Fin dalla nostra più tenera età ci difendiamo attaccando, o scaricando le nostre responsabilità sugli altri, o tutte e due… Adamo fa lo stesso: prima insinua che è stato Dio a dargli una compagnia pericolosa, e poi accusa Eva di averlo indotto a peccare…
Non s’è reso conto, il meschino, che così dicendo e facendo, (l’uomo) dichiarava e dichiara la sua inferiorità rispetto alla donna, la sua fragilità, in balia delle arti seduttorie di lei, etc. etc. Del resto, il leone è il re della foresta, tuttavia è la leonessa che provvede al sostentamento della famiglia…
Ho voluto esordire un po’ scherzosamente, presentando il punto di vista della Genesi sul rapporto uomo-donna: un punto di vista radicato nella società israelita, che si tramandò di padre in figlio per secoli e secoli. Al presente, ancora, nella nostra società emancipata e supertecnologica, la dignità della donna continua ad essere oppressa; e questo è un segno chiaro che l’uomo ancora la teme: teme che la propria mascolinità possa essere messa in discussione dalla femminilità; a questa differenza tra maschio e femmina, uomini e donne reagiscono tentando di ridurla, mascolinizzando la donna, e femminilizzando l’uomo; oppure esasperandola.
La verità è l’invidia/gelosia ancestrale per ciò che è diverso da me, per ciò che è altro da me…
Nel paradiso terrestre, il primo uomo percepì inizialmente se stesso come l’unico, fino a quella famosa notte, in cui un misterioso torpore era sceso su di lui e, al risveglio, aveva trovato la donna che gli dormiva accanto.
Ne fu immediatamente affascinato: “Finalmente essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa; finalmente è simile a me! ora non mi manca più nulla e non mi sentirò mai più solo!”. Ma poi (Adamo) cominciò a capire che la vita a due obbliga a condividere non solo il cibo, ma anche i pensieri; la mia volontà, la mia libertà devono fare spazio alla volontà e alla libertà di lei; tutto deve essere negoziato, tutto può essere messo in discussione…
E soprattutto, Adamo dovette convincersi che “diverso” non è sempre sinonimo di “sbagliato”; la verità non sta tutta da una parte sola; la verità sta sempre davanti e la si cerca insieme.
Già, la Verità! la ricerca sincera della verità mosse a compassione la misericordia di Dio Padre, fin dal primo giorno in cui Adamo confessò la sua miseria, l’essere nudo, ingenuo, schiavo dei propri istinti, incapace di elevarsi al di sopra delle sue immediate necessità, illuso di potercela fare da solo, fatalmente incline alla distruzione sua e altrui; ciò che è peggio, troppo debole e orgoglioso, per assumersi le sue responsabilità di fronte al male commesso.
Era necessario un intervento di Dio… ancora una volta.
E per ribadire – casomai ce ne fossimo dimenticati – che il gioco lo conduce Lui, Dio Padre, misericordioso, sì, ma mai indulgente, Dio mandò un angelo a comunicare il Suo progetto di salvezza. Non si tratta, tuttavia, del solito progetto caduto dal Cielo: il disegno salvifico del Padre ci interpella direttamente e chiede di essere sottoscritto da noi. In altre parole, la nostra libertà, la nostra volontà non sono bypassate, noi siamo parte attiva nella realizzazione della nostra salvezza.
Maria deve decidere se raccogliere la sfida celeste a collaborare in modo determinante, affinché la misericordia di Dio si possa realizzare, donando tutta sé stessa, oppure no.
E visto che da sempre e per sempre la differenza tra uomo e donna è vissuta come problema, prima che come opportunità preziosa, Dio la superò, rendendo fecondo il grembo della Vergine con il seme dello Spirito Santo; il frutto benedetto del grembo di Maria è vero uomo, sì, ma anche vero Dio: era dunque necessario che Dio ci mettesse, per così dire, del suo.
E il maschio? Sta a guardare?
Quale parte ha il maschio nel disegno della Misericordia celeste? Una bella domanda!
Quale posto ha il marito, nel progetto fecondo del matrimonio? Può (ancora) pensare, l’uomo, che l’istante del concepimento sia, in assoluto, ciò che fa di lui un vero uomo? Se è così, povero san Giuseppe! Destinato ad un ruolo ancillare, una pallida comparsa nel progetto di Dio.
Raffigurando la Sacra Famiglia, molti artisti collocano Giuseppe un poco scostato da Maria e il bambino; i tratti somatici di Giuseppe sono spesso quelli di un vecchio, talvolta addormentato.
È vero, la gravidanza se la deve vivere la donna: un figlio è frutto del suo grembo; il tempo delle rivendicazioni femministe è finito… Ma, che tristezza, vedere tanti papà che vivono gli anni della loro paternità come estranei, come se dormissero, mentre i figli crescono, nella ricerca, spesso vana, di un padre… “perché papà deve lavorare, perché papà è stanco…”. All’inizio, la moglie e i figli si possono illudere che queste motivazioni siano reali; poi l’illusione svanisce.
Ma la differenza rimane!
Vi prego, uomini e donne, vi prego, papà e mamme, riflettete attentamente sulle Letture che avete ascoltato in questa (ennesima) solennità dell’Immacolata; riprendetele con calma a casa vostra, rileggetele insieme. Riscoprite il vostro ruolo specifico e insostituibile, all’interno della famiglia. Ripeto, nessuno può assumerlo al posto vostro: una mamma non può fare anche da papà ai figli; né un papà può fare da madre… L’icona della Sacra Famiglia è un libro aperto per diventare una buona mamma e un buon papà …e anche un buon figlio.
Tutto il resto è ideologia, è folklore, uno stereotipo che non rende ragione del valore precipuo del matrimonio e del bene insuperabile della famiglia.
Non saremo mai abbastanza riconoscenti nei riguardi di Maria, la quale ha inaugurato la pienezza dei tempi (cfr. Gal 4,4), il giorno della salvezza, aprendo la via, perché si realizzasse la volontà di Dio: Cristo redentore del mondo, Cristo amico degli uomini, Cristo sposo della Chiesa.
Maria, nuova Eva; Cristo, nuovo Adamo: il disegno della creazione, infranto dal peccato, è tornato alla sua primitiva integrità: più nessun peccato lo può pregiudicare. Il Creatore aveva un asso nella manica, la Sua misericordia; al momento opportuno, il Padre l’ha giocato …e ha vinto.
Immacolata Concezione della B. Vergine Maria
- Colore liturgico: bianco
- Gn 3,9-15.20; Sal. 97; Ef 1, 3-6.11-12; Lc 1, 26-38
[ads2] Lc 1, 26-38
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Fonte: LaSacraBibbia.net