Commento al Vangelo del 8 marzo 2015 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.

IL TEMPIO INTERIORE

La cacciata dei mercanti dal tempio è un gesto molto forte. C’era un motivo pratico che giustificava quel commercio: la gente che veniva da lontano per sacrificare a Gerusalemme, preferiva comprare le vittime sul posto piuttosto che portarsele da casa e la moneta che si poteva usare nel tempio non doveva essere quella romana, con l’effige dell’imperatore divinizzato, ma quella locale. Davanti alla richiesta di un segno da parte dei sacerdoti Gesù usa un’immagine difficile da capire definendo il suo corpo come tempio da distruggere e ricostruire. Il riferimento non è solo a sé stesso, ma al tempio interiore che è l’anima di ogni credente. Una religiosità autentica è fare la volontà del Padre, col cuore, con la vita. Il commercio del tempio rappresenta invece una pratica esteriore, come se i sacrifici bastassero. Anche noi a volte cadiamo nella trappola del mercanteggiare con Dio: ti accendo un cero, faccio l’elemosina e tu in cambio mi concedi una grazia. Il Signore invece è pronto a darci molto di più di quello che possiamo immaginare, ma vuole il nostro cuore. La prima lettura ci presenta il decalogo che è il fondamento della legge. È l’osservanza di quei precetti che edifica il tempio, non le pietre. In particolare il santuario di Gerusalemme, poco più di quaranta anni dopo l’episodio narrato dal vangelo, sarà distrutto dai romani e gli ebrei resteranno senza patria per oltre 1800 anni. Il popolo dell’alleanza non si è estinto però, perché ha fatto della legge la sua nazione, anche se ha abitato in ogni parte della terra. La storia li ha spinti a dare più importanza al tempio del cuore, proprio come voleva Gesù. Anche noi dobbiamo porre la nostra attenzione ad una osservanza cordiale piuttosto che formale del decalogo e, come dice Pietro nella sua lettera (1Pt 2,5), essere le pietre vive della chiesa che è il corpo di Cristo, il Tempio Risorto. La cosa più importante è l’amore per Dio. Spesso senza accorgersene si mette qualcosa di diverso al primo posto, come i venditori che non vedevano più il tempio come il luogo del culto al Signore, ma come il mercato. Molte volte i soldi o il lavoro diventano idoli. Molti dicono di non andare in chiesa perché non hanno tempo, ma se abbiamo un briciolo di fede possiamo capire che lavorare per la vita eterna ha molto più valore che non l’occupazione che dovremo prima o poi per forza lasciare. È l’amore per Dio che sostiene l’amore per il prossimo. Dall’onorare chi ci ha dato la vita fino al rispettare le cose altrui ci sono i sette comandamenti che sono ovvi se ogni uomo è amato come lo è da Dio. Amatevi come io vi amo ci dice Gesù.

Gv 2, 13-25
Dal Vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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