Prima domenica di Quaresima, anno di Matteo
Gn 2,7-9; 3,1-7/Rm 5,12-19/ Mt 4,1-11
Et in solitudine
Inizia, finalmente.
Non se ne poteva più, sinceramente. Anche il Carnevale, notevolmente sottotono in questo terribile anno di crisi, aveva assunto i contorni scipiti della fine di un Impero dove si ride per non piangere.
Deposte le maschere, finite le olimpiadi invernali, proviamo a seguire il Nazareno nel suo tempo di deserto per capire come muoverci, per provare a leggere la storia (piccina e travagliata) che stiamo vivendo.
Gesù solidale con gli uomini, ha voluto mettersi in fila con i penitenti per farsi battezzare, primo evidente segno di una totale condivisione con noi.
E nel deserto che può essere momento di grazia, dove ha ricevuto il battesimo, o momento di morte, dove affronta la tentazione, Gesù sperimenta la fatica di scegliere.
Il più grande dei nostri limiti.
Diavoli
Oggi si parla male e a sproposito del demonio, anche in casa cattolica.
È diventato una specie di eroe romantico, esaltato da alcuni, temuto da altri.
Una figura tragica che suscita curiosità e interesse, innalzato a struggente modello negativo da una forte corrente di pensiero che fa presa soprattutto sugli adolescenti.
Basta guardarsi intorno: musica di genere che veicola espliciti messaggi violenti, film che propongono demoni e indemoniati a più non posso e, ultimamente, best-seller che coinvolgono esorcisti di fama… il diavolo affascina. E fa vendere.Spaventa, attira, inquieta.
E tranquillizza le coscienze.
Sì, avete capito bene: l’eccessiva attenzione al demonio paradossalmente lo favorisce e, quel che è peggio, stravolge la visione biblica sulla tentazione. Caricando di eccessiva importanza il male a scapito del bene, rischiamo di deresponsabilizzare la coscienza e la scelta personale.
E questo succede anche in casa cattolica e con le migliori intenzioni!
Non siamo marionette: siamo uomini dotati di intelligenza e volontà.
L’opera del Maligno (che esiste ed è meno goffo e caricaturale di come ce lo immaginiamo) consiste esattamente nell’intorbidire le acque, nel girare la frittata, nell’ingigantire il particolare a scapito della visione d’insieme, nello sminuire o offuscare le conseguenze catastrofiche delle nostre scelte.
Non dobbiamo scomodare il demonio per le nostre tentazioni, siamo capaci di metterci nei guai da soli! Come scrive splendidamente Claudel: lasciamo le tentazioni ai santi.
A noi mediocri basta la quotidianità per metterci in difficoltà!
Il pane
La prima tentazione è quella del pane.
Bisogna pensare a sopravvivere, anzitutto. Ovvio.
Il diavolo ha buon senso. Nel leggere le tentazioni si resta stupiti da due cose: cita la Scrittura a proposito e dà buoni consigli. E, a leggere bene i consigli del demonio, si resta attoniti: dice cose piene di buon senso!
Gesù vuole fare il Messia? Ottimo! Ma deve curarsi, stare attento alla propria alimentazione, alla propria forma fisica… Ha ragione, nessuno può affrontare una sfida così impegnativa se non pensa un po’ a se stesso. Ma, e qui sta l’inganno, per nutrirsi deve trasformare le pietre in pane.
Ostentare un miracolo, prendere la scorciatoia. L’essere Figlio, dal punto di vista del demonio, è un bel privilegio, perché non approfittarne?
Essere Figlio, nella logica di Gesù, è imitare il Padre e mettersi a servizio.
Il pane, qui, diventa un idolo, un obiettivo da raggiungere con ogni mezzo.
Certo, è bene tenersi in forma.
Ma prima pensiamo all’anima, poi al corpo.
Ed è importante pensare al proprio benessere fisico.
Per mettersi a servizio degli altri, però, non per diventare dei vanitosi narcisisti.
Dio
Non mette in discussione l’esistenza di Dio, l’avversario.
E nemmeno la sua presenza. O la sua bontà.
Propone solo a Gesù di chiedere un segno della sua presenza.
Un piccolo segno, rispetto alla sua debordante santità. Che sarà mai? E ancora cita la Scrittura, rassicura Gesù. Se è Figlio, il Padre non rifiuterà. Se ha scelto la strada dell’onestà, dell’autenticità senza cavalcare il potere, Dio approverà e manifesterà certamente la sua benevolenza.
Con un bel miracolo.
Bello e utile per la sua neonata carriera di profeta: quanto scalpore farà vederlo galleggiare nell’aria! Quanti si metteranno in ginocchio davanti a tale visione? Quanta autorevolezza susciterà quel gesto di indiscutibile favore divino! No, Dio non va manipolato, dice Gesù.
Gli altri
La terza tentazione che Gesù deve affrontare durante la sua vita è la manipolazione delle relazioni per il proprio interesse. Gesù vuole fare il Messia, d’accordo.
Ma come pensa di fare se non entra in relazione con i potenti del tempo? Se non media? Se non cede a compromessi? Come può fare senza un’organizzazione efficiente, una struttura che lo aiuti nel suo compito?
Ma ciò che nasconde questa tentazione è, nuovamente, la logica della bramosia, del tornaconto. Il demonio insinua l’idea che il fine giustifica i mezzi. Se è possibile allearsi col potere per diffondere il Regno, tanto meglio.
Se è possibile usare le relazioni, le amicizie, le logiche dei favori ricevuti e da restituire, perché farsele fuggire?
I regni di questo mondo cercano sempre di meravigliare, di ammaliare, di convincere.
Ostentano potere, ricchezza, fama, gloria, dominio.
Ma sono sempre e solo strumenti per la libera e dignitosa convivenza sociale. Farne un idolo è un errore folle e tragico dalle conseguenze imprevedibili, eppure già storicamente sperimentate.
Non è facile, lo so bene.
Soprattutto se ho scelto di dare una mano, se sto in mezzo alle cose, se mi attivo per cambiarle: nel quartiere, a scuola, a catechismo di mio figlio.
Ma sempre col cuore libero, come ha saputo fare Gesù.
Qui e più avanti, quando il potere, politico e religioso, gli chiederà obbedienza.
Che rifiuterà.
Da uomo libero.
Buon deserto, cercatori di Dio!