Gesù vide lo Spirito di Dio venire sopra di lui
La festa del Battesimo del Signore, che chiude il ciclo liturgico del Natale, ci presenta un episodio della vita di Gesù fondamentale per due ragioni: la sua storicità e il ruolo essenziale nella missione del Nazareno.
Anzitutto la sua storicità. Com’è noto, i vangeli non sono un’opera di carattere storico, né una cronaca, né una biografia di Gesù, ma un testo – inedito nel suo genere letterario, unico, di “testimonianza e annuncio” – scritto per le seguenti finalità:
- proclamare la Buona Novella del Regno portata da Cristo
- offrire una fondamentale testimonianza su Gesù, Messia e Figlio di Dio
- portare avanti la catechesi e la formazione della comunità cristiana.
I vangeli non vanno dunque presi alla lettera in ogni dettaglio, ma adeguatamente letti e interpretati. La loro base è indubbiamente storica: Gesù è stato un uomo della Galilea della 1° metà del I° secolo d. Cr., in carne e ossa, con determinate caratteristiche fisiche e psicologiche e ha concretamente parlato e operato nel territorio palestinese per la durata di tre anni.
I testi degli evangelisti ci riferiscono il contenuto delle sue azioni e dei suoi discorsi sul fondamento di questi dati di fatto, ma utilizzando forme espressive, generi letterari, immagini della cultura giudaica del tempo, che vanno tenuti presenti, se si vuole evitare una lettura “fondamentalistica”.
Ci sono dunque dei criteri per stabilire il maggiore o minore livello di “storicità” delle pagine evangeliche; uno di questi è quello della “discontinuità”: quando un dato evangelico non è riconducibile alle convinzioni della comunità cristiana, significa che si tratta di un elemento senz’altro risalente a Gesù stesso.
Quanto all’episodio della liturgia odierna, mai gli evangelisti, convinti dopo la Resurrezione che Gesù è il “Signore” glorificato, avrebbero “inventato” un episodio che presenta il loro Maestro inferiore a Giovanni Battista e soprattutto in fila con i “peccatori” (Lui che è “il santo, l’innocente senza macchia” – Ebrei 7,26), per ricevere un battesimo “purificatore”! Non a caso troviamo in Matteo (e solo in lui) il breve dialogo tra Gesù e il Battista.
Se i redattori riferiscono episodi di tal genere, lo fanno perchè vogliono essere fedeli a ciò che Gesù ha sicuramente compiuto. E anche il fatto che l’episodio è riferito da tutti e quattro i vangeli depone ulteriormente a favore della sua storicità.
Ora, pare proprio che questo episodio del battesimo abbia dapprima molto imbarazzato e addirittura scandalizzato la Chiesa (Gesù tra i peccatori?!), finchè non ne venne capito il senso; allora i primi cristiani, raccontando il battesimo di Gesù, lo arricchirono, secondo il metodo omiletico proprio della sinagoga, di una “visione”: questa è l’espressione esterna di una profonda esperienza interiore vissuta da Gesù (che la confidò poi ai suoi discepoli) e che nel vangelo di Matteo si trova ai vv.16b-17.
Questi ultimi non vanno dunque considerati alla stregua del v.16a, che riferisce il fatto storico-cronachistico del battesimo di Gesù, ma come la spiegazione, da parte del redattore, di quel gesto.
Infatti nel caso (unico!) del Nazareno, il battesimo, lungi dall’essere – come per le altre persone battezzate – segno di conversione da una peccaminosa vita precedente, è piuttosto fondamentale momento di manifestazione (o “epifania”) dell’identità e della missione di Gesù: Egli compie le profezie e le attese messianiche dell’A.T., la cui eco si avverte in tutta la pericope.
“Vide aprirsi i cieli”: Gesù ha una “teofania” (=manifestazione di Dio), in cui l’aldilà gli si mostra. Questo “aprirsi” dei cieli sembra proprio la risposta ad un’invocazione accorata che troviamo in Isaia: ”Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is.63,19). Ecco dunque finalmente l’irruzione del divino nella sfera dell’umano: è l’intervento decisivo di Dio; perché, dopo un lungo periodo di assenza dello Spirito, Dio ricomincia a parlare, e questa è la volta definitiva.
L’apertura del cielo è sinonimo di rivelazione divina. Ora Dio e l’uomo stanno incontrandosi, nella persona di Gesù, che Dio definisce suo Figlio “prediletto”, “Unigenito”, sede di una presenza divina suprema. Il battesimo è la solenne presentazione di Lui al mondo. E’ come se il Padre volesse dire: “Non cercatemi in alto, nei cieli. Chi mi rappresenta è in mezzo a voi, è uno di voi.”
“e lo Spirito discendere su di lui”: la discesa dello Spirito su Gesù rimanda a diversi testi profetici, tra cui Isaia 11,1-9: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,…..su di lui si poserà lo Spirito del Signore” e Isaia 61,1: “Lo Spirito del Signore è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione”.
La discesa dello Spirito, dunque, è l’”unzione”, cioè la consacrazione di Gesù fatta da Dio stesso, l’investitura del Messia (parola di origine ebraica che significa appunto “unto” = consacrato) in vista di una missione. Il particolare “scendere fino a lui” (nel testo originale) sottolinea la coscienza messianica di Gesù, che proprio in quel momento e in quella circostanza viene a conoscere la missione salvifica che Dio gli ha affidato.
“come una colomba”: questo denota la rapidità della discesa dello Spirito. Il simbolo della colomba compare più volte nell’A.T. con svariati significati: lo Spirito creatore (Gen.1,2), la pace (dopo il diluvio universale cfr. Gen.6-9), il popolo di Israele (Osea), cui si rivolge il Nazareno.
“E si sentì una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”: dopo l’esperienza visiva viene descritta quella uditiva; Gesù ode la voce di Dio che, riecheggiando il salmo messianico 2, 7 e il Cantico del Servo sofferente di Isaia 42,1, dichiara a Gesù la sua filiazione divina e l’accettazione che Dio fa dell’offerta di sé da parte di Gesù.
Ma c’è ancora un significato da esplicitare. Abbiamo detto che, quando Gesù si mette in fila con i peccatori per ricevere il battesimo, questo non significa affatto che egli abbia dei peccati da confessare; significa però qualcos’altro, e molto importante: Gesù è solidale con i peccatori; si mette in fila, si abbassa, si umilia.
E’ un gesto significativo, programmatico, che anticipa tutte quelle situazioni in cui, nel suo ministero, Gesù si sarebbe messo dalla parte dei poveri, degli ultimi; perché, “essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato” (Ebrei 4,15), Egli, nostro fratello, è venuto nel mondo per condividere in tutto la condizione degli uomini.
Ileana Mortari – Sito Web
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Battesimo del Signore
- Colore liturgico: bianco
- Is 42, 1-4. 6-7; Sal.28; At 10, 34-38; Mt 3, 13-17
Mt 3, 13-17
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 08 – 14 Gennaio 2017
- Tempo Ordinario I, Colore bianco
- Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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