Commento al Vangelo del 6 Ottobre 2018 – Monastero di Bose

Di che cosa gioiscono i discepoli? Per che cosa esulta Gesù? Quale si mostra come vera beatitudine, come pienezza di vita?

Ascoltiamo oggi il racconto del ritorno dei settantadue discepoli mandati da Gesù “come agnelli in mezzo ai lupi” (Lc 10,3) per prendersi cura dei malati e annunciare l’avvicinarsi del regno di Dio (cf. Lc 10,9), per cercare di farsi prossimi alle debolezze, alle incapacità, alle infermità dell’altro, e, potremmo aggiungere, lasciare che l’altro si avvicini anche alle proprie fragilità: questo è già far regnare il Signore in noi e tra noi!

I settantadue discepoli ritornano da Gesù, si riuniscono insieme intorno a lui dopo essere stati dispersi, sparpagliati. Colpisce che l’evangelista faccia notare che tornano “con gioia”; eppure è una gioia che Gesù deve subito riorientare, che deve rinsaldare ponendo l’accento sullo stare in relazione con il Padre.

Gesù aveva dato loro potere, ossia forza di vita perché imparassero a farsi spazio tra le spinte negative del male. I discepoli riconoscono che la fonte di questa forza di vita sgorga dal nome, quindi dall’identità, dalla persona del Signore Gesù (infatti affermano: “I demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”!), eppure Gesù cerca di educare la loro gioia, di farla emergere e di darle una direzione, perché l’uomo e la donna sono fatti per la gioia, noi siamo fatti per la gioia, perché siamo fatti per Dio! La gioia vera, duratura e liberante, consiste perciò nel riconoscersi in relazione con Dio, nel sapere che i nostri nomi, ossia tutto noi stessi, sono “scritti nei cieli”. Dio si ricorda di noi, siamo cari ai suoi occhi.

Tramite la gioia dei discepoli si rivela l’esultanza di Gesù, che fa partecipi i discepoli (e i discepoli di ogni tempo) dell’intimità tra Padre e Figlio, che è relazione che dona vita. “Gesù esultò di gioia nello Spirito santo”. Tutto viene dal Padre, nel Dio che ci è Padre tutto ha radice e senso: dal Padre tramite il Figlio può essere rivelato anche a noi, figli e fratelli.

E noi, nel nostro cercare di conoscere Gesù, il Figlio, parola di Dio, Signore del cielo e della terra, possiamo riconoscerci tra quei piccoli, ossia non pieni di sé e della propria sapienza ma disponibili a restare in ascolto, aperti e pronti ad accogliere, a fare spazio in sé alla Parola eterna. Questa accoglienza, fiduciosa e affidabile, possiamo impararla tenendo fisso lo sguardo su Gesù, chiedendo a lui di guarire e riorientare i nostri occhi, il nostro cuore.

Nella conclusione del nostro brano Gesù si rivolge ai discepoli “in disparte”: sembra volerli condurre a riconoscere la portata della loro esperienza, di quel che vedono e ascoltano, del loro “semplice” stare con lui. La beatitudine pronunciata qui da Gesù non esclude, ma anzi invita a una responsabilità consapevole quanti desiderano imparare uno sguardo di fede, quanti cercano di affinare il proprio ascolto per riconoscere nelle diverse realtà la presenza del Signore.

Lasciamoci allora attrarre anche noi dalla gioia del Signore Gesù per essere riconosciuti “beati” nel vivere la “terrosità” del quotidiano con la sua forza di vita!

sorella Silvia della comunità monastica di Bose

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Lc 10, 17-24
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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