L’olio del cuore
L’espressione più forte di questo brano del Vangelo che mi sembra di sentire nelle orecchie e nel cuore anche se la leggo in silenzio è quel grido “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”.
È un grido che sveglia la notte scesa non solo attorno ma sopratutto nel cuore delle 10 ragazze venute con il loro lume per far parte di una festa di nozze, la festa più importante e ricca di opportunità e di gioia. Il grido arriva dopo che sembrava tutto fosse impossibile perché lo sposo era in ritardo e la speranza andata spegnendosi.
È un grido che anche se arriva nel cuore della notte sembra anticipare l’alba. L’unica cosa che viene chiesta alle dieci ragazze è di riaccendere il loro lume e andare alla festa. Il grido è arrivato per tutte e dieci, ma come ci ha anticipato Gesù all’inizio del suo racconto, solo la metà si è preparata per tempo e con la scorta di olio per tenere accesa la lampada. Cinque delle 10 ragazze vanno troppo tardi a procurarsi olio, e così rimangono fuori. Gesù nel suo racconto sottolinea che quell’olio personale di ogni lampada non si può cedere, o ce l’hai o non ce l’hai, e nessuno te lo può prestare.
Come potremmo attualizzare questo racconto oggi? Gesù quando parla ai suoi contemporanei sta parlando di sé stesso e della sua presenza nella storia che è da paragonarsi a questo sposo tanto atteso che finalmente arriva. Gesù è la risposta di tutte le attese del popolo d’Israele in tempi difficili nei quali sembrava ormai spenta ogni speranza. Ma al suo arrivo proprio coloro che in teoria dovevano essere i più pronti sono stati i più freddi e bloccati, i farisei e i capi religiosi. Solo i più poveri, esclusi, malati e semplici di cuore sono pronti ad accogliere il suo arrivo, e hanno dimostrato di avere una buona scorta di olio che tiene accesa la loro vita spirituale e così vedono il volto di Dio nel volto umano dell’uomo di Nazareth.
Quella bella notizia (Vangelo) “ecco lo sposo!” e l’invito successivo “andategli incontro”, oggi possono assumere vari significati nella nostra vita personale e di comunità. Tutti noi siamo in attesa del grido “ecco il vaccino, ecco la cura al virus!”. Molti sono in attesa del grido “sei guarito, le tue sofferenze sono finite!”. Per altri quel grido del Vangelo può assumere la forma di una chiamata al telefono di una persona che se ne era andata o il suo bussare alla porta “eccomi sono tornato, sono tornata!”. È il grido che vorrebbe sentire chi è in cerca di lavoro da tempo “ecco sei assunto, sei assunta!” che rompe le ansie per il futuro personale e della propria famiglia. Quel grido di speranza per interi popoli assume la forma di un annuncio di pace, “le ostilità sono finite, potete vivere nella pace!”.
Ognuno di noi potrebbe fermarsi e ascoltare il proprio cuore e chiedersi “quale grido vorrei sentire per me?”. E poi possiamo anche domandarci anche cosa questo annuncio ci chiede di fare, come trasformare in modo concreto quel “andare incontro allo sposo”.
La parabola di Gesù dice chiaramente che per andare incontro allo sposo bisogna avere la propria lampada pronta e accesa. E’ solo questo quel che viene chiesto alle ragazze. E l’olio che non si può prestare è il desiderio di Dio, di vita e di bene che non dobbiamo far mancare e tenere nel cuore. Quell’olio è la nostra fede in Dio e la fede in noi stessi che tiene accesa la nostra vita spirituale. Quell’olio nei piccoli vasi del nostro cuore ce lo possiamo procurare con la preghiera, con l’ascolto della Parola, con le relazioni umane vere, con la carità operosa che mentre dona al prossimo non ci svuota ma ci riempie.
Nel racconto di Gesù il passaggio difficile è quando dice che lo sposo tardava. Sembra davvero il ritardo a volte insopportabile di tutte le belle notizia che aspettiamo nella vita, il ritardo di vedere realizzate le nostre giuste attese e desideri. È il ritardo che sembra avere anche Dio stesso quando non lo vediamo in azione quando ne abbiamo bisogno. Possiamo anche noi addormentarci per un attimo e sembrare di spegnere il sorriso e la speranza, ma se abbiamo coltivato l’olio del cuore, quando verrà il momento giusto non saremo senza e potremo così far parte della gioia della vita, di Dio.
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)