Commento al Vangelo del giorno di sabato 7 luglio 2018 – Paolo Curtaz

Esiste un modo di conservare le intuizioni del passato che è fecondo ed essenziale, il modo che consegna da una generazione all’altra le grandi scoperte che gli uomini hanno fatto a proprie spese e che ritengono essenziali per il futuro.

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Anche nella fede, succede così: la scoperta del rapporto con Dio, attraverso progressive rivelazioni, diventa un patrimonio straordinario da comunicare a chi cerca risposta di senso alla propria vita. Ma esiste un modo di conservare che diventa sterile, chiuso a in se stesso, difesa di abitudini, miope visione delle cose e del mondo.

Come se Dio non fosse in continuo movimento, in continua evoluzione, in continua comunicazione con gli uomini. Gesù si scontra con questa visione che fa delle proprie consuetudini la volontà di Dio! E tira diritto per la sua strada: il vino nuovo del vangelo non può essere conservato nelle vecchie botti della tradizione giudaica stantia e immobilista.

Stiamo attenti a non commettere lo stesso errore, a non confondere l’essenziale della fede, che è immutabile, con le abitudini pastorali che vanno conservate solo e quando sono funzionali all’efficacia dell’annuncio!

Paolo Curtaz – qui il commento nel suo blog

Vangelo 

Mt 9, 14-17
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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