L’atteggiamento da imparare è quello di Gesù: rivela il progetto del Padre e si fa nostro fratello per accompagnarci a viverlo.
Oltre il lecito
Nel racconto evangelico di oggi, Gesù è coinvolto, “per metterlo alla prova”, in una controversia come tante, ancora una volta innescata dai farisei. La risposta di Gesù mostra la volontà di portare chi lo sfida alla Volontà del Creatore, oltre il lecito previsto dalla casistica contenuta nella Torah.
In altri termini, come i farisei e i discepoli di allora, anche noi, oggi, siamo invitati a verificare il filtro con cui ci accostiamo al mondo: possiamo guardare alle situazioni di sofferenza (nel caso del vangelo, al fallimento di un matrimonio) secondo il criterio è giusto / non è giusto, si può fare / non si può fare; oppure, secondo la parola del Maestro, giudicare la realtà secondo ciò che vorrebbe il Padre, secondo il suo progetto, senza accontentarci di mezze misure e di sicurezze già note e a buon mercato .
Il Mite che s’indigna
“Colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli” (Eb 2,11)La Parola si pone di fronte a noi in modo esigente e ci interpella al cuore delle nostre scelte. Meglio ancora: interpella il nostro cuore e ci chiede di ammorbidirlo. Non possiamo utilizzare la volontà del Creatore come un’arma da scagliare contro i fratelli e le sorelle tribolati e feriti. Neppure, ci possiamo accostare con scarsa delicatezza ai fallimenti altrui. Piuttosto, l’atteggiamento da imparare è quello di Gesù: rivela il progetto del Padre e si fa nostro fratello per accompagnarci a viverlo.
Il Mite per eccellenza, a ben guardare, non se la prende con chi fallisce. Piuttosto “s’indigna” (il verbo greco usato – aganaktéo – vuole esprimere indignazione, irritazione, indisposizione) con i discepoli che, molto zelanti, vogliono impedire che dei bambini entrino in contatto con Lui. Gesù se la prende duramente con i suoi che non hanno ancora compreso il suo stile di accoglienza nei confronti degli emarginati e degli esclusi , come lo erano, appunto, i bambini, secondo le tradizioni dell’epoca (non potevano ascoltare e studiare la Torah, dunque erano disprezzati).
Abbassarsi e benedire
A prima vista può sembrare che le due parti del vangelo odierno – la disputa sul divorzio e l’accoglienza dei bambini – siano slegate fra loro. Eppure, a mio avviso, possiamo sottolineare un aspetto in comune: la durezza del cuore.
I farisei non vanno oltre gli schemi conosciuti e discussi e non comprendono il progetto originario del Padre che ha creato uomo e donna “a sua immagine”, perché diventino una carne sola.
“Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio” (Mc 10,14)
I discepoli, d’altro canto, non sono sintonizzati con lo stile del Maestro e ancora non accettano che il Regno sia per gli ultimi e i disprezzati, più che una questione di meriti da accampare. In queste durezze di cuore, probabilmente, ciascuno di noi può riconoscere le sue, a diversi livelli.
Per non fermarci a guardare solo alle nostre “malattie cardiache”, ma provare anche ad abbozzare una diagnosi, fermiamoci a contemplare l’ultimo versetto del brano: “E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo loro le mani” (Mc 10,16). Due rimedi ci mostra Gesù. Due atteggiamenti, da imparare da lui. “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore” (Mt 11,29)
Abbassarsi, per poter abbracciare l’altro nella sua fragilità… e per lasciarci abbracciare nelle nostre. E benedire, ringraziando il Padre che ci mette accanto fratelli e sorelle bisognosi di cura per ammorbidire il nostro cuore e sperimentare quanto sia bello voler bene a qualcuno.
A cura di…
Nato nel 1991 e prete nella diocesi di Vicenza dal 2016. Viene descritto dagli amici come un ragazzo disponibile e capace di ascoltare, innamorato di Gesù e del suo vangelo; da tutti è riconosciuto come un attento interprete degli insegnamenti della Chiesa. Da settembre 2016 è vicario parrocchiale in quattro parrocchie della città di Valdagno (VI).
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XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B
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- Colore liturgico: Verde
- Gn 2, 18-24; Sal.127; Eb 2, 9-11; Mc 10, 2-16
L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10, 2-16
2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosé?». 4Dissero: «Mosé ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
13Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». 16E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 07 – 13 Ottobre 2018
- Tempo Ordinario XXVII
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 3
Fonte: LaSacraBibbia.net
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