Commento al Vangelo di domenica prossima a cura di p. Sergio della Comunità cattolica italiana in Ungheria.
Venuta una vedova povera, gettò (nel tesoro) due monetine, che fanno un soldo. Allora Gesú, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere (Mc 12,38-44)
La vedova ha dato del suo necessario, a differenza dei ricchi, che danno qualcosa della loro potenza e dei loro privilegi con ostentata e pomposa ricerca della propria gloria. Il gesto furtivo con cui la vedova getta in silenzio i suoi due spiccioli è un gesto di preghiera, di fede e di amore. L’obolo è insignificante, ma il dono è totale; tanto più grande quanto meno si ostenta, e anzi cerca di nascondersi. Gesù, che ha ammirato il gesto e l’ha lodato, non misura gli atti umani col nostro metro che si ferma alle apparenze.
Egli non misura in cifre quello che doniamo; lo misura in amore, lo valuta secondo il metro dei valori interiori della persona; egli arriva al cuore.
Donare così, come la vedova, è donare come fa Dio, il quale non ci dona della sua abbondanza, non ci dona di quello che ha, ma di quello che è: la sua stessa vita divina. Gesù povero e servitore degli uomini non è una parentesi nella vita di Dio, ma la manifestazione della condizione stessa di Dio. Egli non è un ricco venuto a visitare, da turista, la terra sottosviluppata dell’umanità; egli è il nostro fratello che è diventato povero e schiavo, per arricchire della sua ricchezza la nostra povertà.