Commento al Vangelo del giorno – 23 ottobre 2017 – Paolo Curtaz

No Pietro, la parabola del servo che aspetta non riguarda i fratelli ancora in ricerca o quelli che tengono Dio lontano dal proprio orizzonte. No, non è proprio così: riguarda me e te, noi discepoli di lunga data, noi che abbiamo avuto la gioia straordinaria di conoscere il vero volto di Dio.

Proprio noi rischiamo di appesantire la fede, di appannare lo smalto, di abituarci alla gloria del Padre. Proprio noi che lo abbiamo seguito da vicino rischiamo di dare tutto per scontato: le scoperte, le conquiste, i doni della fede. E di sederci. Quanto sono rimasto turbato dalle pagine sconcertanti dei preti pedofili!

Certo, ci sono dei casi patologici, dei veri e propri disturbi della personalità in mezzo a loro, ma molti di più sono i preti “normali” che si sono adagiati, che non hanno vegliato, che hanno iniziato a percuotere gli altri servi. E senza andare a questi eccessi anche noi possiamo, senza accorgercene, senza darvi peso, diventare dei piccoli dittatori della nostra parrocchia, esigenti e presuntuosi, troppo sicuri di noi stessi e delle cose che sappiamo.

No, Pietro, Gesù parla a noi due, te e me, e ci invita a non scommettere troppo sulla nostra presunta fede. Vigiliamo.

Paolo Curtaz – qui il commento nel suo blog

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Lc 12, 35-38
Dal Vangelo secondo  Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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