Commento al Vangelo del 8 Dicembre 2018 โ€“ p. Fernando Armellini

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Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 8 Dicembre 2018.

Immacolata: Maria segno della vittoria sul serpente

Cโ€™รจ un modo di presentare la figura di Maria che scoraggia invece di animare.

รˆ indicata come la donna assolutamente inimitabile, esentata dal peccato originale e dalle sue drammatiche conseguenze โ€“ e questo non per merito suo, ma per un singolare privilegio divino โ€“ confermata in grazia, preservata dal commettere errori, benedetta in ogni sua operaโ€ฆ Ci chiediamo cosโ€™abbia in comune con noi questa donna meravigliosa?

Noi, poveri discendenti di Adamo, costretti a sopportare, senza averne colpa, le pene di un peccato che non abbiamo commesso, possiamo provare invidia nei suoi confronti, ma difficilmente amore. รˆ troppo lontana dalla nostra condizione, non รจ nostra compagna di viaggio nel cammino di fede che, con fatica, percorriamo; non condivide con noi dubbi, incertezze, tentazioni e anche momenti di smarrimento di fronte alla volontร  di Dio.

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Questa immagine della madre di Gesรน โ€“ derivata dallโ€™affetto piรน che dalla meditazione approfondita dei testi sacri โ€“ divide i fratelli di fede, invece di unirli, costituisce un motivo di attrito nel dialogo ecumenico, soprattutto con i protestanti e gli ortodossi.

La festa di oggi ci offre lโ€™opportunitร  di accostarci alla figura autentica di Maria, quella che traspare nitida dai racconti evangelici, libera dalle incrostazioni di una devozione non sempre sana che ha dato adito anche a parecchi equivoci.

Il dogma dellโ€™Immacolata Concezione โ€“ definito da papa Pio IX lโ€™8 dicembre 1854 โ€“ รจ stato formulato con un linguaggio legato alle categorie filosofiche e teologiche del tempo, linguaggio che allโ€™uomo del ventunesimo secolo risulta difficile da comprendere. Se si vuole che abbia qualcosa da dire a noi oggi, dobbiamo rileggerlo alla luce della rivelazione biblica.

La Maria del Vangelo ci รจ molto vicina: ragazza nata fra i monti della Bassa Galilea, innamorata del giovane Giuseppe con il quale ha progettato una famiglia secondo la tradizione del suo popolo, poi madre, donna di fede che si รจ dovuta confrontare ogni giorno con difficoltร  e tentazioni non dissimili dalle nostre. Non รจ unโ€™eccezione, ma una persona particolare in cui Dio ha trovato la piena disponibilitร  alla realizzazione del suo piano di salvezza.

Dio non elargisce i suoi doni per suscitare in chi รจ stato favorito il piacere narcisistico di sentirsi un privilegiato, ma per affidargli una missione da svolgere. Maria รจ stata colmata di grazia perchรฉ noi dovevamo divenire ricchi di grazia. In lei il Signore ha manifestato la sua benevolenza perchรฉ voleva colmare noi di ogni benedizione.

Si รจ inserita perfettamente in questo disegno e tutti i doni che gratuitamente ha ricevuto da Dio li ha impiegati affinchรฉ noi potessimo giungere alla salvezza. Con gioia ha accolto la parola del Signore  e ha portato a compimento la sua difficile vocazione.

I vangeli ci ricordano le sue perplessitร , i suoi interrogativi, il suo commovente cammino di fede.

Come noi, come suo figlio, รจ stata tentata, ma in ogni momento ha saputo dire, come Gesรน (2 Cor 1,19), sempre โ€œsรฌโ€ a Dio.

Per interiorizzare il messaggio, oggi ripeteremo:
โ€œNon eri diversa da noi, sorella Maria. Sei beata perchรฉ hai creduto e sei rimasta fedeleโ€.

Prima lettura (Gn 3,9-15.20)

9Ma il Signore Dio chiamรฒ lโ€™uomo e gli disse: ยซDove sei?ยป.
10Rispose: ยซHo udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perchรฉ sono nudo, e mi sono nascostoยป. 11Riprese: ยซChi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dellโ€™albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?ยป.
12Rispose lโ€™uomo: ยซLa donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dellโ€™albero e io ne ho mangiatoยป.
13Il Signore Dio disse alla donna: ยซChe hai fatto?ยป. Rispose la donna: ยซIl serpente mi ha ingannata e io ho mangiatoยป.
14Allora il Signore Dio disse al serpente:
ยซPoichรฉ hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
15Io porrรฒ inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerร  la testa
e tu le insidierai il calcagnoยป.
20 Lโ€™uomo chiamรฒ la moglie Eva, perchรฉ essa fu la madre di tutti i viventi.

Maria fu preservata immune da ogni macchia della colpa originale. Cosรฌ si รจ espresso Pio IX quando ha formulato il dogma dellโ€™Immacolata Concezione.

Come tutti al suo tempo, questo papa riteneva che il racconto del โ€œpeccato originaleโ€ riferisse la storia sciagurata di due individui โ€“ il signor Adamo e la signora Eva โ€“ ed era convinto che la loro trasgressione avesse avuto conseguenze drammatiche per i loro discendenti ai quali era stata trasmessa.

Gli studi biblici oggi hanno appurato, senza ombra di dubbio, che questo brano della Genesi non รจ il resoconto di un fatto accaduto allโ€™inizio del mondo, ma una pagina di teologia, redatta per rispondere, con immagini e linguaggio mitici, al piรน inquietante degli enigmi dellโ€™uomo: perchรฉ esiste il male nel mondo?.

Non narra la storia del peccato di un certo Adamo e una certa Eva, ma spiega la dinamica secondo cui, da sempre, gli uomini giungono a rifiutare Dio, a commettere il male e a decretare la propria rovina.

Noi non siamo gli sventurati discendenti di Adamo ed Eva โ€“ costretti a portare le conseguenze del peccato dei progenitori โ€“ ma siamo noi gli Adamo ed Eva, posti di fronte a Dio e alla responsabilitร  delle scelte che siamo chiamati a fare nella vita.

Se questa รจ lโ€™interpretazione del racconto della Genesi, anche la veritร  contenuta nel dogma dellโ€™Immacolata Concezione richiede di essere approfondita e compresa in modo nuovo.

Dio aveva fatto bene ogni cosa, il mondo era uscito โ€œbuonoโ€ dalle sue mani. Per sette volte lโ€™autore sacro ripete, come un ritornello: โ€œE Dio vide che era buonaโ€ lโ€™opera da lui realizzata.

Cโ€™era armonia fra lโ€™uomo e Dio, armonia rappresentata nel libro della Genesi dallโ€™immagine squisita del Signore e dellโ€™uomo che passeggiano nel giardino di Eden, accarezzati dalla brezza della sera (Gn 3,8)

Cโ€™era armonia fra lโ€™uomo e la natura: il mondo era amato, rispettato e curato come un giardino.

Cโ€™era armonia fra uomo e donna: nessun dominio, nessuna sopraffazione, nessuna strumentalizzazione egoistica, solo la gioia di sentirsi ciascuno un dono per lโ€™altro.

รˆ a questo punto che โ€“ fin dallโ€™inizio del mondo โ€“ entra in scena il serpente che convince lโ€™uomo a infrangere i limiti impostigli dalla sua condizione di creatura, a mettere da parte il progetto del Creatore e a sostituirlo con un proprio progetto, a seguire i propri capricci e astuzie, illudendosi di raggiungere cosรฌ la piena realizzazione di sรฉ e la felicitร .

Chi รจ il serpente? Proviamo a decodificare questa figura mitica.

Contrariamente a quello che forse pensiamo, in tutto lโ€™Antico Testamento questo misterioso personaggio non compare piรน. Solo al tempo di Gesรน gli autori giudei, per influsso del pensiero persiano ed ellenistico, hanno cominciato a vedere nel serpente il diavolo; ma il testo della Genesi non orienta verso questa spiegazione, dichiara piuttosto che il serpente รจ la piรน astuta delle creature di Dio.

Chi puรฒ essere?

Scorriamo i primi due capitoli della Genesi, passiamo in rassegna gli esseri viventi creati dal Signore e giungeremo alla conclusione: รจ lโ€™uomo, non puรฒ essere che lui il piรน astuto.

Sรฌ, il serpente รจ lโ€™uomo stesso che, colto da un folle delirio di onnipotenza, si solleva contro Dio, pensa di potersi sostituire a lui e proclama la propria autonomia nel decidere ciรฒ che รจ bene e ciรฒ che รจ male.

Questa tentazione dellโ€™autosufficienza seduce in modo subdolo, penetra impercettibile, insidiosa come un serpente, nella mente e nel cuore dellโ€™uomo e lo induce a fare scelte di morte.

Il peccato causa la rottura di tutte le armonie e il brano che ci viene proposto nella lettura di oggi ne presenta, con immagini, le drammatiche conseguenze.

Lโ€™uomo che si lascia sedurre dal โ€œserpenteโ€ che รจ in lui finisce fuori posto.

Dio lo cerca, lo chiama: โ€œDove sei?โ€, ma non lo trova (vv. 8-10), perchรฉ non รจ piรน dove dovrebbe essere.

Come un padre, il Signore รจ addolorato del male che il figlio si รจ fatto; รจ preoccupato e, per ricuperarlo, lo invita a prendere coscienza dellโ€™accaduto.

โ€œDove sei?โ€ significa: โ€œDove sei andato a finire? Cosโ€™hai fatto della tua vita? Come ti sei ridotto agendo di testa tua?โ€.

La risposta dellโ€™uomo: โ€œHo udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perchรฉ sono nudo, e mi sono nascostoโ€ (v. 10).

รˆ il rifiuto della presenza di Dio, considerato non piรน come un amico, ma come un avversario da evitare, come un tiranno che minaccia lโ€™indipendenza e toglie la libertร .

Nascondersi dal Signore significa abbandonare la preghiera, disinteressarsi dellโ€™ascolto della parola di Dio, prendere le distanze dalla vita della propria comunitร  per non essere rimessi in discussione, per non sentirsi intralciati nelle proprie scelte.

Lโ€™uomo ha paura di Dio perchรฉ teme che egli lo privi della felicitร . In realtร , chi si stacca da lui precipita nel baratro della piรน completa confusione.

La seconda conseguenza della decisione di smarcarsi da Dio nelle scelte morali รจ lโ€™allontanamento dai fratelli (vv. 12.16).

Adamo accusa Eva, questa attribuisce la colpa al serpente, ambedue rinfacciano a Dio di aver creato un mondo sbagliato. Sei stato tu โ€“ insinua Adamo โ€“ a mettermi accanto una persona che, invece di condurmi a te, mi ha distolto dal tuo progetto. Io mi sono fidato di lei perchรฉ tu me lโ€™avevi posta al fianco.

Questa reazione rappresenta il tentativo di scaricare le responsabilitร  del male commesso su capri espiatori che possono essere la famiglia in cui si รจ nati, la societร , lโ€™educazione ricevuta e, in ultima analisi, Dio che ha voluto che lโ€™uomo non potesse realizzarsi che nellโ€™incontro con i propri simili, i quali perรฒ spesso, invece di sollevarlo in alto, lo trascinano verso il basso.

La donna, interrogata a sua volta, dร  la colpa al serpente e, siccome il serpente non รจ che lโ€™altra faccia della nostra umanitร , le sue parole costituiscono una nuova accusa nei confronti di Dio: Tu hai fatto male le cose creando lโ€™uomo cosรฌ comโ€™รจ, capace di compiere follie e crimini. Perchรฉ non lโ€™hai fatto diverso, perfetto? Perchรฉ in lui cโ€™รจ questo โ€œserpenteโ€ insidioso che inietta veleno mortale?

Dopo essersi rivolto allโ€™uomo e alla donna, ci aspetteremmo che Dio interroghi il serpente, invece non lo fa, perchรฉ il serpente non รจ una creatura distinta dallโ€™uomo, ma รจ la controparte dellโ€™uomo, quella che si oppone a Dio.

Il serpente โ€“ il male che รจ nellโ€™uomo โ€“ avrร  sempre la meglio?

Dal nostro punto di vista la condizione umana pare disperata e Paolo la descrive in toni drammatici: โ€œIo non riesco a capire neppure ciรฒ che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto, quindi non sono piรน io a farlo, ma il peccato che abita in me. Infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Sono uno sventurato! Chi mi libererร  da questo corpo votato alla morte?โ€ (Rm 7,15-24).

La disfatta dellโ€™uomo sarร  dunque definitiva?

Nellโ€™ultima parte del brano (vv. 14-15) Dio risponde a questa inquietante domanda.

La lotta fra โ€œil serpenteโ€ e lโ€™uomo continuerร  fino alla fine del mondo, ma viene anticipato lโ€™esito del confronto.

โ€œIl serpenteโ€ รจ dichiarato maledetto, cioรจ privo di forza soprannaturale e quindi non irresistibile; puรฒ essere vinto e difatti lo sarร .

Servendosi di immagini vive ed efficaci, Dio assicura che lambirร  la polvere, andrร  incontro a una disfatta umiliante (Sl 72,9); striscerร  per terra, come sono costretti a fare i nemici sconfitti di fronte al vincitore (Sl 72,11); avrร  la testa schiacciata e, anche se, fino alla fine, tenterร  di mettere in atto le sue insidie mortali, non riuscirร  nel suo intento.

รˆ la promessa della salvezza universale.

Alla luce di questa lettura, la proclamazione dellโ€™Immacolata Concezione di Maria acquista un chiaro significato nuovo e stimolante.

รˆ lโ€™invito a rivolgere lo sguardo verso colei che, fin dal suo concepimento, ha realizzato quellโ€™armonia perfetta che Dio aveva sognato il primo mattino del mondo.

รˆ immacolata fin dal suo concepimento, cioรจ, nella totalitร  della sua esistenza.

 In lei la vittoria sul serpente รจ stata completa perchรฉ in lei lo Spirito divino che ha animato suo figlio ha potuto operare le sue meraviglie.

รˆ il segno piรน nitido del trionfo di Dio sul male.

Seconda lettura (Ef 1,3-6.11-12)

3 Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesรน Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.
4 In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo,
per essere santi e immacolati al suo cospetto nella caritร ,
5 predestinandoci a essere suoi figli adottivi
per opera di Gesรน Cristo,
6 secondo il beneplacito della sua volontร .
E questo a lode e gloria della sua grazia,
che ci ha dato nel suo Figlio diletto.
11 In lui siamo stati fatti anche eredi,
essendo stati predestinati secondo il piano di colui
che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontร ,
12 perchรฉ noi fossimo a lode della sua gloria,
noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.

La festa di oggi รจ solo un invito a contemplare lโ€™Immacolata, a rallegrarci per le meraviglie operate in lei o Dio ci vuole in qualche modo coinvolgere nella sua luminosa storia?

A questa domanda risponde il brano che ci รจ proposto nella lettura.

รˆ un inno commovente, sgorgato dal cuore di un cristiano dellโ€™Asia minore, cantato durante le celebrazioni liturgiche delle comunitร  del I secolo e conservatoci dallโ€™autore della lettera agli efesini.

Esordisce con una benedizione a Dio che non รจ piรน chiamato โ€œDio dโ€™Abramo, dโ€™Isacco e di Giacobbeโ€, ma Padre del Signore nostro Gesรน Cristo (v. 3).

รˆ benedetto perchรฉ, avendoci inseriti in Cristo, ci ha resi partecipi di ogni benedizione spirituale.

Le benedizioni promesse ai patriarchi erano materiali. Dio si mostrava benevolo verso il suo popolo quando donava messi abbondanti, moltiplicava greggi e armenti, faceva crescere i figli come virgulti dโ€™ulivo e rendeva le figlie splendide โ€œcome colonne dโ€™angoloโ€ (Sl 144,12).

Ora egli ci colma di benedizioni spirituali, che non sono in contrapposizione con quelle materiali, ma costituiscono una realtร  nuova, unโ€™offerta di beni imperituri, di una vita che va oltre gli orizzonti di questo mondo.

Dopo questa esclamazione gioiosa, lโ€™inno presenta, nella prima strofa, il progetto dโ€™amore ideato da Dio (vv. 4-6). Rivela la sorpresa che Dio aveva in serbo per noi prima ancora della creazione del mondo: egli ci ha scelti per essere santi e immacolati.

Si tratta di un messaggio inatteso.

Ritenevamo che solo Maria fosse santa e immacolata, invece Paolo ci assicura che questa รจ la vocazione alla quale siamo chiamati tutti. Anche in noi il male รจ destinato a subire la disfatta che si รจ registrata in modo totale in Maria.

Questโ€™opera meravigliosa il Signore la realizza predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesรน Cristo.

Il destino che attende lโ€™intera umanitร  non รจ, dunque, la rovina, ma la gioia senza fine, a lode e gloria della sua grazia.

A questo punto lโ€™inno introduce unโ€™affermazione densa di significato e che, purtroppo, la nostra traduzione non riesce a rendere: โ€œgrazia che ci ha dato nel suo Figlio dilettoโ€.

Il testo originale impiega qui il verbo greco kharitoo che significa colmare gratuitamente di ogni dono. Nel suo Figlio diletto Dio ci ha ricolmati gratuitamente, senza alcun nostro merito, dei suoi doni.

 Ora, la cosa sorprendente รจ che questo verbo รจ usato solo unโ€™altra volta nella Bibbia. Ricorre nellโ€™annuncio che Gabriele rivolge a Maria: Rallegrati o ricolmata da Dio di ogni suo dono, il Signore รจ con te (Lc 1,28).

Si riteneva che in questo saluto dellโ€™angelo fosse contenuta la prova biblica della pienezza di grazia di Maria.

รˆ vero: in Maria nessuno dei doni di cui รจ stata colmata รจ andato perduto.

Lโ€™inno della Lettera agli efesini annuncia perรฒ anche a noi il lieto messaggio: Dio ha ricolmato anche noi di tutti i suoi doni e ci invita a disporci per accoglierli e lasciarli fruttificare sullโ€™esempio di Maria.

Vangelo (Lc 1,26-38)

26 Nel sesto mese, lโ€™angelo Gabriele fu mandato da Dio in una cittร  della Galilea, chiamata Nazaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: โ€œTi saluto, o piena di grazia, il Signore รจ con teโ€.
29 A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30 Lโ€™angelo le disse: โ€œNon temere, Maria, perchรฉ hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesรน. 32 Sarร  grande e chiamato Figlio dellโ€™Altissimo; il Signore Dio gli darร  il trono di Davide suo padre 33 e regnerร  per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrร  fineโ€.
34 Allora Maria disse allโ€™angelo: โ€œCome รจ possibile? Non conosco uomoโ€. 35 Le rispose lโ€™angelo: โ€œLo Spirito Santo scenderร  su di te, su te stenderร  la sua ombra la potenza dellโ€™Altissimo. Colui che nascerร  sarร  dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36 Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo รจ il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37 nulla รจ impossibile a Dioโ€.
38 Allora Maria disse: โ€œEccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai dettoโ€. E lโ€™angelo partรฌ da lei.

Numerosi pittori hanno raffigurato questa scena per cui รจ quasi inevitabile che la si visualizzi e che qualcuno tenti anche di completarla ricorrendo โ€“ come hanno fatto molti artisti โ€“ ai tratti leggendari tramandati dai vangeli apocrifi.

Le emozioni suscitate da questa pagina di Luca possono aiutare ad accostarsi al mistero, a condizione che si vada subito oltre, che si comprenda il genere letterario impiegato dallโ€™evangelista e si giunga a cogliere il messaggio che vuole comunicare.

Se la si interpreta in modo superficiale, lโ€™incantesimo finisce presto perchรฉ sorgono domande cui non si trova risposta o che non hanno senso. Ci si chiede perchรฉ non ci venga detto dove Maria si trovava, cosa stesse facendo, quali le ragioni del suo turbamento (si era sposata per avere figli, perchรฉ si meraviglia che le si annunci una maternitร ?), quale aspetto aveva assunto lโ€™angelo e come si era introdotto nella casa della Vergine, dovโ€™era Giuseppe, perchรฉ non รจ stato subito informato e, soprattutto, perchรฉ Dio ha voluto complicare tanto la vicenda, al punto di mettere a repentaglio lโ€™onorabilitร  di Maria.

Chi si pone questi interrogativi non ha capito che non siamo di fronte a un resoconto fedele fin nei dettagli, ma a una pagina di teologia scritta a tavolino da un biblista molto preparato, profondo conoscitore dellโ€™Antico Testamento, degli oracoli dei profeti, delle immagini e delle forme letterarie impiegate nella Bibbia.

Non sapremo mai se lโ€™annunciazione sia stata un evento materiale verificabile o una rivelazione interiore avvenuta in Maria. Non sapremo mai come e quando Maria ha preso coscienza della sua missione di madre del Messia. Questo interessa a noi, non allโ€™evangelista cui preme invece  far comprendere ai suoi lettori chi รจ il figlio di Maria e che cosa abbia rappresentato per la storia dellโ€™umanitร  il momento in cui, nel grembo di Maria, รจ sbocciata la vita umana del Figlio di Dio.

Fatta questa premessa veniamo al testo evangelico.

Lโ€™ambientazione (vv. 26-27) del misterioso evento dellโ€™incarnazione รจ molto realistica. รˆ indicato il luogo, Nazaret, minuscolo villaggio della Galilea, tanto insignificante da non essere neppure nominato nellโ€™Antico Testamento, abitato da gente semplice, poco istruita. A Filippo che, infervorato, dichiarava la sua ammirazione per Gesรน di Nazaret, Natanaele rispose irridente: โ€œMa da Nazaret puรฒ mai venire qualcosa di buono?โ€ (Gv 1,46). Lโ€™intera Galilea era ritenuta una regione infedele, semipagana, lontana dalla pratica religiosa pura della Giudea.

Dopo lโ€™accenno al luogo viene introdotta sulla scena una vergine sposata con Giuseppe della dinastia di Davide. Infine รจ indicato il nome della ragazza, quello con cui รจ da tutti conosciuta: a Nazaret la chiamano Maria, che significa โ€œlโ€™eccelsa, colei che รจ elevata in altoโ€. Di nuovo lโ€™evangelista, nel ricordarne il nome, la designa come โ€œvergineโ€.

Come mai tanta insistenza?

La verginitร  per noi รจ segno di dignitร  e motivo di onore, ma in Israele era apprezzata prima del matrimonio, non dopo. Per una ragazza era unโ€™infamia rimanere vergine per tutta la vita, era il segno della sua incapacitร  di attirare su di sรฉ gli sguardi di un uomo. La donna senza figli era un albero secco che non dava frutti. Al termine vergine era legata una connotazione dispregiativa; significava: priva di vita, senza futuro, senza posteritร . Nei momenti piรน drammatici della sua storia, Gerusalemme sconfitta e umiliata รจ chiamata vergine Sion (Ger 31,4; 14,13), perchรฉ in lei la vita si era interrotta, era incapace di generare.

La verginitร  di Maria non va intesa solo in senso biologico โ€“ come la chiesa insegna โ€“ ma soprattutto in senso biblico. Luca vuole presentarla come la vergine Sion che diviene feconda perchรฉ il suo sposo, il Signore, la colma dโ€™amore.

 Nel suo cantico Maria mostrerร  di essere ben cosciente della sua โ€œverginitร โ€ quando dichiara: โ€œHa guardato alla bassezza (alla tapinitร  โ€“ dice il testo greco) della sua servaโ€ (Lc 1,48).

Non รจ lโ€™ammirazione per la sua integritร  morale che lโ€™evangelista vuole suscitare nei cristiani delle sue comunitร , ma far loro contemplare le โ€œgrandi coseโ€ che in lei โ€“ povera e priva di qualunque merito โ€“ ha operato colui che รจ โ€œPotenteโ€ e โ€œSanto รจ il suo nomeโ€ (Lc 1,49).

Chiunque consideri le meraviglie compiute dal Signore nella โ€œsua servaโ€ non potrร  piรน abbattersi per la propria indegnitร , tutti infatti sono chiamati a divenire, nelle mani di Dio, capolavori della sua grazia.

Luca ha aperto il suo vangelo con un dittico, con due annunciazioni. Nel primo quadro ha presentato la vecchia e sterile Elisabetta (immagine della sposa Israele incapace di generare e della condizione dellโ€™umanitร  priva di prospettive di vita). Nel secondo quadro ha introdotto una giovane, โ€œvergineโ€ infeconda personificazione di Sion, ma grembo pronto ad accogliere la vita.

Rendendo feconde la sterile Elisabetta e la vergine Maria, il Signore ha mostrato che non cโ€™รจ condizione di morte che non possa essere colmata di vita. Anche i cuori aridi come il deserto egli ha deciso di trasformare in lussureggianti giardini e, irrigati dallโ€™acqua del suo Spirito, i giardini diverranno foreste (Is 32,15).

Dopo aver esaminato i due versetti introduttori, analizziamo la parte cenยญtrale del brano.

Rallegrati, o amata da Dio, il Signore รจ con te (v. 28).

รˆ questo il saluto del messaggero celeste a Maria. Non si tratta dellโ€™espressione formale e cortese che le persone che si incontrano per la prima volta sono solite rivolgersi. Non equivale a โ€œSalve, ti saluto o Mariaโ€ e non รจ neppure lโ€™abituale โ€œShalomโ€; รจ una espressione solenne, composta con cura. A qualunque israelita essa subito richiama alcuni testi dellโ€™Antico Testamento.

Rallegrati รจ il ben noto invito alla gioia e al giubilo che i profeti hanno rivolto alla vergine Sion o alla Figlia di Sion โ€“ il quartiere piรน povero di Gerusalemme, la zona piรน malridotta, quella in cui risiedevano gli immigrati e gli sfollati.

A questa cittร  disperata Sofonia e Zaccaria hanno annunciato un messaggio di consolazione: โ€œGioisci, o fiยญglia di Sion, esulta Israele, rallegrati con tutto il cuore o figlia di Gerusalemmeโ€ฆ Il Signore รจ in mezzo a te, non vedrai piรน la sventuraโ€ฆ Esulta, giubilaโ€ฆ Ecco a te viene il tuo reโ€ (Sof 3,14-18; Zc 9,9-10; 2,14).

Riprendendo questi oracoli, il messaggero celeste mostra di rivolgere il suo saluto non solo a Maria come persona, ma a tutto Israele, anzi, allโ€™intera umanitร , invitandola a gioire, a non angosciarsi per la propria miseria e la propria indegnitร : il Signore sta per venire in lei.

O amata da Dio.

Se scorriamo la Bibbia, verifichiamo che, quando Dio si rivolge a qualcuno, in genere lo chiama per nome. Nel nostro racconto il nome di Maria รจ sostituito da un epiteto: Amata da Dio. รˆ il secondo nome che viene dato alla Vergine nel nostro racconto.

Maria era il nome con cui era conosciuta a Nazaret, Amata da Dio รจ quello con cui รจ conosciuta in Cielo, รจ la sua vera identitร . In questo nome รจ contenuta la sua missione nel mondo: attraverso di lei Dio manifesterร  tutto il suo amore per lโ€™uomo.

Amata da Dio non รจ solo il nome celeste di Maria, รจ quello dellโ€™intera umanitร .

Il Signore รจ con te.

Quando Dio affida a qualcuno una missione importante e difficile, questi รจ colto da timore ed รจ tentato di sottrarsi. Mosรจ deve liberare il popolo, si sente inadeguato e si schermisce; il Signore lo rassicura: โ€œIo sarรฒ con teโ€ (Es 3,12); Giosuรจ รจ incaricato di introdurre Israele nella terra promessa e Dio lo incoraggia: โ€œCome sono stato con Mosรจ, cosรฌ sarรฒ con teโ€ (Es 1,5.9); Gedeone deve salvare il suo popolo dagli oppressori e lโ€™angelo: โ€œIl Signore รจ con teโ€ (Gdc 6,12).

Il compito di Maria โ€“ e della vergine Israele che lei raffigura โ€“ รจ piรน straordinario di tutti quelli che sono stato affidati ai servi di Dio che lโ€™hanno preceduta. Gabriele la incoraggia con parole a lei ben note: โ€œIl Signore รจ con teโ€.

Il turbamento di Maria permette allโ€™angelo di chiarire il mistero che sta per realizzarsi in lei: nel suo grembo lโ€™Altissimo sta per assumere forma umana, lโ€™eterno sta per entrare nel nostro tempo, il Creatore dellโ€™universo sta per farsi creatura.

Il figlio che nascerร  da lei โ€“ spiega lโ€™angelo โ€“ โ€œsarร  grande e chiamato Figlio dellโ€™Altissimo; il Signore Dio gli darร  il trono di Davide suo padre e regnerร  per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrร  fineโ€ (vv. 32-33).

Ognuna di queste parole โ€“ che non sono un resoconto stenografico, ma una composizione teologica postpasquale, posta da Luca sulla bocca dellโ€™angelo โ€“ allude a testi dellโ€™Antico Testamento.

Sono un richiamo alla profezia di Isaia: โ€œUn bimbo รจ nato per noiโ€ฆ ed รจ chiamato consigliere prodigioso, Dio di guerriero, Capo per sempre, Principe di pace. Il suo principato sarร  glorioso e la pace non avrร  fine nella dinastia di Davide e nel suo regnoโ€ (Is 9,5-6) e soprattutto allโ€™oracolo di Natan: โ€œIo ti farรฒ grandeโ€ฆ Renderรฒ stabile il trono del suo regno in eternoโ€ฆ Egli sarร  mio figlioโ€ฆ E sarร  stabile la tua casa e il tuo regno in eternoโ€ (2 Sam 7,12-17).

Con questi riferimenti lโ€™evangelista voleva presentare ai suoi lettori la vera identitร  del figlio di Maria. Identitร  difficile da cogliere: infatti รจ sempre rimasta nascosta agli occhi dei potenti, dei ricchi, dei sapienti e degli intelligenti (Mt 11,25) che sono soliti giudicare il valore delle persone con i criteri di questo mondo, non con quelli di Dio.

Servendosi dei richiami alle Scritture, Luca ha esposto ai suoi lettori la scoperta che Maria e i discepoli hanno fatto alla luce della Pasqua: benchรฉ concepito nel totale anonimato di un villaggio della Galilea dei pagani (Mt 4,15), Gesรน non era un bambino qualsiasi, era lโ€™atteso messia destinato a regnare in eterno. In lui si sono adempiute tutte le profezie.

Il racconto continua con la domanda di Maria: โ€œCome avverrร  questo?โ€.

Non chiede come sia possibile che questo accada nรฉ intende porre ostacoli, vuole solo sapere quale sarร  il suo compito, come dovrร  comportarsi affinchรฉ in lei si realizzino i disegni del Signore.

Lโ€™uomo non puรฒ rinunciare alla propria intelligenza. Lโ€™adesione a Dio nella fede non esige mai la rinuncia alla ragionevolezza. Il โ€œsรฌโ€ detto a Dio, per essere realmente umano, deve essere ponderato e responsabile.

Maria รจ presentata da Luca come il modello della risposta umana autentica โ€“ che deve essere libera e consapevole โ€“ alla vocazione del Signore.

Il chiarimento richiesto viene dato con il linguaggio ben comprensibile a Maria e ad ogni israelita, quello delle immagini bibliche.

Lo Spirito Santo scenderร  su di te, come nube ti coprirร  la forza dellโ€™Altissimo (v. 35).

รˆ ricordata anzitutto la presenza dello spirito di Dio, quello spirito che allโ€™inizio del mondo aleggiava sulle acque (Gn 1,2) e che ora รจ di nuovo richiamato perchรฉ Dio sta per realizzare un nuovo atto creativo nel grembo di Maria.

Poi lโ€™ombra e la nube: nellโ€™Antico Testamento sono segni della presenza divina.

Durante lโ€™esodo il Signore precedeva il suo popolo in una colonna di nube (Es 13,21), una nube coยญpriva la tenda dove Mosรจ entrava per incontrare Dio (Es 40,34-35) e, quando il Signore scendeva sul Sinai per parlare con Mosรจ, il monte era coperto da una nube densa (Es 19,16).

Affermando che su Maria รจ sceso lo Spirito Santo e si รจ posata lโ€™ombra dellโ€™Altissimo, Luca dichiara che in lei si รจ reso presente lo stesso Signore. Siamo di fronte a una professione di fede di questo evangelista nella divinitร  del figlio di Maria.

Lโ€™angelo conclude il suo discorso ricordando lโ€™efficacia garantita di ogni parola uscita dalla bocca del Signore. Lo fa con le stesse parole che uno dei tre angeli rivolse a Sara e ad Abramo, increduli allโ€™annuncio della nascita di Isacco: Nulla รจ impossibile a Dio (Gn 18,14).

Eccomi, sono la serva del Signore (v. 38a).

Nel breve racconto evangelico che stiamo esaminando compaiono tre nomi della Vergine: a Nazaret la chiamavano Maria, in Cielo era conosciuta come lโ€™Amata da Dio. Ecco ora il terzo nome, quello con cui lโ€™ha identificata la comunitร  cristiana: Serva del Signore.

Nel nostro testo รจ Maria che si attribuisce questo nome, ma รจ poco verosimile. Questa qualifica infatti non significa โ€“ come qualcuno traduce โ€“ โ€œumile ancellaโ€, ma รจ un titolo di sommo onore che lโ€™Antico Testamento riserva ai grandi uomini fedeli a Dio (mai a una donna). Samuele, Davide, i profeti, i sacerdoti che nel tempio notte e giorno benedicono Dio (Sl 134,1-2) sono chiamati โ€œservi del Signoreโ€. Quando cita il nome di Mosรจ, lโ€™autore sacro spesso sente il bisogno di aggiungere โ€œservo del Signoreโ€.

รˆ difficile che Maria sia stata cosรฌ poco modesta da attribuirsi un titolo cosรฌ elevato, anche se nessuno piรน di lei lโ€™ha certo meritato. รˆ piรน probabile che la comunitร  primitiva โ€“ in mezzo alla quale lei รจ vissuta in preghiera (At 1,14) โ€“ avendo contemplato in lei il modello della discepola fedele, abbia scelto questo  titolo biblico per qualificarla e glielo abbia posto sulle labbra.

Avvenga di me quello che hai detto (v. 38b)

In molti dipinti traspaiono, dal volto della Vergine, la sorpresa e, a volte, quasi il suo sbigottimento, cui segue perรฒ sempre lโ€™accettazione della volontร  del Signore.

Tuttavia, avvenga non significa affatto accondiscendenza rassegnata. Il verbo greco gรฉnoito รจ un ottativo ed esprime un desiderio gioioso. Sulla bocca di Maria rivela la sua ansia di vedere presto realizzato in lei il progetto del Signore.

Dove entra Dio, lรฌ giunge sempre anche la gioia.

Il racconto, iniziato con il rallegrati, si conclude con lโ€™esclamazione lieta della Vergine avvenga.

Nessuno aveva capito il progetto di Dio, non lโ€™avevano capito Davide, Natan, Salomone, i re dโ€™Israele. Tutti gli avevano contrapposto i loro sogni e da lui si aspettavano soltanto lโ€™aiuto per realizzarli. Maria non si รจ comportata come loro, non ha contrapposto a Dio alcun suo progetto, gli ha chiesto soltanto di mostrargli chiaramente il ruolo che intendeva affidarle e lei, dopo aver capito, con gioia ha accolto la sua volontร .

[accordions] [accordion title=โ€Chi รจ Fernando Armelliniโ€ load=โ€hideโ€]Ha conseguito la licenza in Teologia presso la Pontificia Universitร  Urbaniana e in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. Ha perfezionato gli studi di storia, archeologia biblica e lingua ebraica presso lโ€™Universitร  di Gerusalemme. Per alcuni anni รจ stato missionario in Mozambico. Attualmente insegna sacra Scrittura, รจ accreditato conferenziere in Italia e allโ€™estero ed รจ autore di commenti alle Sacre Scritture.[/accordion] [/accordions]

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