Commento al Vangelo del 7 Maggio 2023 – Piccole Suore della Sacra Famiglia

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NON SIA TURBATO IL VOSTRO CUORE

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 1. “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”.

Nel Vangelo di questa domenica meditiamo il brano tratto dal discorso di addio di Gesù durante l’Ultima Cena. I discepoli sono smarriti perché sentono il dolore per l’imminente distacco.

Gesù si congeda dai suoi discepoli, come un padre dai figli, prima di morire. Egli, però, sa che per Lui non sarà un “addio”, ma un “arrivederci”. Li esorta a credere, perché la sua non è una partenza definitiva, ma è l’inizio di una nuova presenza.

Anche Gesù aveva sperimentato lo smarrimento e il turbamento di fronte alla morte di Lazzaro e di fronte alla propria morte. Ora lo stesso turbamento sconvolge i discepoli, ma essi devono continuare ad appoggiarsi su di Lui e sul Padre, con fermezza incrollabile.

Gesù vuole consolare i discepoli di tutti i tempi. Afferma che Egli continua a essere presente, anche se in modo invisibile. La sua è una presenza / assenza, vera, anche se non rilevabile con gli occhi.

“Non sia turbato il vostro cuore”: l’invito di Gesù è di non essere turbati, di avere fiducia in se stessi, negli altri, nel mondo, nel futuro. È solo la fiducia che fa scaturire la vita e che la rende possibile. Vivere è fidarsi. “Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sia la vostra forza” (Isaia 30,15b). La fede genera consolazione e pace.

  • “Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”?”.

“Nella casa del Padre vi sono “molte dimore””: la salvezza divina è sovrabbondante. I padri della Chiesa ritenevano ci fossero gradi diversi di beatitudine in paradiso, ma ora questa convinzione è superata.

La Casa del Padre è il Figlio, è lui il Tempio con cui si è identificato (Giovanni 2,21). Gesù sta per morire, ma diventerà il nuovo Tempio nel quale adoreremo in spirito e verità. In Gesù ognuno ha il suo posto, nessuno è escluso.

“Vado a prepararvi un posto”: siamo diretti verso un luogo preparato con cura, nella Casa del Padre. Gesù ritornerà e condurrà i discepoli con sé. Se Gesù è con il Padre, e noi siamo in Gesù, anche noi saremo con il Padre in una festa senza fine.

  • “Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi”.

Sono versetti di difficile interpretazione. La partenza di Gesù è finalizzata ad andare a prepararci un posto. Stando al fatto che Gesù dice “Dove sono io” e non “Dove sarò”, significa che già Egli è presso il Padre, grazie alla sua unione con Colui che l’ha mandato. Cristo è con il Padre e nello stesso tempo è con i credenti di tutti i tempi.

“Quando sarò andato, verrò di nuovo”: Gesù ci offre la sua presenza nuova e definitiva. Anche noi potremo così andare dove Lui è.

  • “E del luogo dove io vado, conoscete la via”.

Il Padre vuole incontrare ciascuno dei discepoli di Cristo, ma occorre anche la loro collaborazione. Possiamo vedere il Padre attraverso Cristo, ma ci è richiesto di cercarlo con responsabilità.

La via per conoscere il Padre è quella che Cristo ha tracciato: amare fino al dono totale di sé.

  • Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?”.

L’evangelista Giovanni pone sulle labbra di Tommaso la domanda: “Come possiamo conoscere la via?”. Probabilmente Giovanni sceglie Tommaso perché questo discepolo si è dichiarato pronto ad accompagnare Gesù in Giudea a trovare Lazzaro morto, a costo anche della vita.

Tommaso è un uomo che cerca, che rivela i suoi dubbi, ma per risolverli.

Il discepolo non è colui che non ha dubbi, ma colui che cerca la verità, l’amore, la vita. Tutti noi che ci poniamo domande, le cerchiamo in tutte le fonti del sapere umano. La delusione che ne consegue ci spinge a rivolgerci a Gesù, l’Unico che ha parole di vita eterna, che ci dà la forza per attraversare gli enigmi dell’esistenza.

  • Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.

Gesù dichiara di essere Colui che è mandato dal Padre e nello stesso tempo afferma che per arrivare al Padre l’unico mezzo è seguire Lui.

“Nessuno viene al Padre”: non dice “Nessuno va al Padre”, ma “Nessuno viene al Padre”, cioè Gesù è nel Padre e i due sono una cosa sola. Con questa espressione è chiara l’unità di Cristo con il Padre.

Cristo è la via, la strada per arrivare alla meta: la comunione con Dio, con gli altri, con l’universo.

Cristo è la verità, non un insieme di dottrine elaborate dal pensiero umano, né un insieme di leggi da osservare per sentirsi bravi. Cristo è la Persona che ci mostra il vero volto di Dio che è Amore. Chi cerca la verità, cerca Dio e chi trova Dio trova l’Amore e non ha più bisogno di nulla.

Cristo è la vita: è Lui che fa vivere, perché è la fonte e il motivo del vivere.

  • “Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”.

Gesù afferma che già ora conosciamo il Padre, perché la conoscenza implica un’esperienza, una relazione molto profonda fra persone. I discepoli hanno già fatto questa esperienza con Cristo e noi possiamo farla attraverso l’Eucaristia.

“Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio”: Gesù ci fa conoscere il Padre, e il suo amore tenero e materno che ci avvolge e ci comprende, soprattutto quando tutto ci è contro.

“Fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”: lavando i piedi ai discepoli e morendo in croce, Gesù manifesta l’amore infinito del Padre. È per questo che già conosciamo il Padre e la sua immensa tenerezza.

  • Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».

Filippo esprime il desiderio di vedere il Padre, lo stesso desiderio che scaturisce dal cuore del pio israelita: “Quando verrò e vedrò il volto di Dio?” (Salmo 42). Il suo errore sta nel pensare che il Padre e Gesù non siano una persona sola e che Gesù sia solo un intermediario e non il Mediatore per eccellenza. Filippo non ha ancora capito che vedere Gesù è vedere il Padre.

Filippo ha davanti Gesù, ma non lo riconosce come il Figlio del Padre. Pensa siano due persone diverse. Piano piano arriverà alla fede, attraverso un cammino graduale, fino a fare la grande professione di fede: “Mio Signore e mio Dio”, quando Gesù gli apparirà risorto.

  • Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”?”.

Gesù aiuta Tommaso a credere, ricordandogli l’esperienza fatta di Lui nel tempo trascorso insieme. Riflettere sul nostro vissuto ci aiuta a cogliere la presenza stessa di Gesù.

Il verbo “vedere” indica una percezione nella fede. È un vedere che implica la consapevolezza che Gesù è Persona viva e vera accanto a noi.

All’inizio del Prologo di Giovanni si parla di Cristo come del Verbo che si fa carne. Alla fine del Vangelo, Giovanni dice che il credente è alla presenza del Padre nel momento in cui accoglie e “vede” il Figlio, perché “Chi ha visto me ha visto il Padre”. In un altro passo Gesù aveva detto: “Colui che crede in me, non crede in me ma in Colui che mi ha inviato; e colui che vede me vede Colui che mi ha inviato” (Giovanni 12,44-45).

Se guardiamo come vive Gesù, come ama Gesù, come accoglie gli altri Gesù, come muore Gesù, capiamo chi è Dio, capiamo come possiamo vivere noi, per essere sempre con Dio Padre.

  • Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.

“Io sono nel Padre e il Padre è in me”: Gesù afferma che il Padre abita in Lui: “Io e il Padre siamo uno”, perciò quando agisce Gesù agisce il Padre e quando agisce il Padre, agisce Gesù.

Se noi cristiani siamo una cosa sola con Gesù, che è una cosa sola con il Padre, il Padre e Gesù agiscono in noi e attraverso di noi e noi siamo una cosa sola nella Trinità.

“Il Padre, che rimane in me, compie le sue opere”: l’opera del Padre è amare e dare vita. Ogni azione del Figlio è la stessa del Padre. Agiscono insieme, nell’unità.

  • “Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse”.

Gesù chiede un atto di fede nella Sua Persona, che è una cosa sola con il Padre. Per aiutare la nostra poca fede, ci ricorda che le sue opere parlano per Lui.

  • “In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre”.

Da quando Gesù ha fatto ritorno al Padre, Egli continua a operare attraverso i credenti nel tempo e nello spazio.

Il Padre si rivela attraverso le opere del Figlio, e il Figlio si rivela attraverso le opere che ha fatto Lui e nei credenti in Lui dopo di Lui. Il legame tra i credenti e il Figlio, che permette di essere uniti al Padre, è la fede.

Lasciamoci penetrare dal Vangelo, cerchiamo di assimilarlo e di viverlo per essere figli nel Figlio, annunciatori liberi e responsabili della vita divina che pulsa dentro di noi e verso la cui pienezza siamo incamminati.

Suor Emanuela Biasiolo delle Piccole Suore della Sacra Famiglia