Se un bambino non gioca, ci si preoccupa, perché vuol dire che qualcosa non va: sta male oppure si sente isolato dagli altri. Se un bambino non è capace di condividere ed esprimere emozioni, ci si allarma, perché ciò è sintomo di un trauma o di un problema psicologico, di una chiusura dentro la quale, con delicatezza, bisogna cercare di entrare. Con la medesima preoccupazione materna mista a triste ironia, Gesù guarda all’umanità che non crede. Non crede e non riesce a seguire né l’austerità di Giovanni Battista, né la gioia del Figlio dell’uomo: perché è bene sapere che in fatto di fede, non è questione di aderire ad una linea, tradizionalista o meno che sia: ma è solo una questione di amore che tutto accoglie, tutto spera, tutto.
Poesia
Come è difficile riconoscersi.
Anche tra simili.
Anche della stessa generazione.
Sia tra bambini.
Che tra grandi.
Quanto è difficile riconoscersi.
Ci vuole uno sguardo particolare.
Lo sguardo di figli.
Lo sguardo tra fratelli.
Ci vuole che mi ami per riconoscermi.
E’ inutile che strilli.
E’ inutile che mi dici cose giuste, belle e vere.
Se mi ami solamente.
Se mi ami mi riconosci.
Se ti amo ti riconosco.
Senza il sangue.
Senza un legame di sangue.
Che ci fa figli.
Che ci fa fratelli.
Che nasce dall’amore.
Qualsiasi cosa ho davanti non la vedo.
O peggio.
La vedo male.
Digiuno? E’ il demonio.
Mangio? Beone.
Senza amore, non si vede nulla.
Nulla e tutto sbagliato.
Come bambini che invece di giocare e divertirsi.
Che invece di ballare e cantare e commuoversi.
Stanno ognuno sul suo muretto.
A dirsi Fai!
Canta!
Suona!
Balla!
Piangi!
La vita te la devi vivere.
L’amore te lo devi amare, stringere.
In mezzo, in pista, in strada, tra gli altri.
Non si vive da seduti.
Non si ama senza incontrarsi.
Suona e ballerò.
Canta e piangerò.
Di gioia, di dolore, di amore, di vita.
Quando vedo qualcuno.
Voglio alzarmi e andare da lui.
Quando qualcuno viene da me voglio alzarmi e andargli incontro.
Voglio mangiare e bere con lui, con quello che ha.
Che mi offre.
Poco, se è poco.
Nulla, se è nulla.
Tanto, se è tanto.
Giusto, se è giusto.
Nessun giudizio da lontano.
Nessun giudizio.
Ma se vieni da me, io vengo da te.
E sto con te.
Alla tua tavola.
Alla tua vita.
E mangeremo, balleremo, piangeremo.
Da figli, da fratelli, da amanti.
Chiamami ancora.
Vieni ancora.
Da lontano, il giudizio è facile.
Con le parole e i pensieri solamente, il giudizio è facile.
Vieni da me.
E io vengo da te.
Ascolta la mia musica.
E io vengo alla tua tavola.
Ascolta i miei lamenti.
E io vengo alla tua tavola.
Nessuno demonio.
Ma io e te: così come siamo.
Insieme.
Nessun eccesso.
Ma io e te: così come siamo.
Insieme.
Ci riconosciamo perché ci amiamo.
Ci riconosciamo perché ci siamo alzati e siamo vicini, ora.
Allo stesso tavolo.
Di fronte.
Vicini, ora.
E l’amore si fa da vicino.
E l’amore si riconosce.
Ti amo.
Questo commento/poesia del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).
A cura di don Mauro Leonardi – Il suo blog è “Come Gesù“
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