Quinta domenica durante l’anno
Gb 7, 1-4.6-7; 1Cor 9,16-19.22-23; Mc 1,29-39
La giornata del Messia
È Marco ad accompagnare, quest’anno, la nostra riflessione.
È lui l primo ad avere scritto un Vangelo, probabilmente dietro la poderosa spinta di Pietro.
Ed ha iniziato, come ricorderete, parlandoci della prima guarigione operata da Gesù: un indemoniato all’interno della sinagoga. Per ricordare alla sua comunità, e a noi, che la prima guarigione che siamo chiamati ad operare si svolge all’interno della Chiesa.
Siamo chiamati a superare una visione demoniaca della fede che considera Gesù un avversario che non c’entra nulla con la nostra vita. Una fede fatta solo di conoscenza e non di esperienza.
Non è sufficiente stare nella sinagoga. Anzi.
Nella nuova logica di Dio è la casa il luogo dell’incontro.
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In casa di Simone
Gesù esce dalla sinagoga ed entra nella casa di Simone dove guarisce sua suocera che si mette a servire di discepolo. Dalla sinagoga alla casa: è questo il movimento che sperimenterà la comunità cristiana, la contrapposizione che si crea con la nuova fede.
L’incontro con Dio non avviene più in un luogo sacro, pubblico e solenne in cui matura l’incomprensione ma nel luogo famigliare e intimo che accoglie.
E in questa casa Marco usa due verbi centrali: sorgere e servire.
La suocera di Pietro sorge, ormai guarita.
Un verbo che senz’altro fa riferimento alla resurrezione e insieme indica il cammino che deve compiere il discepolo durante l’assemblea che si fa in una casa: risorgere per mettersi a servizio.
Gesù è colui che fa risorgere, il discepolo è colui che si mette a servizio, dopo essere stato guarito. È la conversione che siamo chiamati ad operare: da una visione della fede “sacrale” ad una quotidiana, da una fede solo di culto ad una di azione e si servizio.
La missione nasce dalla consapevolezza di avere qualcosa da donare, la Chiesa è una comunità di guariti e riconciliati che sanno guarire e riconciliare.
Sulla soglia
Dopo la guarigione della suocera di Pietro, Marco di parla di un Gesù che esce anche di casa, sul cortile, fermandosi sulla soglia. D nuovo un luogo di confine.
È il passaggio che siamo chiamati a fare: dalla sinagoga alla casa che accoglie il Maestro.
Una casa da cui uscire per incontrare il mondo dolente sulla soglia.
Il movimento descritto da Marco è palpabile; sinagoga, casa, soglia.
Su questa soglia si concentra il ministero di Gesù e Marco usa l’iperbole: ora sono tutti gli ammalati e molti indemoniati a venire.
La soglia, il confine, diventa il luogo dell’incontro, il vero luogo dell’evangelizzazione.
Anche noi siamo chiamati ad uscire dalla visione della fede come di un rifugio sicuro per confrontarci col mondo reale.
Di notte
La giornata del Maestro, intensa e frenetica, non è finita: la scena è spostata di notte e Gesù esce a pregare.
La preghiera è il segreto di Gesù; è il prolungato e notturno colloquio col Padre che gli dona la forza di farsi carico di tutta la sofferenza che lo circonda, di affrontare le incomprensioni e le fatiche della sua vita apostolica. Anzi, più la situazione si ingarbuglia, più la sua fama cresce, più gli impegni si moltiplicano e più tempo Gesù dedica a questa preziosa attività.
Purtroppo, però (o per fortuna?) nulla sappiamo della sua segreta preghiera notturna, non un manuale, non un libretto di istruzioni. E allora naufraghiamo, un po’ smarriti, un po’ amareggiati. Intendiamoci, amici: chi ha una bella vita di preghiera smetta di leggere, non si turbi.
Ma chi, come me, fatica a pregare, si perde appena inizia a recitare una formula, abbia la pazienza di leggere.
La preghiera non è una lista di richieste a Dio, la preghiera non è uno sforzo che ci imponiamo al fine di dirci ancora discepoli, la preghiera non è necessariamente legata la desiderio e alle voglie… La preghiera, ci suggerisce Gesù, è un misterioso e intimo incontro con l’assoluto di Dio, è il silenzio che invade il cuore e ci dona la capacità di leggere la nostra vita e la storia.
All’inizio è difficile, certo: si ha l’impressione di parlare con un muro, ci si sente ridicoli.
Forzature
L’arrivo di Simone ribalta nuovamente la prospettiva, la sua richiesta è un vero e proprio rimprovero, ha una valenza assolutamente negativa.
Simone è scocciato: tutti stanno cercando il Maestro, per quale ragione si fa desiderare?
Gesù non raccoglie la provocazione e rilancia: andranno da un’altra parte.
Se è vero che tutti cercano Gesù, bisogna stare attenti a non chiudere l’orizzonte di riferimento di Dio. Gesù svela la missione che non si chiude a Cafarnao e allarga gli orizzonti.
Il rischio di Pietro e degli abitanti di Cafarnao, e il nostro è quello di possedere Dio per sé, dal chiuderlo nel recinto sacro.
Simone è chiamato a ridefinire la propria missione: non possediamo Dio, mai, non possiamo chiuderlo in un luogo. Egli appartiene al mondo, siamo noi a dover uscire!