Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 8 Dicembre 2018.
Immacolata: Maria segno della vittoria sul serpente
Cโรจ un modo di presentare la figura di Maria che scoraggia invece di animare.
ร indicata come la donna assolutamente inimitabile, esentata dal peccato originale e dalle sue drammatiche conseguenze โ e questo non per merito suo, ma per un singolare privilegio divino โ confermata in grazia, preservata dal commettere errori, benedetta in ogni sua operaโฆ Ci chiediamo cosโabbia in comune con noi questa donna meravigliosa?
Noi, poveri discendenti di Adamo, costretti a sopportare, senza averne colpa, le pene di un peccato che non abbiamo commesso, possiamo provare invidia nei suoi confronti, ma difficilmente amore. ร troppo lontana dalla nostra condizione, non รจ nostra compagna di viaggio nel cammino di fede che, con fatica, percorriamo; non condivide con noi dubbi, incertezze, tentazioni e anche momenti di smarrimento di fronte alla volontร di Dio.
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Questa immagine della madre di Gesรน โ derivata dallโaffetto piรน che dalla meditazione approfondita dei testi sacri โ divide i fratelli di fede, invece di unirli, costituisce un motivo di attrito nel dialogo ecumenico, soprattutto con i protestanti e gli ortodossi.
La festa di oggi ci offre lโopportunitร di accostarci alla figura autentica di Maria, quella che traspare nitida dai racconti evangelici, libera dalle incrostazioni di una devozione non sempre sana che ha dato adito anche a parecchi equivoci.
Il dogma dellโImmacolata Concezione โ definito da papa Pio IX lโ8 dicembre 1854 โ รจ stato formulato con un linguaggio legato alle categorie filosofiche e teologiche del tempo, linguaggio che allโuomo del ventunesimo secolo risulta difficile da comprendere. Se si vuole che abbia qualcosa da dire a noi oggi, dobbiamo rileggerlo alla luce della rivelazione biblica.
La Maria del Vangelo ci รจ molto vicina: ragazza nata fra i monti della Bassa Galilea, innamorata del giovane Giuseppe con il quale ha progettato una famiglia secondo la tradizione del suo popolo, poi madre, donna di fede che si รจ dovuta confrontare ogni giorno con difficoltร e tentazioni non dissimili dalle nostre. Non รจ unโeccezione, ma una persona particolare in cui Dio ha trovato la piena disponibilitร alla realizzazione del suo piano di salvezza.
Dio non elargisce i suoi doni per suscitare in chi รจ stato favorito il piacere narcisistico di sentirsi un privilegiato, ma per affidargli una missione da svolgere. Maria รจ stata colmata di grazia perchรฉ noi dovevamo divenire ricchi di grazia. In lei il Signore ha manifestato la sua benevolenza perchรฉ voleva colmare noi di ogni benedizione.
Si รจ inserita perfettamente in questo disegno e tutti i doni che gratuitamente ha ricevuto da Dio li ha impiegati affinchรฉ noi potessimo giungere alla salvezza. Con gioia ha accolto la parola del Signore e ha portato a compimento la sua difficile vocazione.
I vangeli ci ricordano le sue perplessitร , i suoi interrogativi, il suo commovente cammino di fede.
Come noi, come suo figlio, รจ stata tentata, ma in ogni momento ha saputo dire, come Gesรน (2 Cor 1,19), sempre โsรฌโ a Dio.
Per interiorizzare il messaggio, oggi ripeteremo:
โNon eri diversa da noi, sorella Maria. Sei beata perchรฉ hai creduto e sei rimasta fedeleโ.
Prima lettura (Gn 3,9-15.20)
9Ma il Signore Dio chiamรฒ lโuomo e gli disse: ยซDove sei?ยป.
10Rispose: ยซHo udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perchรฉ sono nudo, e mi sono nascostoยป. 11Riprese: ยซChi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dellโalbero di cui ti avevo comandato di non mangiare?ยป.
12Rispose lโuomo: ยซLa donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dellโalbero e io ne ho mangiatoยป.
13Il Signore Dio disse alla donna: ยซChe hai fatto?ยป. Rispose la donna: ยซIl serpente mi ha ingannata e io ho mangiatoยป.
14Allora il Signore Dio disse al serpente:
ยซPoichรฉ hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
15Io porrรฒ inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerร la testa
e tu le insidierai il calcagnoยป.
20 Lโuomo chiamรฒ la moglie Eva, perchรฉ essa fu la madre di tutti i viventi.
Maria fu preservata immune da ogni macchia della colpa originale. Cosรฌ si รจ espresso Pio IX quando ha formulato il dogma dellโImmacolata Concezione.
Come tutti al suo tempo, questo papa riteneva che il racconto del โpeccato originaleโ riferisse la storia sciagurata di due individui โ il signor Adamo e la signora Eva โ ed era convinto che la loro trasgressione avesse avuto conseguenze drammatiche per i loro discendenti ai quali era stata trasmessa.
Gli studi biblici oggi hanno appurato, senza ombra di dubbio, che questo brano della Genesi non รจ il resoconto di un fatto accaduto allโinizio del mondo, ma una pagina di teologia, redatta per rispondere, con immagini e linguaggio mitici, al piรน inquietante degli enigmi dellโuomo: perchรฉ esiste il male nel mondo?.
Non narra la storia del peccato di un certo Adamo e una certa Eva, ma spiega la dinamica secondo cui, da sempre, gli uomini giungono a rifiutare Dio, a commettere il male e a decretare la propria rovina.
Noi non siamo gli sventurati discendenti di Adamo ed Eva โ costretti a portare le conseguenze del peccato dei progenitori โ ma siamo noi gli Adamo ed Eva, posti di fronte a Dio e alla responsabilitร delle scelte che siamo chiamati a fare nella vita.
Se questa รจ lโinterpretazione del racconto della Genesi, anche la veritร contenuta nel dogma dellโImmacolata Concezione richiede di essere approfondita e compresa in modo nuovo.
Dio aveva fatto bene ogni cosa, il mondo era uscito โbuonoโ dalle sue mani. Per sette volte lโautore sacro ripete, come un ritornello: โE Dio vide che era buonaโ lโopera da lui realizzata.
Cโera armonia fra lโuomo e Dio, armonia rappresentata nel libro della Genesi dallโimmagine squisita del Signore e dellโuomo che passeggiano nel giardino di Eden, accarezzati dalla brezza della sera (Gn 3,8)
Cโera armonia fra lโuomo e la natura: il mondo era amato, rispettato e curato come un giardino.
Cโera armonia fra uomo e donna: nessun dominio, nessuna sopraffazione, nessuna strumentalizzazione egoistica, solo la gioia di sentirsi ciascuno un dono per lโaltro.
ร a questo punto che โ fin dallโinizio del mondo โ entra in scena il serpente che convince lโuomo a infrangere i limiti impostigli dalla sua condizione di creatura, a mettere da parte il progetto del Creatore e a sostituirlo con un proprio progetto, a seguire i propri capricci e astuzie, illudendosi di raggiungere cosรฌ la piena realizzazione di sรฉ e la felicitร .
Chi รจ il serpente? Proviamo a decodificare questa figura mitica.
Contrariamente a quello che forse pensiamo, in tutto lโAntico Testamento questo misterioso personaggio non compare piรน. Solo al tempo di Gesรน gli autori giudei, per influsso del pensiero persiano ed ellenistico, hanno cominciato a vedere nel serpente il diavolo; ma il testo della Genesi non orienta verso questa spiegazione, dichiara piuttosto che il serpente รจ la piรน astuta delle creature di Dio.
Chi puรฒ essere?
Scorriamo i primi due capitoli della Genesi, passiamo in rassegna gli esseri viventi creati dal Signore e giungeremo alla conclusione: รจ lโuomo, non puรฒ essere che lui il piรน astuto.
Sรฌ, il serpente รจ lโuomo stesso che, colto da un folle delirio di onnipotenza, si solleva contro Dio, pensa di potersi sostituire a lui e proclama la propria autonomia nel decidere ciรฒ che รจ bene e ciรฒ che รจ male.
Questa tentazione dellโautosufficienza seduce in modo subdolo, penetra impercettibile, insidiosa come un serpente, nella mente e nel cuore dellโuomo e lo induce a fare scelte di morte.
Il peccato causa la rottura di tutte le armonie e il brano che ci viene proposto nella lettura di oggi ne presenta, con immagini, le drammatiche conseguenze.
Lโuomo che si lascia sedurre dal โserpenteโ che รจ in lui finisce fuori posto.
Dio lo cerca, lo chiama: โDove sei?โ, ma non lo trova (vv. 8-10), perchรฉ non รจ piรน dove dovrebbe essere.
Come un padre, il Signore รจ addolorato del male che il figlio si รจ fatto; รจ preoccupato e, per ricuperarlo, lo invita a prendere coscienza dellโaccaduto.
โDove sei?โ significa: โDove sei andato a finire? Cosโhai fatto della tua vita? Come ti sei ridotto agendo di testa tua?โ.
La risposta dellโuomo: โHo udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perchรฉ sono nudo, e mi sono nascostoโ (v. 10).
ร il rifiuto della presenza di Dio, considerato non piรน come un amico, ma come un avversario da evitare, come un tiranno che minaccia lโindipendenza e toglie la libertร .
Nascondersi dal Signore significa abbandonare la preghiera, disinteressarsi dellโascolto della parola di Dio, prendere le distanze dalla vita della propria comunitร per non essere rimessi in discussione, per non sentirsi intralciati nelle proprie scelte.
Lโuomo ha paura di Dio perchรฉ teme che egli lo privi della felicitร . In realtร , chi si stacca da lui precipita nel baratro della piรน completa confusione.
La seconda conseguenza della decisione di smarcarsi da Dio nelle scelte morali รจ lโallontanamento dai fratelli (vv. 12.16).
Adamo accusa Eva, questa attribuisce la colpa al serpente, ambedue rinfacciano a Dio di aver creato un mondo sbagliato. Sei stato tu โ insinua Adamo โ a mettermi accanto una persona che, invece di condurmi a te, mi ha distolto dal tuo progetto. Io mi sono fidato di lei perchรฉ tu me lโavevi posta al fianco.
Questa reazione rappresenta il tentativo di scaricare le responsabilitร del male commesso su capri espiatori che possono essere la famiglia in cui si รจ nati, la societร , lโeducazione ricevuta e, in ultima analisi, Dio che ha voluto che lโuomo non potesse realizzarsi che nellโincontro con i propri simili, i quali perรฒ spesso, invece di sollevarlo in alto, lo trascinano verso il basso.
La donna, interrogata a sua volta, dร la colpa al serpente e, siccome il serpente non รจ che lโaltra faccia della nostra umanitร , le sue parole costituiscono una nuova accusa nei confronti di Dio: Tu hai fatto male le cose creando lโuomo cosรฌ comโรจ, capace di compiere follie e crimini. Perchรฉ non lโhai fatto diverso, perfetto? Perchรฉ in lui cโรจ questo โserpenteโ insidioso che inietta veleno mortale?
Dopo essersi rivolto allโuomo e alla donna, ci aspetteremmo che Dio interroghi il serpente, invece non lo fa, perchรฉ il serpente non รจ una creatura distinta dallโuomo, ma รจ la controparte dellโuomo, quella che si oppone a Dio.
Il serpente โ il male che รจ nellโuomo โ avrร sempre la meglio?
Dal nostro punto di vista la condizione umana pare disperata e Paolo la descrive in toni drammatici: โIo non riesco a capire neppure ciรฒ che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto, quindi non sono piรน io a farlo, ma il peccato che abita in me. Infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Sono uno sventurato! Chi mi libererร da questo corpo votato alla morte?โ (Rm 7,15-24).
La disfatta dellโuomo sarร dunque definitiva?
Nellโultima parte del brano (vv. 14-15) Dio risponde a questa inquietante domanda.
La lotta fra โil serpenteโ e lโuomo continuerร fino alla fine del mondo, ma viene anticipato lโesito del confronto.
โIl serpenteโ รจ dichiarato maledetto, cioรจ privo di forza soprannaturale e quindi non irresistibile; puรฒ essere vinto e difatti lo sarร .
Servendosi di immagini vive ed efficaci, Dio assicura che lambirร la polvere, andrร incontro a una disfatta umiliante (Sl 72,9); striscerร per terra, come sono costretti a fare i nemici sconfitti di fronte al vincitore (Sl 72,11); avrร la testa schiacciata e, anche se, fino alla fine, tenterร di mettere in atto le sue insidie mortali, non riuscirร nel suo intento.
ร la promessa della salvezza universale.
Alla luce di questa lettura, la proclamazione dellโImmacolata Concezione di Maria acquista un chiaro significato nuovo e stimolante.
ร lโinvito a rivolgere lo sguardo verso colei che, fin dal suo concepimento, ha realizzato quellโarmonia perfetta che Dio aveva sognato il primo mattino del mondo.
ร immacolata fin dal suo concepimento, cioรจ, nella totalitร della sua esistenza.
In lei la vittoria sul serpente รจ stata completa perchรฉ in lei lo Spirito divino che ha animato suo figlio ha potuto operare le sue meraviglie.
ร il segno piรน nitido del trionfo di Dio sul male.
Seconda lettura (Ef 1,3-6.11-12)
3 Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesรน Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.
4 In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo,
per essere santi e immacolati al suo cospetto nella caritร ,
5 predestinandoci a essere suoi figli adottivi
per opera di Gesรน Cristo,
6 secondo il beneplacito della sua volontร .
E questo a lode e gloria della sua grazia,
che ci ha dato nel suo Figlio diletto.
11 In lui siamo stati fatti anche eredi,
essendo stati predestinati secondo il piano di colui
che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontร ,
12 perchรฉ noi fossimo a lode della sua gloria,
noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.
La festa di oggi รจ solo un invito a contemplare lโImmacolata, a rallegrarci per le meraviglie operate in lei o Dio ci vuole in qualche modo coinvolgere nella sua luminosa storia?
A questa domanda risponde il brano che ci รจ proposto nella lettura.
ร un inno commovente, sgorgato dal cuore di un cristiano dellโAsia minore, cantato durante le celebrazioni liturgiche delle comunitร del I secolo e conservatoci dallโautore della lettera agli efesini.
Esordisce con una benedizione a Dio che non รจ piรน chiamato โDio dโAbramo, dโIsacco e di Giacobbeโ, ma Padre del Signore nostro Gesรน Cristo (v. 3).
ร benedetto perchรฉ, avendoci inseriti in Cristo, ci ha resi partecipi di ogni benedizione spirituale.
Le benedizioni promesse ai patriarchi erano materiali. Dio si mostrava benevolo verso il suo popolo quando donava messi abbondanti, moltiplicava greggi e armenti, faceva crescere i figli come virgulti dโulivo e rendeva le figlie splendide โcome colonne dโangoloโ (Sl 144,12).
Ora egli ci colma di benedizioni spirituali, che non sono in contrapposizione con quelle materiali, ma costituiscono una realtร nuova, unโofferta di beni imperituri, di una vita che va oltre gli orizzonti di questo mondo.
Dopo questa esclamazione gioiosa, lโinno presenta, nella prima strofa, il progetto dโamore ideato da Dio (vv. 4-6). Rivela la sorpresa che Dio aveva in serbo per noi prima ancora della creazione del mondo: egli ci ha scelti per essere santi e immacolati.
Si tratta di un messaggio inatteso.
Ritenevamo che solo Maria fosse santa e immacolata, invece Paolo ci assicura che questa รจ la vocazione alla quale siamo chiamati tutti. Anche in noi il male รจ destinato a subire la disfatta che si รจ registrata in modo totale in Maria.
Questโopera meravigliosa il Signore la realizza predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesรน Cristo.
Il destino che attende lโintera umanitร non รจ, dunque, la rovina, ma la gioia senza fine, a lode e gloria della sua grazia.
A questo punto lโinno introduce unโaffermazione densa di significato e che, purtroppo, la nostra traduzione non riesce a rendere: โgrazia che ci ha dato nel suo Figlio dilettoโ.
Il testo originale impiega qui il verbo greco kharitoo che significa colmare gratuitamente di ogni dono. Nel suo Figlio diletto Dio ci ha ricolmati gratuitamente, senza alcun nostro merito, dei suoi doni.
Ora, la cosa sorprendente รจ che questo verbo รจ usato solo unโaltra volta nella Bibbia. Ricorre nellโannuncio che Gabriele rivolge a Maria: Rallegrati o ricolmata da Dio di ogni suo dono, il Signore รจ con te (Lc 1,28).
Si riteneva che in questo saluto dellโangelo fosse contenuta la prova biblica della pienezza di grazia di Maria.
ร vero: in Maria nessuno dei doni di cui รจ stata colmata รจ andato perduto.
Lโinno della Lettera agli efesini annuncia perรฒ anche a noi il lieto messaggio: Dio ha ricolmato anche noi di tutti i suoi doni e ci invita a disporci per accoglierli e lasciarli fruttificare sullโesempio di Maria.
Vangelo (Lc 1,26-38)
26 Nel sesto mese, lโangelo Gabriele fu mandato da Dio in una cittร della Galilea, chiamata Nazaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: โTi saluto, o piena di grazia, il Signore รจ con teโ.
29 A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30 Lโangelo le disse: โNon temere, Maria, perchรฉ hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesรน. 32 Sarร grande e chiamato Figlio dellโAltissimo; il Signore Dio gli darร il trono di Davide suo padre 33 e regnerร per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrร fineโ.
34 Allora Maria disse allโangelo: โCome รจ possibile? Non conosco uomoโ. 35 Le rispose lโangelo: โLo Spirito Santo scenderร su di te, su te stenderร la sua ombra la potenza dellโAltissimo. Colui che nascerร sarร dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36 Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo รจ il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37 nulla รจ impossibile a Dioโ.
38 Allora Maria disse: โEccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai dettoโ. E lโangelo partรฌ da lei.
Numerosi pittori hanno raffigurato questa scena per cui รจ quasi inevitabile che la si visualizzi e che qualcuno tenti anche di completarla ricorrendo โ come hanno fatto molti artisti โ ai tratti leggendari tramandati dai vangeli apocrifi.
Le emozioni suscitate da questa pagina di Luca possono aiutare ad accostarsi al mistero, a condizione che si vada subito oltre, che si comprenda il genere letterario impiegato dallโevangelista e si giunga a cogliere il messaggio che vuole comunicare.
Se la si interpreta in modo superficiale, lโincantesimo finisce presto perchรฉ sorgono domande cui non si trova risposta o che non hanno senso. Ci si chiede perchรฉ non ci venga detto dove Maria si trovava, cosa stesse facendo, quali le ragioni del suo turbamento (si era sposata per avere figli, perchรฉ si meraviglia che le si annunci una maternitร ?), quale aspetto aveva assunto lโangelo e come si era introdotto nella casa della Vergine, dovโera Giuseppe, perchรฉ non รจ stato subito informato e, soprattutto, perchรฉ Dio ha voluto complicare tanto la vicenda, al punto di mettere a repentaglio lโonorabilitร di Maria.
Chi si pone questi interrogativi non ha capito che non siamo di fronte a un resoconto fedele fin nei dettagli, ma a una pagina di teologia scritta a tavolino da un biblista molto preparato, profondo conoscitore dellโAntico Testamento, degli oracoli dei profeti, delle immagini e delle forme letterarie impiegate nella Bibbia.
Non sapremo mai se lโannunciazione sia stata un evento materiale verificabile o una rivelazione interiore avvenuta in Maria. Non sapremo mai come e quando Maria ha preso coscienza della sua missione di madre del Messia. Questo interessa a noi, non allโevangelista cui preme invece far comprendere ai suoi lettori chi รจ il figlio di Maria e che cosa abbia rappresentato per la storia dellโumanitร il momento in cui, nel grembo di Maria, รจ sbocciata la vita umana del Figlio di Dio.
Fatta questa premessa veniamo al testo evangelico.
Lโambientazione (vv. 26-27) del misterioso evento dellโincarnazione รจ molto realistica. ร indicato il luogo, Nazaret, minuscolo villaggio della Galilea, tanto insignificante da non essere neppure nominato nellโAntico Testamento, abitato da gente semplice, poco istruita. A Filippo che, infervorato, dichiarava la sua ammirazione per Gesรน di Nazaret, Natanaele rispose irridente: โMa da Nazaret puรฒ mai venire qualcosa di buono?โ (Gv 1,46). Lโintera Galilea era ritenuta una regione infedele, semipagana, lontana dalla pratica religiosa pura della Giudea.
Dopo lโaccenno al luogo viene introdotta sulla scena una vergine sposata con Giuseppe della dinastia di Davide. Infine รจ indicato il nome della ragazza, quello con cui รจ da tutti conosciuta: a Nazaret la chiamano Maria, che significa โlโeccelsa, colei che รจ elevata in altoโ. Di nuovo lโevangelista, nel ricordarne il nome, la designa come โvergineโ.
Come mai tanta insistenza?
La verginitร per noi รจ segno di dignitร e motivo di onore, ma in Israele era apprezzata prima del matrimonio, non dopo. Per una ragazza era unโinfamia rimanere vergine per tutta la vita, era il segno della sua incapacitร di attirare su di sรฉ gli sguardi di un uomo. La donna senza figli era un albero secco che non dava frutti. Al termine vergine era legata una connotazione dispregiativa; significava: priva di vita, senza futuro, senza posteritร . Nei momenti piรน drammatici della sua storia, Gerusalemme sconfitta e umiliata รจ chiamata vergine Sion (Ger 31,4; 14,13), perchรฉ in lei la vita si era interrotta, era incapace di generare.
La verginitร di Maria non va intesa solo in senso biologico โ come la chiesa insegna โ ma soprattutto in senso biblico. Luca vuole presentarla come la vergine Sion che diviene feconda perchรฉ il suo sposo, il Signore, la colma dโamore.
Nel suo cantico Maria mostrerร di essere ben cosciente della sua โverginitร โ quando dichiara: โHa guardato alla bassezza (alla tapinitร โ dice il testo greco) della sua servaโ (Lc 1,48).
Non รจ lโammirazione per la sua integritร morale che lโevangelista vuole suscitare nei cristiani delle sue comunitร , ma far loro contemplare le โgrandi coseโ che in lei โ povera e priva di qualunque merito โ ha operato colui che รจ โPotenteโ e โSanto รจ il suo nomeโ (Lc 1,49).
Chiunque consideri le meraviglie compiute dal Signore nella โsua servaโ non potrร piรน abbattersi per la propria indegnitร , tutti infatti sono chiamati a divenire, nelle mani di Dio, capolavori della sua grazia.
Luca ha aperto il suo vangelo con un dittico, con due annunciazioni. Nel primo quadro ha presentato la vecchia e sterile Elisabetta (immagine della sposa Israele incapace di generare e della condizione dellโumanitร priva di prospettive di vita). Nel secondo quadro ha introdotto una giovane, โvergineโ infeconda personificazione di Sion, ma grembo pronto ad accogliere la vita.
Rendendo feconde la sterile Elisabetta e la vergine Maria, il Signore ha mostrato che non cโรจ condizione di morte che non possa essere colmata di vita. Anche i cuori aridi come il deserto egli ha deciso di trasformare in lussureggianti giardini e, irrigati dallโacqua del suo Spirito, i giardini diverranno foreste (Is 32,15).
Dopo aver esaminato i due versetti introduttori, analizziamo la parte cenยญtrale del brano.
Rallegrati, o amata da Dio, il Signore รจ con te (v. 28).
ร questo il saluto del messaggero celeste a Maria. Non si tratta dellโespressione formale e cortese che le persone che si incontrano per la prima volta sono solite rivolgersi. Non equivale a โSalve, ti saluto o Mariaโ e non รจ neppure lโabituale โShalomโ; รจ una espressione solenne, composta con cura. A qualunque israelita essa subito richiama alcuni testi dellโAntico Testamento.
Rallegrati รจ il ben noto invito alla gioia e al giubilo che i profeti hanno rivolto alla vergine Sion o alla Figlia di Sion โ il quartiere piรน povero di Gerusalemme, la zona piรน malridotta, quella in cui risiedevano gli immigrati e gli sfollati.
A questa cittร disperata Sofonia e Zaccaria hanno annunciato un messaggio di consolazione: โGioisci, o fiยญglia di Sion, esulta Israele, rallegrati con tutto il cuore o figlia di Gerusalemmeโฆ Il Signore รจ in mezzo a te, non vedrai piรน la sventuraโฆ Esulta, giubilaโฆ Ecco a te viene il tuo reโ (Sof 3,14-18; Zc 9,9-10; 2,14).
Riprendendo questi oracoli, il messaggero celeste mostra di rivolgere il suo saluto non solo a Maria come persona, ma a tutto Israele, anzi, allโintera umanitร , invitandola a gioire, a non angosciarsi per la propria miseria e la propria indegnitร : il Signore sta per venire in lei.
O amata da Dio.
Se scorriamo la Bibbia, verifichiamo che, quando Dio si rivolge a qualcuno, in genere lo chiama per nome. Nel nostro racconto il nome di Maria รจ sostituito da un epiteto: Amata da Dio. ร il secondo nome che viene dato alla Vergine nel nostro racconto.
Maria era il nome con cui era conosciuta a Nazaret, Amata da Dio รจ quello con cui รจ conosciuta in Cielo, รจ la sua vera identitร . In questo nome รจ contenuta la sua missione nel mondo: attraverso di lei Dio manifesterร tutto il suo amore per lโuomo.
Amata da Dio non รจ solo il nome celeste di Maria, รจ quello dellโintera umanitร .
Il Signore รจ con te.
Quando Dio affida a qualcuno una missione importante e difficile, questi รจ colto da timore ed รจ tentato di sottrarsi. Mosรจ deve liberare il popolo, si sente inadeguato e si schermisce; il Signore lo rassicura: โIo sarรฒ con teโ (Es 3,12); Giosuรจ รจ incaricato di introdurre Israele nella terra promessa e Dio lo incoraggia: โCome sono stato con Mosรจ, cosรฌ sarรฒ con teโ (Es 1,5.9); Gedeone deve salvare il suo popolo dagli oppressori e lโangelo: โIl Signore รจ con teโ (Gdc 6,12).
Il compito di Maria โ e della vergine Israele che lei raffigura โ รจ piรน straordinario di tutti quelli che sono stato affidati ai servi di Dio che lโhanno preceduta. Gabriele la incoraggia con parole a lei ben note: โIl Signore รจ con teโ.
Il turbamento di Maria permette allโangelo di chiarire il mistero che sta per realizzarsi in lei: nel suo grembo lโAltissimo sta per assumere forma umana, lโeterno sta per entrare nel nostro tempo, il Creatore dellโuniverso sta per farsi creatura.
Il figlio che nascerร da lei โ spiega lโangelo โ โsarร grande e chiamato Figlio dellโAltissimo; il Signore Dio gli darร il trono di Davide suo padre e regnerร per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrร fineโ (vv. 32-33).
Ognuna di queste parole โ che non sono un resoconto stenografico, ma una composizione teologica postpasquale, posta da Luca sulla bocca dellโangelo โ allude a testi dellโAntico Testamento.
Sono un richiamo alla profezia di Isaia: โUn bimbo รจ nato per noiโฆ ed รจ chiamato consigliere prodigioso, Dio di guerriero, Capo per sempre, Principe di pace. Il suo principato sarร glorioso e la pace non avrร fine nella dinastia di Davide e nel suo regnoโ (Is 9,5-6) e soprattutto allโoracolo di Natan: โIo ti farรฒ grandeโฆ Renderรฒ stabile il trono del suo regno in eternoโฆ Egli sarร mio figlioโฆ E sarร stabile la tua casa e il tuo regno in eternoโ (2 Sam 7,12-17).
Con questi riferimenti lโevangelista voleva presentare ai suoi lettori la vera identitร del figlio di Maria. Identitร difficile da cogliere: infatti รจ sempre rimasta nascosta agli occhi dei potenti, dei ricchi, dei sapienti e degli intelligenti (Mt 11,25) che sono soliti giudicare il valore delle persone con i criteri di questo mondo, non con quelli di Dio.
Servendosi dei richiami alle Scritture, Luca ha esposto ai suoi lettori la scoperta che Maria e i discepoli hanno fatto alla luce della Pasqua: benchรฉ concepito nel totale anonimato di un villaggio della Galilea dei pagani (Mt 4,15), Gesรน non era un bambino qualsiasi, era lโatteso messia destinato a regnare in eterno. In lui si sono adempiute tutte le profezie.
Il racconto continua con la domanda di Maria: โCome avverrร questo?โ.
Non chiede come sia possibile che questo accada nรฉ intende porre ostacoli, vuole solo sapere quale sarร il suo compito, come dovrร comportarsi affinchรฉ in lei si realizzino i disegni del Signore.
Lโuomo non puรฒ rinunciare alla propria intelligenza. Lโadesione a Dio nella fede non esige mai la rinuncia alla ragionevolezza. Il โsรฌโ detto a Dio, per essere realmente umano, deve essere ponderato e responsabile.
Maria รจ presentata da Luca come il modello della risposta umana autentica โ che deve essere libera e consapevole โ alla vocazione del Signore.
Il chiarimento richiesto viene dato con il linguaggio ben comprensibile a Maria e ad ogni israelita, quello delle immagini bibliche.
Lo Spirito Santo scenderร su di te, come nube ti coprirร la forza dellโAltissimo (v. 35).
ร ricordata anzitutto la presenza dello spirito di Dio, quello spirito che allโinizio del mondo aleggiava sulle acque (Gn 1,2) e che ora รจ di nuovo richiamato perchรฉ Dio sta per realizzare un nuovo atto creativo nel grembo di Maria.
Poi lโombra e la nube: nellโAntico Testamento sono segni della presenza divina.
Durante lโesodo il Signore precedeva il suo popolo in una colonna di nube (Es 13,21), una nube coยญpriva la tenda dove Mosรจ entrava per incontrare Dio (Es 40,34-35) e, quando il Signore scendeva sul Sinai per parlare con Mosรจ, il monte era coperto da una nube densa (Es 19,16).
Affermando che su Maria รจ sceso lo Spirito Santo e si รจ posata lโombra dellโAltissimo, Luca dichiara che in lei si รจ reso presente lo stesso Signore. Siamo di fronte a una professione di fede di questo evangelista nella divinitร del figlio di Maria.
Lโangelo conclude il suo discorso ricordando lโefficacia garantita di ogni parola uscita dalla bocca del Signore. Lo fa con le stesse parole che uno dei tre angeli rivolse a Sara e ad Abramo, increduli allโannuncio della nascita di Isacco: Nulla รจ impossibile a Dio (Gn 18,14).
Eccomi, sono la serva del Signore (v. 38a).
Nel breve racconto evangelico che stiamo esaminando compaiono tre nomi della Vergine: a Nazaret la chiamavano Maria, in Cielo era conosciuta come lโAmata da Dio. Ecco ora il terzo nome, quello con cui lโha identificata la comunitร cristiana: Serva del Signore.
Nel nostro testo รจ Maria che si attribuisce questo nome, ma รจ poco verosimile. Questa qualifica infatti non significa โ come qualcuno traduce โ โumile ancellaโ, ma รจ un titolo di sommo onore che lโAntico Testamento riserva ai grandi uomini fedeli a Dio (mai a una donna). Samuele, Davide, i profeti, i sacerdoti che nel tempio notte e giorno benedicono Dio (Sl 134,1-2) sono chiamati โservi del Signoreโ. Quando cita il nome di Mosรจ, lโautore sacro spesso sente il bisogno di aggiungere โservo del Signoreโ.
ร difficile che Maria sia stata cosรฌ poco modesta da attribuirsi un titolo cosรฌ elevato, anche se nessuno piรน di lei lโha certo meritato. ร piรน probabile che la comunitร primitiva โ in mezzo alla quale lei รจ vissuta in preghiera (At 1,14) โ avendo contemplato in lei il modello della discepola fedele, abbia scelto questo titolo biblico per qualificarla e glielo abbia posto sulle labbra.
Avvenga di me quello che hai detto (v. 38b)
In molti dipinti traspaiono, dal volto della Vergine, la sorpresa e, a volte, quasi il suo sbigottimento, cui segue perรฒ sempre lโaccettazione della volontร del Signore.
Tuttavia, avvenga non significa affatto accondiscendenza rassegnata. Il verbo greco gรฉnoito รจ un ottativo ed esprime un desiderio gioioso. Sulla bocca di Maria rivela la sua ansia di vedere presto realizzato in lei il progetto del Signore.
Dove entra Dio, lรฌ giunge sempre anche la gioia.
Il racconto, iniziato con il rallegrati, si conclude con lโesclamazione lieta della Vergine avvenga.
Nessuno aveva capito il progetto di Dio, non lโavevano capito Davide, Natan, Salomone, i re dโIsraele. Tutti gli avevano contrapposto i loro sogni e da lui si aspettavano soltanto lโaiuto per realizzarli. Maria non si รจ comportata come loro, non ha contrapposto a Dio alcun suo progetto, gli ha chiesto soltanto di mostrargli chiaramente il ruolo che intendeva affidarle e lei, dopo aver capito, con gioia ha accolto la sua volontร .
[accordions] [accordion title=โChi รจ Fernando Armelliniโ load=โhideโ]Ha conseguito la licenza in Teologia presso la Pontificia Universitร Urbaniana e in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. Ha perfezionato gli studi di storia, archeologia biblica e lingua ebraica presso lโUniversitร di Gerusalemme. Per alcuni anni รจ stato missionario in Mozambico. Attualmente insegna sacra Scrittura, รจ accreditato conferenziere in Italia e allโestero ed รจ autore di commenti alle Sacre Scritture.[/accordion] [/accordions]