Una canzone d’amore per i sordi
Qualche giorno fa mi sono imbattuto in un singolarissimo video musicale. E’ il video di una canzone di Paul McCartney, “My Valentine”, molto essenziale, dove i protagonisti sono due attori molto famosi, Natalie Portman e Johnny Deep. I due attori, filmati in bianco e nero su sfondo neutro “cantano” la canzone con il linguaggio dei segni. Sembra una cosa impossibile questa di voler far “sentire” una canzone a chi non ha l’udito, ma devo dire che il risultato finale è tutt’altro che banale. Non solo il linguaggio dei segni ma anche la grazia studiata dei movimenti degli attori, lancia un messaggio chiaro: non è impossibile comunicare, e anche un sordo può gioire almeno un po’ di una canzone d’amore.
[ads2]Gesù in questo racconto di Marco si presenta come il guaritore degli intoppi comunicativi. E’ capace di riattivare l’ascolto e la parola, non tanto guarendo gli organi fisici, ma soprattutto guarendo la difficoltà di sentire e parlare che abbiamo tutti noi, anche se siamo fisicamente sani di orecchi e di lingua.
Sono proprio le parole usate dall’evangelista a suggerirci che il vero obiettivo di Gesù è la sordità e il silenzio spirituale. Infatti quando scrive che al sordo “gli si aprirono gli orecchi” dopo che Gesù “pose le dita negli orecchi”, non usa lo stesso termine per indicare l’organo fisico, ma usa il termine che è più vicino al “sentire”. E poi il malato più che incapace di parlare è più corretto dire che è balbuziente, infatti quando viene toccato da Gesù che gli trasmette con la saliva la sua stessa forza, è un nodo quello che si scioglie e riesce, non tanto a emettere suoni, ma a far sì che questi suoni siano un parlare corretto e vero.
In questo sordomuto del Vangelo allora mi riconosco quando sono incapace di sentire veramente non solo Dio ma soprattutto il mio fratello, e quando il mio ascolto è così selettivo da cogliere solo quello che mi fa piacere e non quello che mi scuote e si appella a me per un aiuto. Ho davvero bisogno di essere guarito e il dito che Gesù conficca nel mio orecchio è prima di tutto la sua Parola e la preghiera che scaturisce da questo ascolto vero. E quante volte anche sono incapace di dire qualcosa di vero e mi sento privo di parole e balbuziente quando c’è da prendere posizione di fronte alle ingiustizie e cattiverie. So parlare e conosco bene la lingua italiana, ma non è detto che abbia parole significative e buone. Allora ho bisogno ancora una volta di mettere sulla mia lingua la Parola di Gesù perché guarisca le mie parole e sciolga i nodi di superficialità che non mi fanno essere profondo e sincero.
Non è impossibile guarire nella comunicazione e non c’è situazione in cui non possiamo comunicare anche con chi è lontano a diverso da noi.
Se si riesce ad inventare un modo per far ascoltare una bella canzone ad un sordo, il Signore ci aiuta a saper comunicare amore verso tutti, anche i più soli, disperati e abbandonati.
Fonte: Giovanni don
XXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
- Colore liturgico: verde
- Is 35, 4-7; Sal.145; Gc 2, 1-5; Mc 7, 31-37
Mc 7, 31-37
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Fonte: LaSacraBibbia.net