Commento al Vangelo del 9 Giugno 2019 โ€“ p. Fernando Armellini

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Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 9 Giugno 2019.
Se sei interessato a tutti i sui commenti al Vangelo, puoi leggerli qui.

Domenica di Pentecoste   anno C

Pentecoste: Lo Spirito, speranza di un mondo nuovo

I fenomeni naturali che piรน impressionano la fantasia dellโ€™uomo โ€“ il fuoco, la folgore, lโ€™uragano, il terremoto, i tuoni (Es 19,16-19) โ€“ sono impiegati nella Bibbia per raccontare le manifestazioni di Dio.

Anche per presentare lโ€™effusione dello Spirito del Signore gli autori sacri sono ricorsi ad immagini. Hanno detto che lo Spirito รจ soffio di vita (Gen 2,7), pioggia che irrora la terra e trasforma il deserto in un giardino (Is 32,15; 44,3), forza che ridona vita (Ez 37,1-14), rombo dal cielo, vento che si abbatte gagliardo, fragore, lingue come di fuoco (At 2,1-3). Tutte immagini vigorose che suggeriscono lโ€™idea di unโ€™incontenibile esplosione di forza.

Dove giunge lo Spirito avvengono sempre sconvolgimenti e trasformazioni radicali: cadono barriere, si spalancano porte, tremano tutte le torri costruite dalle mani dellโ€™uomo e progettate dalla โ€œsapienza di questo mondoโ€, scompaiono la paura, la passivitร , il quietismo, si sviluppano iniziative e si fanno scelte coraggiose.

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Chi รจ insoddisfatto e aspira al rinnovamento del mondo e dellโ€™uomo puรฒ contare sullo Spirito: nulla resiste alla sua forza.

Un giorno il profeta Geremia si รจ chiesto sfiduciato: โ€œCambia forse un Etiope la sua pelle o un leopardo la sua picchiettatura? Allo stesso modo, potrete fare il bene voi abituati a fare il male?โ€ (Ger 13,23).

Sรฌ โ€“ gli si puรฒ rispondere โ€“ ogni prodigio รจ possibile lร  dove irrompe lo Spirito di Dio.

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œLo Spirito del Signore riempie lโ€™universo e rinnova la faccia della terraโ€.

Prima Lettura (At 2,1-11)

1 Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. 2 Venne allโ€™improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempรฌ tutta la casa dove si trovavano. 3 Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; 4 ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere dโ€™esprimersi.
5 Si trovavano allora in Gerusalemme giudei osservanti di ogni nazione che รจ sotto il cielo. 6 Venuto quel fragore, la folla si radunรฒ e rimase sbigottita perchรฉ ciascuno li sentiva parlare la propria lingua.
7 Erano stupefatti e fuori di sรฉ per lo stupore dicevano: โ€œCostoro che parlano non sono forse tutti galilei? 8 E comโ€™รจ che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? 9 Siamo Parti, Medi, Elamรฌti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadรฒcia, del Ponto e dellโ€™Asia, 10 della Frigia e della Panfilia, dellโ€™Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirรจne, stranieri di Roma, 11 Ebrei e prosรจliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dioโ€.

Gesรน ha promesso ai suoi discepoli che non li avrebbe lasciati soli e che avrebbe inviato lo Spirito (Gv 14,16.26). Oggi celebriamo la festa di questo dono del Risorto.

Leggendo il brano degli Atti rimaniamo stupiti di fronte ai numerosi โ€œprodigiโ€ accaduti nel giorno di Pentecoste: tuoni e vento impetuoso, fiamme che scendono dal cielo, gli apostoli che parlano tutte le lingue.

Ci domandiamo anche per quale ragione Dio ha atteso cinquanta giorni prima di mandare sui discepoli il suo Spirito.

Per comprendere questa pagina di teologia (non di cronaca) dobbiamo addentrarci un poco nel linguaggio simbolico impiegato dallโ€™autore.

Luca colloca la discesa dello Spirito nel giorno di Pentecoste. Eppure, proprio nel Vangelo di oggi, Giovanni racconta che Gesรน ha comunicato lo Spirito il giorno stesso della risurrezione (Gv 20,22). Come si spiega questo mancato accordo sulla data?

Diciamo subito con chiarezza: il mistero pasquale รจ unico. Morte, Risurrezione, Ascensione e dono dello Spirito sono avvenuti nel medesimo istante, nel momento della morte di Gesรน. Raccontando ciรฒ che รจ accaduto sul Calvario in quel venerdรฌ santo, Giovanni dice che, chinato il capo, Gesรน diede lo Spirito (Gv 19,30).

Perchรฉ allora questโ€™unico, sublime, ineffabile mistero pasquale รจ stato presentato da Luca come se fosse accaduto in tre momenti successivi? Lo ha fatto per aiutare a comprenderne i molteplici aspetti.

Giovanni ha posto lโ€™effusione dello Spirito nel giorno di Pasqua per mostrare che lo Spirito รจ dono del Risorto. Ora vediamo per quale ragione Luca la colloca nel contesto della festa di Pentecoste.

La Pentecoste era una festa ebraica molto antica, celebrata cinquanta giorni dopo la Pasqua: commemorava lโ€™arrivo del popolo di Israele al monte Sinai. Tutti ricordiamo cosa รจ accaduto in quel luogo: Mosรจ รจ salito sul monte, ha incontrato Dio ed ha ricevuto la Legge da trasmettere al suo popolo.

Gli israeliti erano molto orgogliosi di questo dono: dicevano che, prima che a loro, Dio aveva offerto la Legge ad altri popoli, ma questi lโ€™avevano rifiutata, preferendo continuare con i loro vizi e sregolatezze. Per ringraziare Dio di questa predilezione, gli israeliti avevano istituito una festa: la Pentecoste.

Dicendo che lo Spirito era sceso sui discepoli proprio nel giorno di Pentecoste, Luca vuole insegnare che lo Spirito ha sostituito lโ€™antica legge ed รจ divenuto la nuova legge per il cristiano.

Per spiegare cosa intende dire ricorriamo a un paragone. Un giorno Gesรน ha detto: โ€œSi raccoglie forse uva dalle spine o fichi dai rovi?โ€ (Mt 7,16). Sarebbe insensato immaginare che circondando di premure un rovo, potandolo, creandogli attorno un clima piรน mite potrebbe arrivare a produrre uva. Tuttavia, se โ€“ con un prodigio dโ€™ingegneria genetica โ€“ si riuscisse a trasformarlo in una vite, allora non sarebbe piรน necessario alcun intervento esterno. Il rovo produrrebbe spontaneamente uva.

Prima di ricevere lโ€™effusione dello Spirito, il mondo era come un grande rovo. Dio aveva dato agli uomini ottime indicazioni โ€“ un decalogo, dei precetti, tanti consigli โ€“ e si aspettava frutti, opere di giustizia e di amore (Mt 21,18-19), ma questi non sono arrivati perchรฉ lโ€™albero rimaneva cattivo e โ€œnessun albero cattivo dร  frutti buoniโ€ฆ lโ€™uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il maleโ€ (Lc 6,43.45).

Che cosa ha fatto allora Dio? Ha deciso di cambiare il cuore degli uomini. Con un cuore nuovo โ€“ ha pensato โ€“ essi non avrebbero piรน avuto bisogno di alcuna legge esterna, avrebbero compiuto il bene seguendo gli impulsi venuti dal loro intimo.

Ecco cosโ€™รจ la legge dello Spirito: รจ il cuore nuovo, รจ la vita di Dio che, quando entra nellโ€™uomo, lo trasforma e da rovo lo fa divenire un albero fecondo, capace di produrre spontaneamente le opere di Dio.

Quando lโ€™uomo รจ riempito dello Spirito, in lui accade qualcosa di inaudito: ama con lโ€™amore stesso di Dio. Da quel momento โ€œnon ha piรน bisogno che alcuno lo ammaestriโ€ (1 Gv 2,27), non gli occorre altra legge. Giovanni arriva a dire che lโ€™uomo animato dallo Spirito diviene addirittura incapace di peccare: โ€œChiunque รจ nato da Dio non commette peccato, perchรฉ in lui dimora un germe divino, e non puรฒ peccare perchรฉ รจ nato da Dioโ€ (1 Gv 3,9).

E i tuoni, il vento, il fuoco? Ma รจ chiaro: andiamo a vedere nel libro dellโ€™Esodo quali fenomeni hanno accompagnato il dono dellโ€™antica legge: โ€œAl mattino presto ci furono tuoni, lampi, una nube densa sopra il monte e un suono fortissimo di tromba e tutto il popolo ebbe pauraโ€ (Es 19,16). โ€œTutto il popolo vedeva le voci, i tuoni, il suono della tromba e vedeva il monte che fumavaโ€ (Es 20,18).

I rabbini dicevano che sul Sinai, nel giorno di Pentecoste, quando Dio aveva dato la Legge, le sue parole avevano preso la forma di settanta lingue di fuoco, per indicare che la Torah era destinata a tutti i popoli (che in quel tempo si pensava fossero appunto settanta).

Se lโ€™antica legge era stata data in mezzo a tuoni, lampi, fiamme di fuocoโ€ฆ come avrebbe potuto Luca presentare in modo diverso il dono dello Spirito โ€“ nuova legge? Se voleva farsi capire doveva impiegare le medesime immagini.

E le molte lingue parlate dagli apostoli?

Probabilmente Luca si richiama ad un fenomeno molto comune nella chiesa primitiva: dopo aver ricevuto lo Spirito, i credenti cominciavano a lodare Dio in uno stato di esaltazione e, come in estasi, pronunciavano parole strane in altre lingue.

Luca ha utilizzato questo fenomeno in un senso simbolico per insegnare lโ€™universalismo della Chiesa. Lo Spirito รจ un dono destinato a tutti gli uomini e a tutti i popoli. Di fronte a questo dono di Dio crollano tutte le barriere di lingua, razza e tribรน. Nel giorno di Pentecoste succede il contrario di quanto รจ accaduto a Babele (Gen 11,1-9).

Lร  gli uomini hanno cominciato a non capirsi e ad allontanarsi gli uni dagli altri; qui lo Spirito mette in atto un movimento opposto: riunisce coloro che si sono dispersi.

Chi si lascia guidare dalla parola del Vangelo e dallo Spirito parla una lingua che tutti comprendono e che tutti unisce: il linguaggio dellโ€™amore. รˆ lo Spirito che trasforma lโ€™umanitร  in unโ€™unica famiglia dove tutti si capiscono e si amano.

Seconda Lettura (Rom 8,8-17)

8 Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio.
9 Voi perรฒ non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. 10 E se Cristo รจ in voi, il vostro corpo รจ morto a causa del peccato, ma lo spirito รจ vita a causa della giustificazione.
11 E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesรน dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darร  la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
12 Cosรฌ dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; 13 poichรฉ se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con lโ€™aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete.
14 Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio.
15 E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: ยซAbbร , Padre!ยป.
16 Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.
17 E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

I rabbini del tempo di Paolo sostenevano che lโ€™uomo รจ conteso da due inclinazioni che lo trascinano in direzioni opposte. Quella buona si manifesta soltanto allโ€™etร  di tredici anni; quella cattiva invece รจ presente fin dal concepimento ed esercita il suo potere sin da quando lโ€™uomo รจ in embrione.

Per contrastarla suggerivano un antidoto: occuparsi della Torรกh, della Legge di Dio. โ€œSe una tentazione spregevole vi viene incontro โ€“ insegnavano ai discepoli โ€“ conducetela fino alla casa dove si studia la Torร hโ€ e sarร  resa innocua.

Paolo รจ piรน pessimista. Nella Lettera ai galati elenca una drammatica lista di opere che derivano dallโ€™impulso al male, da quella forza cattiva che egli chiama carne: โ€œRapporti sessuali illeciti, impuritร , libertinaggio, culto idolatrico e arti magiche, inimicizie, liti, gelosie, collera, rivalitร , spirito fazioso, scissioni, divisioni, invidie, ubriachezze e orge (Gal 5,19-21).

E diverge poi dai rabbini perchรฉ ritiene che le pulsioni della carne non possono essere vinte o rese inoffensive dalla conoscenza della Torร h.

Lโ€™uomo si trova quindi in una condizione disperata: โ€œnon fa quello che vuole, ma ciรฒ che detestaโ€ฆ acconsente nel suo intimo alla legge di Dio, ma nelle sue membra ha unโ€™altra legge che muove guerra alla legge della sua mente e lo rende schiavo della legge del peccato che รจ nelle sue membraโ€ (Rm 7,14-23). Di fronte a questa incapacitร  di mantenersi fedeli a Dio, Paolo esclama: โ€œChi mi libererร  da questo corpo di morte?โ€ (Rm 7,24).

Non certo la Legge โ€“ risponde โ€“ perchรจ, pur essendo santa, non comunica allโ€™uomo la forza interiore per resistere al male. Essa puรฒ essere paragonata alla segnaletica stradale per chi si trova alla guida di unโ€™auto scassata e senza benzina: non darebbe alcun aiuto, sarebbe lรฌ unicamente per richiamare allo sfortunato autista la sua triste condizione e la distanza che lo separa dalla meta.

Solo il dono di una forza divina puรฒ cambiare radicalmente la situazione.

รˆ a questo punto che Paolo introduce il discorso dello Spirito che, penetrando nellโ€™intimo dellโ€™uomo, ne trasforma il cuore, gli comunica lโ€™energia di vita, gli infonde la capacitร  di essere fedele a Dio. La conseguenza di questa trasformazione รจ la libertร  dalla schiavitรน del peccato.

Nella prima parte della lettura di oggi (vv. 8-10) lโ€™Apostolo sviluppa questo pensiero e ne deduce le conseguenze morali. Ora โ€“ ricorda ai cristiani di Roma โ€“ non siete piรน in balia della carne ma siete mossi dallo Spirito di Cristo. Coloro invece che chiudono il cuore allo Spirito non possono piacere a Dio e non appartengono a Cristo.

Nella seconda parte (v. 11) evidenzia un altro straordinario effetto della presenza nellโ€™uomo dello Spirito di Cristo: la sconfitta definitiva della morte.

รˆ vero che la vita biologica un giorno รจ destinata a concludersi, ma non sarร  la fine di tutto. Lo Spirito che risuscitรฒ Gesรน e che abita in noi darร  la vita eterna ai nostri corpi mortali.

Lโ€™Apostolo fa un nuovo, rapido richiamo alle conseguenze morali che derivano dalla condizione nuova di chi ha ricevuto lo Spirito di Cristo (vv. 12-13). Dal battezzato โ€“ dice โ€“ ci si aspettano opere in sintonia con la vita divina che รจ in lui. Se continuasse a โ€œvivere secondo la carneโ€ farebbe scelte di morte.

Poi, con parole commoventi, ricorda al cristiano che non รจ piรน una semplice creatura, non รจ uno schiavo sottomesso a un padrone, ma un figlio, perchรฉ ha ricevuto dal Signore la sua stessa vita.

Dio non solo ha posto la sua tenda in mezzo a noi, ma ci ha coinvolto nella sua vita, come spiega Pietro ai cristiani delle sue comunitร : โ€œLa sua potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene. Ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perchรฉ diventaste partecipi della natura divinaโ€ (2 Pt 1,4).

Lโ€™impulso interiore dello Spirito fa traboccare di incontenibile gioia il cuore e fa esclamare: โ€œAbbร , Padreโ€ (v. 15).

A questo punto Paolo sente il bisogno di chiarire la differenza fra la filiazione dellโ€™Unigenito, Cristo, e la nostra (vv. 16-17). Lo fa ricorrendo allโ€™immagine della figliolanza adottiva, unโ€™istituzione sconosciuta in Israele, ma diffusa nel mondo greco-romano dove chi veniva adottato godeva degli stessi diritti dei figli naturali, compresa la partecipazione allโ€™ereditร  familiare.

In modo simile, anzi, molto piรน vero โ€“ chiarisce Paolo โ€“ lโ€™uomo รจ introdotto da Dio nella sua โ€œfamigliaโ€: gli รจ offerta gratuitamente una figliolanza piena e la stessa โ€œereditร โ€, la stessa beatitudine di cui gode lโ€™Unigenito del Padre.

La condizione dei figli di Dio รจ meravigliosa, tuttavia โ€“ come ricorda Giovanni nella sua lettera โ€“ โ€œfin dโ€™ora siamo figli di Dio, ma ciรฒ che saremo non รจ stato ancora rivelato. Sappiamo perรฒ che quando egli si sarร  manifestato, noi saremo simili a lui, perchรฉ lo vedremo cosรฌ come egli รจโ€ (1 Gv 3,2).

Vangelo (Gv 14,15-16.23b-26)

In quel tempo disse Gesรน ai suoi discepoli: 15 โ€œSe mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16 Io pregherรฒ il Padre ed egli vi darร  un altro Consolatore perchรฉ rimanga con voi per sempre.
23 Se uno mi ama, osserverร  la mia parola e il Padre mio lo amerร  e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non รจ mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25 Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.
26 Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderร  nel mio nome, egli vโ€™insegnerร  ogni cosa e vi ricorderร  tutto ciรฒ che io vi ho dettoโ€.

Siamo durante lโ€™ultima cena e i discepoli si sono resi conto che Gesรน sta per lasciarli. Il loro cuore รจ turbato, sono tristi e si chiedono che senso potrร  mai avere la loro vita senza di lui.

Gesรน li rassicura invitandoli anzitutto a mantenersi fedeli alla sua proposta di vita (v. 15). Lโ€™amore sarร  il segno che sono in sintonia con lui.

Poi promette di non lasciarli soli, senza protezione e senza guida. Pregherร  il Padre ed egli โ€œinvierร  un altro Paraclitoโ€ che rimarrร  per sempre con loro (v. 16).

รˆ la promessa del dono di quello Spirito che Gesรน possiede in pienezza (Lc 4,1.14.18) e che sarร  effuso sui discepoli.

Lo Spirito รจ chiamato Consolatore, ma questa parola non รจ una buona traduzione del greco parรกkletos. Paraclito รจ un termine preso dal linguaggio forense e indica colui che รจ chiamato accanto allโ€™accusato, il difensore, il soccorritore di chi si trova in difficoltร .

In questo senso anche Gesรน paraclito, come ricorda Giovanni nella sua prima lettera: โ€œFiglioli miei, vi scrivo queste cose perchรฉ non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un paraclito presso il Padre: Gesรน Cristo giustoโ€ (1 Gv 2,1).

Gesรน รจ paraclito in quanto nostro avvocato presso il Padre, non perchรฉ ci difende dallโ€™ira di Dio, il Padre infatti non รจ mai contro di noi, sta sempre dalla nostra parte, ma perchรฉ ci protegge dal nostro accusatore, dal nostro avversario, il peccato. Il nemico รจ il peccato e Gesรน sa come ridurlo allโ€™impotenza.

Ora promette un altro paraclito che non ha il compito di sostituire lui, ma di portare a compimento la sua stessa missione. Lo Spirito รจ paraclito perchรฉ viene in soccorso dei discepoli nella loro lotta contro il mondo, cioรจ contro le forze del male (Gv 16,7-11).

A questo punto sorge un interrogativo: se il Paraclito รจ un difensore cosรฌ potente, perchรฉ il male continua a prevalere sul bene e perchรฉ il peccato cosรฌ spesso ci domina?

Anche i cristiani delle comunitร  dellโ€™Asia Minore alla fine del I secolo si chiedevano come mai il mondo nuovo non si imponeva subito e in modo prodigioso.

A questi dubbi e incertezze Gesรน risponde: โ€œSe uno mi ama osserverร  la mia parola e il Padre mio lo amerร  e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di luiโ€ (v. 23).

Gesรน vuole manifestarsi, assieme al Padre, non attraverso i miracoli, ma venendo a dimorare nei discepoli.

Gli israeliti ritenevano che il luogo della presenza di Dio fosse il tempio di Gerusalemme.

Tuttavia, giร  nel re Salomone era sorto il dubbio che una casa fatta da mani dโ€™uomo non potesse contenere il Signore dellโ€™universo (1 Re 8,27).

Per bocca dei profeti Dio aveva promesso che sarebbe venuto ad abitare in mezzo al suo popolo: โ€œGioisci, esulta, figlia di Sion, perchรฉ, ecco, io vengo ad abitare in teโ€ (Zc 2,14).

Non si riferiva a un santuario materiale.

รˆ nellโ€™uomo Gesรน che Dio ha realizzato la promessa e si รจ reso presente (Gv 1,14).

Ora โ€“ assicura Gesรน โ€“ Dio prende dimora e si rende visibile nel discepolo che ama come egli ha amato.

Per questo non รจ difficile riconoscere se e quando in un uomo รจ presente il maligno e quando invece sono presenti e agiscono Gesรน e il Padre.

Nellโ€™ultimo versetto Gesรน promette lo Spirito Santo, โ€œil Paraclito che insegnerร  e ricorderร โ€ tutto ciรฒ che egli ha detto (v. 26).

Gesรน ha detto tutto, non ha tralasciato nulla, eppure รจ necessario che lo Spirito continui ad insegnare perchรฉ egli non ha potuto esplicitare tutte le conseguenze e le applicazioni concrete del suo messaggio. Nella storia del mondo โ€“ egli lo sapeva โ€“ i discepoli si sarebbero confrontati con situazioni e interrogativi sempre nuovi cui avrebbero dovuto rispondere alla luce del vangelo.

Gesรน assicura: se si manterranno in sintonia con gli impulsi dello Spirito presente in loro, troveranno sempre la risposta conforme al suo insegnamento.

Lo Spirito chiederร  spesso cambiamenti di rotta tanto inattesi quanto radicali, ma non condurrร  per vie diverse da quelle indicate da Gesรน.

Alla luce della Scrittura, il verbo insegnare ha perรฒ un senso piรน profondo.

Lo Spirito non istruisce come fa il professore a scuola quando spiega la lezione. Egli insegna in modo dinamico, diviene impulso interiore, spinge in modo irresistibile nella giusta direzione, stimola al bene, induce a fare scelte conformi al Vangelo.

โ€œEgli vi guiderร  alla veritร  tutta interaโ€ โ€“ spiega ancora Gesรน durante lโ€™ultima cena (Gv 16,13) โ€“ e, nella sua prima lettera, Giovanni chiarisce: โ€œLโ€™unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri; ma come la sua unzione vi insegna ogni cosa, รจ veritiera e non mentisce, cosรฌ state saldi in lui, come essa vi insegnaโ€ (1 Gv 2,27-28).

Il secondo compito dello Spirito รจ quello di ricordare.

Ci sono molte parole di Gesรน che, pur trovandosi nei Vangeli, corrono il rischio di essere sottaciute o dimenticate. Capita, soprattutto, con quelle proposte che non sono facili da assimilare perchรฉ sono in contrasto con il โ€œbuon sensoโ€ del mondo.

Sono queste che hanno bisogno di essere continuamente richiamate.

Fonte โ€“ Settimana News

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