Questo brano è al termine del capitolo 7. Gesù dopo la controversia sulla purità cultuale si reca in terra pagana, a Tiro e guarisce la figlia di una donna siro-fenicia (Mc 7,24-30). Poi sembra girovagare per le regioni pagane limitrofe alla Galilea e compie un altro miracolo, quello di cui leggiamo in questa domenica. Nel capitolo 8 compirà una seconda moltiplicazione dei pani, questa volta in terra pagana.
Lectio
In quel tempo, Gesù, 31uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
L’itinerario di Gesù qui descritto sembra un po’ confuso. Prima Gesù si trovava nella regione di Tiro, ora ne esce passando per Sidone, che si trova più a nord di Tiro, per arrivare nella Decapoli, che è a est del lago di Galilea. Forse il redattore del vangelo di Marco non conosce bene la geografia della Palestina. Ciò che conta è che ci troviamo in territorio pagano.
32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano.
Non si sa bene chi siano queste persone che portano a Gesù il malato. Si tratta di un sordo che non parla o parla a fatica (moghilalos). Il v. 35c ci conferma che si tratta proprio di un sordomuto. Sappiamo che l’essere muto in numerosi casi è un effetto secondario della sordità, poiché la mancanza dell’udito può atrofizzare la possibilità di imparare a parlare.
Il gesto dell’imposizione delle mani si trova anche nella risurrezione della figlia di Giairo (Mc 5,23) e in altri racconti di guarigione. Era il gesto di chi aveva il potere di scacciare le malattie.
33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua;
Il miracolo segue uno schema usuale ai racconti contemporanei di miracoli. Gesù porta in disparte il malato, come i taumaturghi del suo tempo, per tenere segreta la prassi di guarigione. In Marco fa pensare all’evento della rivelazione (v. 36). Vengono toccati gli organi malati. Il taumaturgo preme le dita sugli orecchi sordi. Con la saliva Gesù inumidisce la lingua rattrappita. La traduzione letterale dice che sputò per toccare (con la saliva) la lingua del malato. Nell’antichità alla saliva si attribuiva un effetto sanante e di scongiuro.
34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: ” Effatà “, cioè: “Apriti!”.
L’alzare gli occhi al cielo è un’espressione che si intona con lo stile di un racconto miracoloso e sta a indicare la richiesta di forza sovrumana. Anche il sospiro è visto come un atto preparatorio del taumaturgo prima della manifestazione o dell’esercizio potente della forza prodigiosa. La parola miracolosa effatà deriva probabilmente dall’aramaico e non dall’ebraico. In un contesto greco poteva suonare solo come una parola magica. Marco la traduce e supera l’equivoco. Gesù fa conoscere chiaramente la sua potenza. Apriti! È la parola rivolta all’uomo che non poteva parlare e non ai suoi organi malati. E’ interessante anche il valore simbolico di questo invito. Colui che era chiuso in se stesso a causa delle sue patologie, viene chiamato a uscire, a comunicare.
35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
La guarigione avviene istantaneamente ed è narrata come un ritornello che risponde alla parola pronunciata. Il muto può udire e parlare correttamente. Forse il riferimento al nodo della lingua potrebbe indicare il demonio della malattia dal quale l’uomo è stato liberato.
36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano
Gesù ordina il silenzio sia al malato che agli spettatori. La rivelazione avvenuta nel miracolo però non può restare nascosta. Essi ne parlano malgrado il divieto. Il racconto di questo miracolo è rimasto nel kerygma, cioè nell’annuncio del vangelo.
37e, pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!”.
La reazione dei presenti ha due riferimenti biblici molto interessanti: la conclusione della creazione da parte di Dio (Gn 1,31 nella traduzione greca dei Settanta) e Isaia 35,5ss dove è descritta la salvezza messianica. Per mezzo dell’attività di Gesù, il messia atteso, viene rinnovata la creazione decaduta
Meditiamo
- Ho mai chiesto aiuto guardando in alto e sospirando per avere la forza di affrontare una situazione?
- Mi sono mai sentito chiuso, refrattario alla parola di salvezza? Chi mi ha aiutato ad aprirmi?
- In quale modo Gesù mi ricrea e mi rinnova?
Preghiamo
O Padre, che scegli i piccoli e i poveri per farli ricchi nella fede ed eredi del tuo regno, aiutaci a dire la tua parola di coraggio a tutti gli smarriti di cuore, perché si sciolgano le loro lingue e tanta umanità malata, incapace perfino di pregarti, canti con noi le tue meraviglie. Per il nostro Signore…
A cura delle Monache dell’Ordine dei Predicatori (domenicane) del Monastero Matris Domini
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B
Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 9 Settembre 2018 anche qui.
- Colore liturgico: Verde
- Is 35, 4-7; Sal.145; Gc 2, 1-5; Mc 7, 31-37
Fa udire i sordi e fa parlare i muti.
Mc 7, 31-37
Dal Vangelo secondo Marco
31Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 09 – 15 Settembre 2018
- Tempo Ordinario XXIII
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 3
Fonte: LaSacraBibbia.net
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