Commento al Vangelo del 7 aprile 2013 – Paolo Curtaz

Seconda domenica di Pasqua
At 5,12-16/Ap 1,9-11.12-13.17-19/ Gv 20,19-31

Tommaso patrono dei credenti

È risorto il Signore. La tomba è stata trovata vuota e tutto, ora, è diverso.

Non sanno che cosa pensare, i discepoli, alternando momenti di entusiasmo a dubbi e fatica. Chiusi nella stanza alta dove hanno celebrato la cena, ancora faticano a focalizzare ciò che è successo.

Tutto troppo.

Troppo grande, inatteso, folle, nuovo. Tutto è sparigliato, eccessivo, incomprensibile.

È davvero risorto.

Ma allora?

Chi è davvero il Nazareno?

Le donne hanno parlato di una visione di angeli. Ma sono solo donne, emotivamente instabili. Anche i discepoli di Emmaus hanno parlato di uno strano incontro. E Simone, pur nel mutismo che lo contraddistingue da quella orribile notte, ha fatto cenno ad un tale che ha incontrato.

Ancora stanno parlando quando Gesù appare.

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Fede

È questione di fede, ovvio.

Ed è la fede la protagonista della seconda domenica di Pasqua, ogni anno, con un attore d’eccezione: Tommaso apostolo. Il credente, non l’incredulo.

E in questo anno della fede, alla fine di questa storica quaresima in cui lo Spirito ha sparigliato le carte e ci ha donato un nuovo Pietro, riflettiamo su cosa significa “credere”.

Concetto ambiguo, nella lingua italiana, in cui credere equivale a dubitare: credo che domani farà bel tempo. Nella lingua della Bibbia, invece, per descrivere l’atto di fede si usano due verbi: ‘aman e hatah, che indicano un punto d’appoggio sicuro, una certezza assoluta (dal primo verbo deriviamo la nostra affermazione liturgica amen: ne sono certo).

Credere significa appoggiarsi a qualcosa di saldo, fidarsi di qualcuno che è affidabile.

Tommaso non crede. Non più.

Ciò a cui si è appoggiato è miseramente crollato.

Il suo entusiasmo si è spento: tutto sembra perduto, il Regno un’illusione, il Rabbì un buono travolto dalla malvagità del potere religioso. Tommaso non ha più certezze perché la croce le ha travolte. Come succede anche a noi.

Bene.

Significa che proprio quelle certezze dovevano crollare perché fragili. Ancora non lo sa, Tommaso, ma la sua fede è pronta a rinascere, ad appoggiarsi alla predicazione del Rabbì e non più alle false prospettive che l’apostolo aveva elaborato. Se crolla la fede significa che poggiava su basi fragili e inconsistenti. E siamo finalmente pronti per la Fede.

Fiducia

Ma fede significa anche fidarsi. E Tommaso non si fida più dei suoi compagni, della Chiesa.

Sono loro a dirgli che Gesù è vivo. Ma come dar loro fiducia dopo aver dimostrato di essere dei pavidi? Degli incoerenti come anch’egli, Tommaso, lo è stato?

Ha ragione, Tommaso. Come possiamo credere al vangelo se la Chiesa che lo proclama troppe volte non lo vive?

Ma non se va Tommaso. Non si sente offeso se il messaggio della resurrezione è affidato alle nostre fragilissime mani. Non capisce ma resta, senza fondare una chiesa alternativa, senza sentirsi migliore, senza andarsene.

E fa bene a restare. Otto giorni dopo il Maestro torna, apposta per lui.

Chiodi

Eccolo, il Risorto. Leggero, splendido, sereno. Sorride, emana una forza travolgente.

Gli altri lo riconoscono e vibrano. Tommaso, ancora ferito, lo guarda senza capacitarsi. Viene verso di lui ora, il Signore, gli mostra le palme delle mani, trafitte.

«Tommaso, so che hai molto sofferto. Anch’io ho molto sofferto: guarda qui»

E Tommaso cede. La rabbia, il dolore, la paura, lo smarrimento si sciolgono come neve al sole.

Si butta in ginocchio ora e bacia quelle ferite e piange e ride.

«Mio Signore! Mio Dio!».

San Tommaso

San Tommaso, patrono di tutti gli entusiasti che buttano il cuore oltre l’ostacolo, che ci credono a  questo Cristo, aiuta quelli che hanno sperimentato sulla propria pelle il fallimento della propria vita. Dona loro di non lasciarsi travolgere dalla rabbia e dal dolore, ma di sapere che il Maestro ama la loro generosità, come ha amato la tua.

San Tommaso, patrono di tutti gli scandalizzati dall’incoerenza della Chiesa, aiuta chi è stato ferito dalla spada del giudizio clericale a non fermarsi alla fragilità dei credenti, ma di fissare lo sguardo sullo splendore del risorto che essi indegnamente professano e sui grandi segni che lo Spirito ci dona come l’avvicendarsi di due grandi vescovi di Roma.

San Tommaso, patrono dei tenaci, aiuta a non sentirci migliori quando, come te, vediamo che i nostri fratelli nella fede sono piccini, ma a restare fedeli al grande sogno del Maestro che è la Chiesa e a convertire la Chiesa a partire da noi stessi.

San Tommaso, patrono dei crocefissi senza chiodi, che hai visto nel segno delle palme del Signore riflesso lo squarcio che la sua morte aveva provocato nel tuo cuore, aiuta a vedere che il dolore, ogni dolore, il nostro dolore è conosciuto da Dio.

San Tommaso, patrono dei discepoli, primo, tra i Dodici, ad avere professato la divinità di Cristo, aiutaci a professare con franchezza la nostra fede nel volto di Dio che è Gesù.

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