Il commento alle Letture di domenica 9 Giugno 2019, a cura di don Claudio Doglio.
Un altro commento di don Claudio.
All’inizio degli Atti degli Apostoli Luca presenta l’evento della Pentecoste come festa della nuova alleanza con numerosi richiami alla tradizione giudaica sull’evento in cui Dio si manifestò sul Sinai: nel culto giudaico della legge dunque viene inserito il dono dello Spirito che porta a compimento la legge e l’alleanza.
Il nome Pentecoste è greco e vuol dire cinquantesimo (giorno), perché cade sette settimane dopo Pasqua. In origine era una festa agricola delle primizie, ma da Israele fu collegata a un evento importante della sua storia, che è il dono della legge fatto da Dio.
A Pentecoste dunque il dono dello Spirito è in relazione con Pantico dono della legge e si presenta come la “nuova’) legge: rappresenta l’inaugurazione della nuova alleanza, che permette la conformazione a Dio Padre attraverso l’opera del Figlio.
Pentecoste è il compimento della Pasqua, e lo Spirito Santo è sigillo della redenzione pasquale, la cui opera è espressa con due verbi molto importanti: insegnare e ricordare. L’opera di Gesù ha bisogno di essere capita e, senza lo Spirito, i discepoli non possono giungere alla comprensione.
Durante la sua vita terrena Gesù è stato il maestro esteriore; dopo la risurrezione, tramite lo Spirito, diventa il maestro interiore che fa capire il senso e tiene vivo il ricordo dell’opera compiuta dal Cristo.
In tal modo lo Spirito lo glorifica, cioè ne mostra la reale presenza nelle vicende del tempo, tenendo viva e rendendo efficace la Parola.