Il dolce naufragare in Dio

Questa รจ una frase che mi sento spesso dire dalle persone che incontro e con le quali parliamo di Dio e di come vivere la propria religione. Se qualcuno mi chiede se ho fede io rispondo di โsiโ, ma non perchรฉ sono migliore di altri e non perchรฉ penso che Dio abbia deciso di dare a me la fede mentre ad altri no. Non mi piace molto questโidea di Dio che fa il regalo della fede solo a qualcuno mentre ad altri no.
La fede, che per me รจ la capacitร di sentire Dio dentro la propria vita e di vedere โoltreโ le cose materiali e limitate, รจ un dono per tutti. ร un dono perchรฉ non viene dallโuomo che da solo non se lo puรฒ dare, ma รจ segno di una relazione dโamore tra lโimmensamente grande e onnipotente (Dio) e lโimmensamente piccolo e limitato (lโuomoโฆ io e teโฆ noi). Gesรน lo dice chiaramente ai suoi ascoltatori che lo stanno contrastando: โE tutti saranno istruiti da Dioโ.
Quindi Dio parla al cuore di tutti, si mostra presente in tutti e non ci sono privilegiati. Ma cโรจ qualcosa che โbloccaโ il dono e in qualche modo lo rispedisce al mittente: la durezza di cuore, il pregiudizio e โฆ spesso la troppa religiositร superficiale. Sono i Giudei, e in particolare i capi religiosi di Israele che rifiutano Gesรน con tutte i segni che fa e le parole che pronuncia. Sono questi religiosi che proprio partendo dalle loro certezze granitiche non vanno oltre la superficie di quel che vedono e si fermano al pregiudizio: โCostui non รจ forse Gesรน, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque puรฒ dire: โSono disceso dal cieloโ?โ. Mormoranoโฆ e in questo mormorio di parole, pregiudizi e cattivi pensieri non riescono ad ascoltare quello che Dio dice al loro cuore. E alla fine non hanno fede in Gesรน, non si fidano di lui e rimangono fuori dal suo giro.
Gesรน si propone come โpaneโ per la pancia e che alla fine non serve se non a stare in piedi per un poโ, ma si propone come โpaneโ che nutre mente e cuore, che nutre le relazioni che viviamo e senza le quali non possiamo vivere. Gesรน propone la sua carne (cioรจ la sua vita, le sue parole e se stesso) come nutrimento che rende la nostra limitatissima vita, fragile e piena di buchi, eterna e ci fa sperimentare Dio.
- Pubblicitร -
Credere non รจ sapere tutto su Dio e nemmeno vivere tutti i momenti religiosi della propria comunitร . Credere รจ fidarsi che la vita di Gesรน, il suo stile dโamore per il prossimo, la sua capacitร di avvicinare tutti e di donarsi, alla fine rende la nostra vita concreta piena e eterna. Se ascoltiamo il cuore, lร dove Dio parla e istruisce tutti, sentiremo che nellโamore sta la vera vita. Se ascoltiamo il profondo di noi stessi e leggiamo il Vangelo non possiamo che sentire una profonda sintona con lโuomo di Nazareth, che si presentava con la concretezza e fragilitร di tutti ma aveva dentro tutto Dio.
Qualche giorno fa sono stato a Recanati, la cittร del grande poeta Giacomo Leopardi. Ho visitato il colle dellโinfinito, luogo dove compose una delle sue liriche piรน famose, โlโinfinitoโ. ร un luogo normalissimo come lo era allora. Oggi di diverso forse cโรจ qualche scritta che lo indica ai turisti ma nulla di straordinario. Eppure da quel luogo lui vede oltre e in quel โoltreโ la siepe che cela lโorizzonte sente lโEterno che gli parla, e โโฆ il naufragar mโรจ dolce in questo mareโ.
Non รจ certo facile sentire Dio nella propria vita, e si ha la tentazione di dire che il dono della fede รจ solo per pochi. Ma per me non รจ cosรฌ. La fede รจ un pane quotidiano che รจ dato a tutti. Il Vangelo ci insegna proprio questo, ed รจ per questo che abbiamo bisogno di conoscerlo e ascoltarlo. Gesรน ci insegna che basta solo guardare oltre la durezza del proprio cuore, darsi del tempo per ascoltarlo nel silenzio e aiutarsi reciprocamente a farlo, e infine scopriremo che per tutti รจ possibile โnaufragare nel dolce mareโ dellโinfinito amore di Dio.
Giovanni don
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (โin arte don Giobaโ)