Commento al Vangelo del 8 Dicembre 2019 – Piccole Suore della Sacra Famiglia

EGLI VI BATTEZZERÀ

II DOMENICA DI AVVENTO – ANNO A – MATTEO 3,1-12

  1. In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea

Il brano odierno viene considerato il prologo del Vangelo di Matteo perché, mentre i primi due capitoli erano dedicati alla nascita e all’infanzia di Gesù, dal capitolo tre inizia la narrazione della sua vita pubblica.

Matteo invita ad attendere la venuta del Salvatore e a convertirsi ad una vita aperta a Dio e alla Sua Grazia. Addita l’esempio di Giovanni Battista. Egli si trova nel deserto della Giudea, a est di Gerusalemme, verso il Mar Morto. In questa zona si era insediata, a Qumran, una comunità di Esseni, che viveva una vita molto sobria, monastica o cenobitica, in attesa del Messia che doveva venire. Si hanno notizie sicure, oltre che attraverso gli storici, anche con il ritrovamento, nel 1947, dei manoscritti del Mar Morto.

Sembra che anche Giovanni Battista sia stato in precedenza uno di loro. Questo spiegherebbe il motivo della sua vita ritirata e ascetica, consona al voto di nazireato, che consiste nella consacrazione di un uomo ebreo a Yahweh, con l’impegno a vivere rigidi precetti di vita. Il termine “nazireo” significa “consacrato” o “separato”. Secondo altri, Giovanni Battista ha scelto autonomamente di vivere una vita ritirata, pur essendo figlio del sacerdote Zaccaria, quindi anch’egli sacerdote per

Giovanni Battista è considerato il Messia (nel Vangelo di Giovanni); l’angelo che prelude la venuta del Signore (nel Vangelo di Marco); il profeta che annuncia la fine dell’esilio, che denuncia il peccato e proclama il perdono di Dio, previo pentimento (nel Vangelo di Matteo).

Diversamente dagli altri profeti che attendono la venuta, Giovanni Battista sa che il Messia promesso è giunto e che immergerà gli uomini nel suo amore.

“Giovanni”: il termine (in ebraicoYehohanan) significa “dono o grazia di Dio”, “Dio ha esaudito”, “Dio ha avuto misericordia”.

“Battista”: significa letteralmente “colui che immerge”. Immerge quanti vanno a lui nell’acqua del fiume Giordano, in segno di purificazione e di penitenza.

“Deserto”: nella Bibbia il deserto è un luogo di prova, di cammino, di dubbio, di tentazione, di caduta nel peccato, di purificazione. È anche luogo di intimità con Dio che promette un amore rinnovato (cfr. Osea 2,16-18). Il deserto è il luogo della novità e della salvezza: “Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa” (Isaia 43,19).

  1. dicendo: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!”.

Giovanni Battista scuote le coscienze e proclama le stesse parole che pronuncerà Gesù all’inizio della sua predicazione, a significare unitarietà di annuncio e di programma.

“Convertitevi!”: conversione significa smettere di fuggire da Dio per aprirsi alla sua rivelazione; rompere l’immagine errata di “Dio giudice”, e abbandonarsi alla sua azione di “Dio Padre”; rapportarsi con Lui piegando la nostra volontà alla sua e non viceversa; vedere il mondo con i suoi occhi e non con i nostri. “Conversione”, in greco “metanoia”, indica il profondo mutamento nel modo di pensare, di sentire, di giudicare le cose, il totale capovolgimento da compiere per aderire al messaggio di Cristo nel modo di considerare i valori etici, culturali, politici e sociali correnti. Le beatitudini evangeliche sono l’espressione della conversione (o “metanoia”) cristiana.

  1. Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: “Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”.

 

Matteo rivela come in Giovanni Battista si realizza la profezia di Isaia e riporta le parole con cui il profeta incoraggiava il popolo a confidare in Dio. Come Dio ha guidato nella Terra promessa il popolo eletto, così i discepoli di Cristo sono guidati a Dio. Per questo devono convertirsi da una vita di infedeltà ad una vita di affidamento totale al loro Signore.

“Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”: riconoscendo il proprio peccato e pentendosi, il popolo di Israele è invitato a prepararsi al ritorno in patria, dopo l’esilio in Babilonia, guidato da Dio per entrare nella Terra Promessa.

  1. E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele

Giovanni viene descritto nei dettagli, con i segni caratteristici del profeta Elia.

“Peli di cammello”: il vestito fatto di peli di cammello è segno che il Battista è il vero profeta del Dio vivente, come è preannunciato dalla Scrittura in riferimento al profeta Elia: “Acazia chiese ai messaggeri: “Com’era l’uomo che vi è venuto incontro e vi ha detto queste parole?”. Quelli gli risposero: “Era un uomo vestito di pelo, con una cintura di cuoio intorno ai fianchi”. E Acazia disse: “È Elia il Tisbita!” (2 Re 1,7-8).

“Una cintura di pelle attorno ai fianchi”: come gli Ebrei che, nella notte, si preparano ad uscire dall’Egitto, così il Battista è pronto per la venuta del Messia, di cui è il precursore.

“Cavallette e miele selvatico”: il Battista non poteva nutrirsi di cibi confezionati dall’uomo, ma solo di ciò che Dio forniva attraverso la natura. La cavalletta è chiamata anche “colei che combatte il serpente”, quindi è simbolo della Parola di Dio che vince sulla menzogna. Il miele è un richiamo anch’esso alla Parola, che “è più dolce del miele” (Salmo 19,11; 119,103). Questa descrizione presenta Giovanni come l’uomo nuovo, il vero profeta, che si nutre della Parola di Dio.

  1. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui

Quando una persona è autentica, come nel caso di Giovanni Battista, attira l’attenzione e muove le folle che lasciano i luoghi sacri per andare verso il deserto, luogo dove non c’è nulla e dove, liberi da tutto, si è nella disponibilità di incontrare Dio come è veramente, spogli di ogni proiezione e di ogni pregiudizio su di Lui. Prepariamoci anche noi a questo Esodo, a questo cambio di mentalità.

  1. e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro

Giovanni Battista immerge nell’acqua del Giordano il penitente che intende convertirsi. È un segno esterno di purificazione. Solo Gesù cancellerà totalmente i peccati.

“Nel fiume Giordano”: per gli Ebrei il simbolo dell’acqua ha il significato di vita, ma anche di morte. Per noi cristiani essere immersi nell’acqua del Battesimo significa entrare nella morte con Cristo, riconoscersi bisognosi di salvezza, per riemergere a vita nuova, aderendo al Risorto.

  1. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: “Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente?

Compaiono in scena i farisei e i sadducei, uomini religiosi esperti della dottrina e zelanti nel loro comportamento secondo la Legge. Probabilmente vogliono controllare l’operato di Giovanni Battista. Egli li smaschera subito e li apostrofa con l’epiteto “razza di vipere” perché non ascoltano sinceramente la Parola di Dio e non sono decisi a cambiare mentalità. Non basta un’adesione formale, non basta appartenere ad una categoria per salvarsi, ma occorre un cambiamento radicale del proprio modo di pensare che conduce ad una vita secondo Dio.

  1. Fate dunque un frutto degno della conversione,

Il comportamento esterno denota il cambiamento interiore. Se veramente farisei e sadducei sono convinti a cambiare vita e ad uscire dalla pessima fama che è loro stata attribuita a causa della cattiva condotta, devono dimostrarlo concretamente.

 

È questo che vuole Dio da noi, una vita nuova, in contrapposizione alle “opere vecchie della carne”: “Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo” (Galati 5,19-21).

  1. e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad

“Non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!””: Giovanni Battista afferma che non è sufficiente essere discendenti di Abramo, appartenenti al popolo di Israele e in una posizione altolocata per salvarsi. Occorre avere la stessa fede di Abramo, che si è fidato di Dio ed ha ascoltato la Sua Parola. Ognuno viene giudicato sulla base delle proprie azioni, non sull’appartenenza ad un popolo, ad una casta, ad una categoria di persone.

“Da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo”: Dio può compiere azioni straordinarie, anche cambiare il nostro cuore di pietra in un cuore di figli che lo amano. Gli esegeti affermano che per capire il significato di questo versetto occorre sapere che in ebraico c’è un gioco di parole: abanim/banim cioè pietre/figli.

  1. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel

L’albero che non porta frutto viene tagliato perché inutile. Il richiamo al brano del Vangelo di Giovanni al capitolo 15, che parla della vera vite, aiuta a comprendere che se siamo legati a Cristo, vera vite, di cui noi siamo i tralci, possiamo portare frutto ed essere fecondi di bene.

  1. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e

Giovanni Battista è veritiero e umile nello stesso tempo. Dichiara di non essere lui il Messia. Di fronte al Cristo che viene, egli si riconosce ancora meno di uno schiavo nei suoi confronti.

Giovanni è il profeta che divide la storia di Israele tra il passato e il futuro, tra l’attesa e la venuta di Cristo. Indica colui che viene dopo di lui, è un dito puntato, è un segnale che Dio è all’opera. L’attesa lascia il posto al compimento.

“Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”: Gesù non ci immerge nell’acqua, simbolo di morte, ma nel suo amore, nello Spirito Santo, che è come fuoco che brucia il male, le scorie, il peccato; che illumina il cammino da percorrere; che riscalda il cuore e lo rende capace di infiammare gli altri con lo zelo che viene da dentro.

  1. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”.

L’immagine della mietitura viene utilizzata spesso nella Bibbia per indicare il momento del giudizio. Gesù brucerà la paglia, la zizzania e quanto non serve, mentre terrà il frumento buono. Fuori metafora, accoglierà il bene che abbiamo compiuto nella vita e brucerà il male commesso. Tutto questo lo farà attraverso la prova più grande del suo amore: attraverso la croce e la risurrezione.

Invochiamo il Dio dei viventi, affinché susciti in noi il desiderio della conversione. Spogli dai nostri pregiudizi e dalle convinzioni distorte, rinnovati dal Suo Santo Spirito, sapremo esplicitare in ogni rapporto umano la stessa tenerezza di Dio, rivelata in Cristo Gesù, nostro Salvatore.

Suor Emanuela Biasiolo delle Piccole Suore della Sacra Famiglia


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