Gesù porta sempre scandalo e il suo regno è all’insegna della dissonanza rispetto alle attese del buon senso: il padrone di casa non resta nella propria dimora per governarla e proteggerla, ma esce all’alba per cercare gente che lavori alla sua vigna.
E non cerca solo “personale con esperienza” come sarebbe da attendersi da qualsiasi manager, ma cerca anche disoccupati e forse, a mano a mano che passano le ore, anche perditempo. Inoltre, alla fine della giornata di lavoro, non paga ad ore, ma secondo quanto promesso a ciascuno. Non gli interessa il tempo, ma la persona: non la quantità di lavoro, ma la qualità del “sì” che ha fatto alzare ciascuna persona per andare a lavorare per Lui e con Lui.
Poesia
Se sapessero la fatica di non fare niente.
Se sapessero il dolore di essere soli.
Se sapessero quant’è lungo un giorno senza essere chiamati.
Se sapessero lo scoraggiamento del rimanere lì mentre gli altri vanno.
Se sapessero il desiderio di una voce che dice il tuo nome.
Se sapessero quanto pesa l’attesa.
Se sapessero la gioia di aver potuto fare qualcosa di utile, insieme a tutti, come tutti, anche se per poco tempo.
Non mormorerebbero.
Non contesterebbero.
Non mi invidierebbero.
Ma sarebbero felici per me. Con me.
Non invidiarmi.
Non ti ho rubato nulla.
Lasciami questa ultima ora per essere utile, per essere come te, con lui, nella vigna.
Questo commento/poesia del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).
A cura di don Mauro Leonardi – Il suo blog è “Come Gesù“
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