Commento al Vangelo del 7 novembre 2010 – p. Massimo Granieri

Il commento sulla Parola di Dio proclamata durante la liturgia festiva. In onda la domenica alle ore 8.05 del mattino su RLB. Una canzone chiude la riflessione, riassumendo i punti essenziali del messaggio.

Sarà capitato anche a voi non solo di avere una musica in testa ma di leggere e ascoltare interviste di gente famosa che s’interroga sulla resurrezione. E’ una questione che riguarda tutti. Non dispiace la ricerca spirituale di personaggi noti e capaci di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica su vari temi, morte inclusa. I cantautori italiani pressano molto sulla spinosa questione della vita e della morte. Scriverò in seguito a riguardo.

E’ evidente dunque che l’eternità e il desiderio di raggiungerla non lascia in pace nessuno. E poi il dolore derivante dalla morte inquieta, sconvolge.

Il Vangelo della domenica offre la risposta definitiva. Basterà avere fede.  Buon ascolto e andate a messa, se potete!

Vangelo Lc 20,27-38

Dio non è dei morti, ma dei viventi.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».

Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

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