Il commento al Vangelo di domenica 7 Aprile 2019 – a cura di p. Giancarlo Paris.
La novità di Dio
Tutti i testi della Parola di Dio di questa domenica presentano una dialettica tra il passato e il futuro. Del passato non si può dimenticare l’azione di Dio che ha mostrato la sua forza liberando il suo popolo dalla schiavitù (l’Egitto, l’esclusiva fiducia nella legge, il peccato). Ma l’attenzione dell’uomo non deve restare chiusa nel passato: è il futuro di Dio quello che conta, quello che tiene viva la speranza e fa rinascere la vita.
Il profeta Isaia si rivolge al popolo in esilio, annunciando che Dio fa “una cosa nuova” per gli israeliti che si trovano in esilio a Babilonia: apre una strada nel deserto, cioè rende possibile il loro ritorno nella terra che Dio aveva già donato e che il popolo aveva perso per essere stato infedele a Dio. Il salmo 125 era cantato degli esiliati in Babilonia: essi ricordavano gli interventi storici di Dio in loro favore per chiedere a Lui di intervenire di nuovo, come in passato, e liberarli dalle loro pene.
Gesù con i suoi gesti e le sue parole mette in atto la “novità” di Dio per il suo popolo: è lui la “strada” sulla quale il popolo può ritornare a Dio. La pagina del vangelo di Giovanni ci mostra come. Alcuni maestri della legge e farisei portano a Gesù, che si trovava nel cortile del Tempio ad insegnare, una donna adultera e, richiamando la legge di Mosè che ordina di lapidare donne come questa, chiedono a Gesù il suo parere. Possiamo pensare che queste persone non condividessero la libertà con cui Gesù accoglieva i peccatori; di certo non gli riconoscevano il potere divino di perdonare i peccati. Per questo costruiscono una sorta di trappola per Gesù. Vogliono vedere se ha il coraggio di mettersi contro la legge di Mosè. La risposta di Gesù è il silenzio: cosa potrà significare il fatto che si mette a scrivere sulla sabbia? Vuole dare loro il tempo per ravvedersi, vuole dire loro che un tale modo di porre la questione non merita una risposta, di certo dimostra di non cadere nella trappola. Di fronte alla loro insistenza Gesù si pronuncia: non dice cosa pensa della sorte da riservare a quella donna, rivolge invece un invito a quelli che la stanno accusando: “chi è senza peccato scagli per primo la pietra”. E dà di nuovo loro il tempo di riflettere. Li invita a mettersi in gioco, a valutare se sono in grado di applicare la legge di Mosè a quella donna senza mettersi in gioco in prima persona. Uno ad uno se ne vanno in silenzio, forse riconoscendo che di fronte a Dio non c’è nessuno che può sentirsi libero dal peccato. Ora c’è solo Gesù e la donna, scampata alla morte grazie alle parole del maestro. In questo silenzio ecco la novità di Dio: “non ti condanno; va’ e non peccare più”. Il perdono di Gesù è la novità di Dio che rinnova la vita di quella donna scampata dalla morte (quella del peccato e della lapidazione). Il passato le serve per capire ciò che non deve ripetere; un nuovo futuro si apre davanti a lei come opportunità di una vita finalmente libera. L’annuncio del Vangelo ha per così dire due effetti (come emerge anche dalla parabola del Padre misericordioso): il perdono gratuito per chi si è allontanato da Dio (e scoprendosi perdonato può accettare l’amore del Padre); l’invito alla conversione per chi crede di essere migliore degli altri e si fa difensore dei diritti di Dio. In alcune pagine, come questa, appare che nella missione di Gesù la prima parte è stata più facile della seconda.
Nella lettera ai Filippesi Paolo, parlando della sua esperienza di incontro con Gesù, conferma il modo di agire di Dio. Paolo era un farisee convinto; quando Gesù lo ha chiamato, ha capito che l’unica e vera novità della sua vita gli è stata data come dono (che non avrebbe mai potuto raggiungere con l’obbedienza alla legge). Questo dono non porta Paolo a sedersi, a considerarsi arrivato (e tanto meno a giudicare gli altri), ma lo spinge a stare in cammino, anzi a correre verso la meta, che è di raggiungere colui da cui si sente profondamente amato.
Da qui viene un messaggio forte per noi: nel nostro cammino di conversione siamo chiamati a fissare il nostro sguardo su Gesù, a non rimanere prigionieri del passato, a credere che Dio sta facendo anche nella nostra vita qualcosa di nuovo. Aspetta solo che abbiamo gli occhi semplici dei bambini per scoprirlo, per affidarci a Lui.