Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
PREPARATE LA VIA
Il profeta Baruc (I lettura) era il segretario di Geremia e scrive dall’esilio babilonese dove gran parte del popolo si trova deportato. Si rivolge ai suoi connazionali rimasti a Gerusalemme che vivono miseramente in una città semidistrutta. Il profeta si rivolge alla capitale personificata incoraggiandola con la speranza dei tempi messianici. I suoi figli le sono stati allontanati dai nemici, ma torneranno. Le valli riempite e i monti spianati simboleggiano qui il futuro di un Regno dove il dolore e la fatica non avranno posto. Anche l’Apocalisse descrive il mondo nuovo come la Gerusalemme celeste, illuminata in eterno dal Sole di Giustizia. Queste parole valgono ugualmente per noi che viviamo nel caos della città terrena nella speranza di vedere un giorno il trionfo del bene sul male. Anche Giovanni Battista, il nostro santo è un uomo vissuto in un preciso momento storico, tuttavia, dato che è stato il precursore del Messia che ha cambiato la storia, la sua voce non ha tempo, si rivolge agli uomini di ogni epoca. Il vangelo (Mt 3,4) lo presenta come un asceta vestito di peli di cammello, che vive nel deserto cibandosi di cavallette e miele selvatico. Così viene raffigurato, appoggiato al suo bastone, col dito che indica il cielo. Le sue parole parlano di deserto e di purificazione. Ci invita a preparare una via al Signore, spianando e colmando le asperità per renderle piane. Ci dice che se vogliamo incontrare Gesù dobbiamo fargli posto, fare silenzio, essere accoglienti. Gli ostacoli più grossi da rimuovere dalla strada che prepariamo al Messia sono di certo i nostri peccati, ma ancora più grandi, vere montagne e difficili da eliminare, sono le cause di quei peccati. Ecco perché Giovanni ci invita nel deserto, cioè ci invita all’essenzialità. Avere tante cose vuol dire tante distrazioni, tanti desideri, molta inquietudine. Il deserto è anche silenzio, qualcosa di ignoto per noi. I nostri potenziali silenzi sono riempiti di televisione, radio, cinema, musica… Il Signore non ci può trovare, perché noi gli sfuggiamo, siamo imprendibili, non ci fermiamo mai in una girandola di impegni. Il Maestro dice che se vuoi pregare devi entrare nella tua stanza e chiudere la porta, lasciare cioè fuori il rumore e la confusione. Fermati, ci invita Giovanni, chiudi occhi e orecchie e apri il cuore. Prova a sederti in silenzio, facendo risuonare dentro di te una sola parola: vieni Signore, e poi ascolta. È un’esperienza che bisogna fare, le parole non la spiegano né la comunicano. È così che i sentieri sono raddrizzati perché Gesù possa raggiungerci.
Lc 3, 1-6
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea. Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: «Voce di uno che grida nel deserto: /Preparate la via del Signore, /raddrizzate i suoi sentieri! /Ogni burrone sarà riempito, /ogni monte e ogni colle sarà abbassato; /le vie tortuose diverranno diritte /e quelle impervie, spianate. /Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».