Commento al Vangelo del 9 Dicembre 2018 โ€“ p. Fernando Armellini

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Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 9 Dicembre 2018.

2a Domenica di Avvento   anno C

Le statistiche dicono che il 98% delle donne non si piace e tenta in ogni modo (imponendosi diete, facendo aerobica, scegliendo un nuovo look, ricorrendo alla chirurgia estetica) di migliorare la propria immagine. Gli antichi โ€“ per i quali il nome formava un tuttโ€™uno con la persona โ€“ avrebbero definito questi sforzi ricerca di darsi un nome nuovo, tentativi di rifarsi il nome.

Dio ama cambiare connotati e nome alle persone, alle cittร , ai popoli. Ha chiamato Abramo, Sara, Giacobbe, Simone e ha dato loro un nome nuovo. Ha trasformato Gerusalemme โ€“ la cittร  in rovina, โ€œla schiavaโ€, โ€œla vedova triste e avvizzitaโ€ โ€“ in una cittร  chiamata โ€œLeggiadraโ€, โ€œGioielloโ€, โ€œPace della giustizia e gloria della pietร โ€.

Noi forse ci sentiamo irrimediabilmente incatenati a un nome che sappiamo di meritare, anche se nessuno ce lโ€™ha mai rivolto: โ€œAlcolizzatoโ€, โ€œTossicodipendenteโ€, โ€œSchiavo del giocoโ€, โ€œCorrotto sessualeโ€, โ€œInfedeleโ€, โ€œDisonestoโ€, โ€œInaffidabileโ€โ€ฆ Eโ€™ la condizione infelice dalla quale Dio ci vuole liberare. Egli viene per rivelarci il nome con il quale ci chiama da tutta lโ€™eternitร .

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Con quale nome potremmo indicare la nostra nazione, la nostra comunitร  cristiana, la nostra famiglia? Le chiameremmo: luogo di pace, di condivisione, di giustizia, di fratellanza o attendiamo che il Signore le visiti e dia loro un nome nuovo?

Dando allโ€™uomo la libertร  Dio ha rischiato molto: si รจ collocato nella condizione e nellโ€™eventualitร  di vedere il suo amore rifiutato. Ma se ha deciso di giocare questa partita รจ difficile immaginare che possa uscirne sconfitto. Un giorno chiamerร  ogni uomo con il nome nuovo che il suo amore avrร  indicato.

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œOgni uomo vedrร  la salvezza di Dioโ€.

Prima Lettura (Bar 5,1-9)

1 Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dellโ€™afflizione,
rivรจstiti dello splendore della gloria
che ti viene da Dio per sempre.
2 Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio,
metti sul capo il diadema di gloria dellโ€™Eterno,
3 perchรฉ Dio mostrerร  il tuo splendore
ad ogni creatura sotto il cielo.
4 Sarai chiamata da Dio per sempre:
Pace della giustizia e gloria della pietร .
5 Sorgi, o Gerusalemme, e sta in piedi sullโ€™altura
e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti
da occidente ad oriente,
alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio.
6 Si sono allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici;
ora Dio te li riconduce
in trionfo come sopra un trono regale.
7 Poichรฉ Dio ha stabilito di spianare
ogni alta montagna e le rupi secolari,
di colmare le valli e spianare la terra
perchรฉ Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio.
8 Anche le selve e ogni albero odoroso
faranno ombra ad Israele per comando di Dio.
9 Perchรฉ Dio ricondurrร  Israele con gioia
alla luce della sua gloria,
con la misericordia e la giustizia
che vengono da lui.

In Israele, la donna che perdeva il marito o un figlio indossava gli abiti del lutto, si copriva il capo con un velo. Affranta dal dolore si sedeva per terra, non preparava il cibo, non si lavava e non si ungeva con profumi. Cosรฌ manifestava la sua disperazione.

La lettura paragona la cittร  di Gerusalemme ad una vedova triste alla quale, con brutale violenza, sono stati strappati dalle braccia i figli: siede sconsolata, ricoperta della veste di lutto e rifiuta ogni parola di conforto.

Il riferimento รจ a uno degli eventi piรน drammatici della storia dโ€™Israele: la distruzione della cittร  santa, la devastazione del suo territorio e la deportazione dei suoi abitanti. Come una mamma, Gerusalemme ha visto i suoi figli allontanarsi in catene, sospinti da soldati crudeli. Era convinta che non li avrebbe mai piรน rivisti.

Passano molti anni โ€“ forse cinquanta โ€“ e un giorno Dio fa sorgere fra gli esiliati un profeta incaricato di recare un messaggio di gioia a colei che un tempo โ€œera la grande fra le nazioni, la signora tra le provinceโ€ e che ora โ€œรจ divenuta come una vedovaโ€ (Lam 1,1).

Le dice: Gerusalemme, รจ finito il tuo lutto! Deponi gli abiti laceri, avvolgiti di un manto splendente, il Signore sta per porre sul tuo capo un diadema di gloria.

Non si รจ mai visto una vecchia avvizzita ringiovanire e tornare ad essere una ragazza stupenda e incantevole. Eppure con Gerusalemme questo accadrร  โ€“ dice il profeta โ€“ su di essa risplenderร  la gloria che viene da Dio (v.1).

Si badi bene: non la gloria che noi pensiamo di poter dare a Dio (come se egli avesse bisogno dei nostri applausi), ma la gloria che viene da lui. Eโ€™ la manifestazione del suo amore mediante il suo intervento in nostro favore. Questa รจ la sua gloria: la vita dellโ€™uomo.

La trasformazione del lutto in gioia โ€“ dice Baruc โ€“ sarร  sotto gli occhi di tutti. Dio manifesterร  lo splendore della Gerusalemme rinnovata โ€œad ogni creatura sotto il cieloโ€ e questo sarร  il segno che nulla รจ impossibile per il suo amore.

Osea โ€“ il profeta che per primo ha impiegato lโ€™immagine di Israele sposa del Signore โ€“ alludeva a un altro prodigio. Dio โ€“ diceva โ€“ si fidanzerร  di nuovo con Israele, lโ€™adultera, abolirร  completamente il suo passato, con il suo amore le ridarร  addirittura la sua verginitร  (Os 2,21-22).

Come segno della trasformazione avvenuta, Gerusalemme riceve nomi nuovi: รจ chiamata Pace della giustizia e Gloria della pietร  (v.4).

Per un semita il nome non รจ una semplice designazione convenzionale, รจ sempre intimamente legato alla persona, sโ€™identifica addirittura con chi lo porta. Fare un censimento significa asservire colui che viene schedato (2 Sam 24), cambiare il nome indica lโ€™attribuzione di una nuova personalitร  (Gn 17,5).

Gerusalemme riceve nomi nuovi che indicano il suo destino: diverrร  il luogo dove regnerร  la vera pace, non quella apparente che รจ solo oppressione legalizzata, ma quella che รจ frutto della giustizia, cioรจ dalla realizzazione del progetto di Dio. Sarร  โ€œgloria della pietร โ€ perchรฉ la sua fama non le deriverร  dal prestigio politico o dai successi militari, ma dalla sua pietร , cioรจ, dalla fedeltร  al suo Dio.

Baruc continua: Gerusalemme, non stare piรน seduta nella polvere della terra, corri veloce fin sulla cima del monte, volgi lo sguardo verso oriente e contempla i tuoi figli che stanno tornando. Li hai visti allontanarsi a piedi, umiliati e percossi dai nemici, ora tornano in trionfo; sono accompagnati dai loro antichi aguzzini che ora tributano loro onori (vv.5-6).

Eโ€™ il miracolo operato dal Signore. Dio ha deciso di rendere piano ogni monte e di colmare ogni valle in modo che gli Israeliti possano ritornare dalla loro madre, senza fatica. Anche gli alberi che producono resine odorose piegano i loro rami per fare ombra e proteggere dai raggi del sole il gruppo dei deportati che ritorna. Dio stesso li guida, come ha accompagnato i loro padri quando uscivano dallโ€™Egitto.

La lettura รจ un invito alla gioia e alla speranza perchรฉ il Signore โ€œha stabilito di spianare ogni alta montagna e le rupi secolari, di colmare le valli e spianare la terraโ€ (v.7). Ha stabilito, ha preso una decisione irrevocabile. Non si darร  pace finchรฉ non avrร  smosso tutte le montagne, sgretolato tutte le rupi, visitato tutti gli abissi.

Seconda Lettura (Fil 1,4-6.8-11)

Fratelli, 4 prego sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, 5 a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del vangelo dal primo giorno fino al presente, 6 e sono persuaso che colui che ha iniziato in voi questโ€™opera buona, la porterร  a compimento fino al giorno di Cristo Gesรน.
8 Dio mi รจ testimonio del profondo affetto che ho per tutti voi nellโ€™amore di Cristo Gesรน. 9 E perciรฒ prego che la vostra caritร  si arricchisca sempre piรน in conoscenza e in ogni genere di discernimento, 10 perchรฉ possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, 11 ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesรน Cristo, a gloria e lode di Dio.

Quando ci troviamo in qualche difficoltร  noi ci rivolgiamo a Dio e lo supplichiamo di concederci ciรฒ di cui abbiamo bisogno.

Gli Israeliti non pregano cosรฌ; essi iniziano sempre le loro invocazioni con una โ€œbenedizioneโ€ nella quale elencano le ragioni per cui devono dare lode e ringraziare il Signore; solo dopo presentano a lui anche le loro richieste. Dicono, per esempio: โ€œBenedetto sei tu Signore che tโ€™impietosisci di fronte al dolore dellโ€™uomoโ€ฆ Ora io sto soffrendoโ€ฆโ€.

Il brano della lettera ai Filippesi riportato nella nostra lettura รจ lโ€™esempio di una di queste preghiere giudaiche composte di due parti.

Nella prima (vv.4-6) Paolo rende grazie a Dio. Lo โ€œbenediceโ€ per ciรฒ che ha realizzato nella comunitร  di Filippi, la prima comunitร  cristiana dโ€™Europa. Essa โ€“ dice โ€“ รจ molto generosa, ha aiutato anche economicamente gli annunciatori del Vangelo, conduce una vita integra e colma di soddisfazione e di gioia il suo cuore di apostolo.

Prima di rivolgere a Dio la supplica, non puรฒ fare a meno di esprimere la propria commozione interiore di fronte ad unโ€™elargizione di grazia tanto abbondante. Egli dichiara il proprio affetto a coloro che gli sono tanto cari โ€œnellโ€™amore di Cristo Gesรนโ€ (v.8).

Nella seconda parte (vv.9-11) chiede a Dio di far crescere sempre piรน fra i Filippesi lโ€™amore e la comprensione di ciรฒ che รจ realmente buono e conforme al Vangelo.

Forse la nostra comunitร  sente di non meritare gli elogi che Paolo rivolge a quella dei Filippesi, tuttavia dobbiamo coltivare la fiducia e lโ€™ottimismo. โ€œColui che ha iniziato in noi questโ€™opera buona, la porterร  certamente a compimentoโ€ (v.5), come ha fatto a Filippi. Eโ€™ opera sua, non nostra. A noi chiede soltanto di lasciarlo agire, di lasciarci condurre dalla sua Parola.

Vangelo (Lc 3,1-6)

1 Nellโ€™anno decimoquinto dellโ€™impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dellโ€™Iturรจa e della Traconรฌtide, e Lisร nia tetrarca dellโ€™Abilรจne, 2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3 Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4 comโ€™รจ scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
โ€œVoce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
5 Ogni burrone sia riempito,
ogni monte e ogni colle sia abbassato;
i passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.
6 Ogni uomo vedrร  la salvezza di Dio!โ€.

Il riferimento cronologico con cui Luca inizia il suo racconto (vv.1-2) รจ preciso e importante perchรฉ permette di datare lโ€™inizio della vita pubblica di Gesรน. In Palestina lโ€™anno comincia il 1ยฐ ottobre e allora lโ€™anno decimoquinto dellโ€™impero di Tiberio si situa tra il 1ยฐ ottobre del 27 e il 30 settembre del 28 d.C., data che si accorda perfettamente con Gv 2,20.

Luca vuole che sia chiaro a tutti che non sta iniziando a raccontare una favola, un mito esoterico nato dalla fantasia e dallโ€™immaginazione stravagante di un sognatore. Egli intende riferirsi a fatti concreti. Lโ€™intervento di Dio nella storia dellโ€™umanitร  รจ avvenuto in un momento ed in un luogo ben definiti. Tuttavia, se obiettivo dellโ€™evangelista fosse solo quello di indicare la data dโ€™inizio della vita pubblica di Gesรน, egli potrebbe fermarsi dopo questa prima indicazione. Invece prosegue e ne aggiunge altre: segnala i nomi dei governatori della Palestina e dei territori vicini e quelli dei sommi sacerdoti Anna e Caifa. In tutto 7 personaggi e per arrivare a questa cifra deve inserire anche Anna che sommo sacerdote non รจ piรน, da tredici anni, anche se continua a svolgere un ruolo importante.

Il numero 7 ha chiaramente un significato simbolico: quello della totalitร . Insieme ai nomi e alle funzioni delle persone menzionate, indica che tutta la storia โ€“ sacra e profana, giudaica e pagana โ€“ รจ coinvolta nellโ€™avvenimento che sta per essere raccontato. Eโ€™ un inizio che riguarda tutti i popoli e tutte le istituzioni civili e religiose.

Dopo lโ€™introduzione storica, ecco entrare solennemente in scena il primo personaggio, il Battista: โ€œLa parola di Dio scese su Giovanni figlio di Zaccaria, nel desertoโ€ (v.2). Sono le parole con cui nellโ€™AT viene presentata la vocazione dei grandi profeti (Ger 1,1.4).

Tutto inizia nel deserto (v.2), un luogo carico di ricordi e di profonde risonanze emotive per gli Israeliti. Nel deserto essi hanno appreso molte lezioni: hanno imparato a staccarsi da tutto ciรฒ che รจ superfluo perchรฉ costituisce un peso inutile da portare lungo il cammino, hanno imparato ad essere solidali e a condividere i loro beni con i fratelli, hanno imparato, soprattutto, a fidarsi di Dio.

Al tempo di Gesรน, รจ nel deserto che si ritirano coloro che vogliono ripetere lโ€™esperienza spirituale dei loro padri, coloro che vogliono sfuggire allโ€™ipocrisia di una religione fatta di formalismi e di pratiche puramente esteriori. Eโ€™ nel deserto che vanno a vivere coloro che rifiutano la societร  corrotta, ingiusta ed oppressiva che si รจ installata nella loro terra. Fra queste persone โ€œcontestatriciโ€ cโ€™รจ anche Giovanni, figlio di Zaccaria (Lc 1,80).

Luca non dice nulla del suo modo di vestire, non parla del suo cibo, ma, da quanto ci riferisce Matteo (3,4), sappiamo che il Battista non usava la lunga tunica bianca dei sacerdoti del tempio, indossava un abito ruvido, come faceva il profeta Elia (2 Re 2,13-14); non mangiava i prodotti della cittร , si alimentava di ciรฒ che il deserto spontaneamente offriva. Il Battista voleva essere e apparire straniero nella sua stessa terra; era un israelita, ma il suo comportamento lo distingueva nettamente dalle persone del suo popolo.

Come Giovanni, anche i cristiani, pur stando nel mondo, vivono la spiritualitร  del deserto. In un mondo in cui si considera normale il ricorso alla violenza, alla ritorsione e anche alla guerra essi pronunciano solo parole di pace e di perdono; in un mondo in cui si proclamano beati coloro che accumulano beni anche sfruttando i piรน deboli essi annunciano il servizio gratuito al povero e la condivisione; in un mondo in cui si ricerca il piacere a tutti i costi predicano la rinuncia e il dono di sรฉ.

Dal deserto, luogo della sua vocazione, Giovanni si sposta verso la regione del Giordano, la percorre in lungo e in largo annunciando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. La sua predicazione โ€“ รจ bene anticiparlo subito per non equivocare certe sue espressioni โ€“ era un messaggio di gioia e di consolazione per tutti, come Luca ci terrร  a sottolineare qualche versetto piรน avanti (Lc 3,18).

Nellโ€™antichitร  il fiume Giordano โ€“ che attraversa una regione desolata โ€“ non ebbe mai alcuna importanza nรฉ come via di comunicazione (non รจ navigabile) nรฉ per lโ€™irrigazione. Nessuna grande cittร  รจ mai sorta lungo le sue sponde. La sua importanza รจ sempre stata quella di costituire un confine fra diversi popoli. Per prendere possesso della terra promessa, Israele, che veniva dallโ€™Egitto, ha dovuto attraversarlo (Gs 3).

Eโ€™ questo territorio di confine che viene scelto dal Battista per la sua missione. Nel rito del battesimo che amministra egli vuole che ognuno ripeta il gesto di entrare, attraversando il Giordano, nella terra della libertร . Vuole preparare un popolo disposto ad accogliere la salvezza di Dio, pronto ad entrare nella vera Terra Promessa. Per questo chiede a tutti di prendere la decisione risoluta di cambiare radicalmente modo di pensare e di vivere.

Per chiarire meglio il compito che Giovanni รจ chiamato a svolgere, Luca cita una frase del profeta Isaia: โ€œVoce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieriโ€ (v.4).

Non si puรฒ non notare una contraddizione con quanto abbiamo ascoltato nella prima lettura. Lร  Baruc affermava: โ€œDio ha deciso di spianare ogni alta montagna, di colmare le valli e spianare la terra, perchรฉ Israele proceda sicuroโ€ (Bar 5,7). Il suo era un canto fiducioso alla salvezza che Dio certamente avrebbe portato a compimento.

Nel libro degli oracoli del profeta Isaia invece si chiede agli Israeliti di preparare essi stessi la via del Signore. Il profeta rivolge loro lโ€™invito ad impegnarsi per abbassare ogni colle e spianare i luoghi impervi. La salvezza viene da Dio ed รจ solo opera sua, ma puรฒ essere ottenuta solo da chi toglie gli ostacoli che si frappongono alla sua venuta.

I due profeti non si contraddicono, ma si completano. Il primo sottolinea lโ€™opera irresistibile dellโ€™amore di Dio. Egli โ€“ dice โ€“ riuscirร  comunque, con il suo amore fedele, a ricondurre il suo popolo dalla terra di schiavitรน alla libertร  (Bar 5,7-9). Eโ€™ come un uomo follemente innamorato: nessun ostacolo รจ per lui insormontabile lungo il cammino che lo porta allโ€™incontro con la donna amata. Non cโ€™รจ monte elevato, non cโ€™รจ valle profonda e oscura che possano impedirgli di realizzare il suo sogno di amore.

Il secondo profeta mette in risalto invece lโ€™opera dellโ€™uomo. Eโ€™ vero che il successo dellโ€™amore di Dio รจ comunque assicurato, ma lโ€™uomo puรฒ perdere tanti istanti, tanti giorni, tanti anni di felicitร  e di gioia lontano dal suo Signore. Per questo รจ urgente che egli apra il proprio cuore, che tolga presto tutti gli ostacoli che si frappongono allโ€™incontro con lui.

A differenza degli altri evangelisti che si limitano a citare un versetto di Isaia, Luca continua la citazione: โ€œโ€ฆOgni burrone sia riempito, ogni colle sia abbassato. Ogni uomo vedrร  la salvezza di Dioโ€ (vv.5-6). Se egli aggiunge anche questi versetti significa che gli stanno particolarmente a cuore. Vediamo di coglierne la ragione.

I burroni da riempire, i monti da appianare, i colli da abbassare, i passi tortuosi da rendere diritti e i luoghi impervi da spianare vanno senza dubbio intesi non in senso materiale, ma come simboli di unโ€™altra realtร .

I monti e i colli rappresentano, nel linguaggio biblico, la superbia, lโ€™alterigia, lโ€™arroganza di chi vuole imporsi, dominare sugli altri (Cfr. Is 2,11-17). Il regno di Dio รจ incompatibile con questi atteggiamenti altezzosi e tracotanti, non puรฒ giungere lร  dove regna lo spirito competitivo, dove si cerca in tutti i modi di sopraffare gli altri, dove si accettano le caste, dove si pretendono inchini, prostrazioni, ossequi, riverenze. Nel mondo nuovo entra solo chi accoglie la logica opposta: il dono di sรฉ, lโ€™umile servizio reciproco, la ricerca dellโ€™ultimo posto. โ€œChi รจ piรน grande deve diventare come il piรน piccolo e chi governa come colui che serveโ€ (Lc 22,26).

Poi ci sono gli abissi da riempire. Sono le scandalose diseguaglianze economiche denunciate dai profeti.

I passi tortuosi infine sono le astuzie, le scelte insensate, le situazioni ingiuste che devono essere riviste e rese conformi alle vie di Dio. โ€œVoi dite: non รจ retto il modo di agire del Signore. Non รจ retta la mia condotta o piuttosto non รจ retta la vostra?โ€ (Ez 18,23).

La conversione che il Battista richiede รจ radicale. Come sperare che lโ€™uomo la possa attuare?

Nella traduzione italiana i verbi compaiono in forma iussiva (โ€œsia riempitoโ€, โ€œsia abbassatoโ€, โ€œsiano dirittiโ€), come se si trattasse di unโ€™ingiunzione.

Se รจ questo il senso delle parole del profeta รจ lโ€™uomo che, mediante i propri sforzi e il proprio impegno, deve realizzare lโ€™immane impresa. Cosรฌ abbiamo solide ragioni per ritenere che non verrร  mai portata a compimento.

In realtร , nel testo originale greco, i verbi sono al futuro passivo: โ€œOgni burrone sarร  riempito, ogni monte e colle sarร  abbassato, e saranno le cose storte diritteโ€ฆโ€.

Cosรฌ โ€“ ammettiamolo con gioia! โ€“ il discorso cambia. Non si tratta di ordini impartiti da Dio, ma di una promessa che egli fa: il mondo basato su principi nuovi sorgerร , anche se agli uomini puรฒ sembrare un miraggio, e sarร  opera mia.

Lโ€™ultima parte della citazione รจ particolarmente importante: Ogni carne vedrร  la salvezza di Dio! (v.6).

Non โ€œogni uomoโ€, ma โ€œogni carneโ€ โ€“ dice il testo originale. Carne, in senso biblico, non sono i muscoli, ma tutto lโ€™uomo considerato nel suo aspetto di essere debole, fragile, esposto a tanti fallimenti. Lโ€™uomo รจ carne perchรฉ si ammala, commette errori, soffre solitudine e abbandono, invecchia e muore. Ecco ora la promessa: in ogni debolezza dellโ€™uomo si manifesterร  la salvezza di Dio; non vi sarร  abisso di colpa tanto oscuro e profondo che non venga visitato e illuminato dal suo amore.

Luca colloca questa affermazione allโ€™inizio del suo Vangelo, la sceglie quasi come titolo della sua opera perchรฉ contiene una solenne dichiarazione: Dio non riserva la sua salvezza ad alcune persone privilegiate, ma vuole che sia offerta a tutti. Nessuno sarร  escluso.

รˆ unโ€™eco della profezia di Simeone: โ€œI miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le gentiโ€ (Lc 2,30-32).

[accordions] [accordion title=โ€Chi รจ Fernando Armelliniโ€ load=โ€hideโ€]Ha conseguito la licenza in Teologia presso la Pontificia Universitร  Urbaniana e in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. Ha perfezionato gli studi di storia, archeologia biblica e lingua ebraica presso lโ€™Universitร  di Gerusalemme. Per alcuni anni รจ stato missionario in Mozambico. Attualmente insegna sacra Scrittura, รจ accreditato conferenziere in Italia e allโ€™estero ed รจ autore di commenti alle Sacre Scritture.[/accordion] [/accordions]

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