla sua stessa vita. E per questo chiede di affidarsi a lui. “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?’ Gesù rispose: ‘Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato’” (Gv 6,28-29).

Il segno del pane ricorda il dono della manna nel deserto. “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo” (Gv 6,2-33)

La vita intera di Gesù si riassume nel ‘darsi’. Viene così suggerito un cammino del credere: è innanzitutto accogliere Gesù e riconoscere in lui l’inviato del Padre. La manna è segno per indicare un percorso di fede. Gesù ora presenta se stesso come pane, nutrimento che dona senso all’esistenza ed apre a nuovo cammino.