Commento al Vangelo del 6 marzo 2010 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.

LA SCELTA

Io pongo oggi davanti a voi una benedizione e una maledizione. Così dice Mosè al popolo. La prima la si ottiene seguendo il Signore, la seconda ignorando la sua volontà. Questa volontà la conosciamo, intanto dai comandamenti, ma anche e soprattutto da quello che rivela Gesù che dice: la volontà del Padre mio è che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno (Gv 6, 40). Dio dunque non vuole darci la morte, ma la vita, non ci ha creati per la condanna, ma per la resurrezione. Non è lui a giudicarci, siamo noi stessi a farlo, attraverso la scelta che compiamo. Il punto è pro- prio questo: operare una scelta. Gesù chiama operatori di iniquità coloro che lo invocano dicendo di aver fatto miracoli nel suo nome. Come è possibile? In realtà, a prescindere da chi è lo strumento, i miracoli li fa in ogni caso Dio, per cui lui può servirsi di chiunque, santo o peccatore che sia. Il dirsi cristiano o avere sulle labbra il nome del Signore, non è ancora sufficiente, quello che conta è la scelta fatta nel cuore. La legge dell’amore non si può vivere esteriormente, non è semplicemente evitare l’omicidio o il furto. Quello lo fanno tutti, ci mancherebbe altro, tanto più che è anche la legge dello stato. Gesù spinge la cosa più in profondità: bisogna amare, anche i nemici, e perdonare. Amare il prossimo come se stessi non può essere un gesto esteriore. Certamente è un obiettivo molto alto e difficile, ma questo non ci deve scoraggiare. Se uno deve fare un lungo viaggio per raggiungere un luogo lontano, l’importante è che si metta in cammino, altrimenti non arriverà mai. Per cui il Signore ci chiede di iniziare questo viaggio, desiderando di raggiungere la meta, non pretende che noi si sia già a destinazione. Se nel percorso ci mancano le forze, niente paura, abbiamo un cibo per sostenerci: l’eucarestia, e sempre il suo perdono per rincuorarci: la confessione. E non è tutto, possiamo invocare l’aiuto dei nostri morti, dei santi, dell’angelo custode e della Vergine. Non è poco, ma se non lo facciamo è niente! Una casa ben costruita, che è fondata sulla roccia della fede, della preghiera e dei sacramenti, non crolla sotto la furia del vento, della pioggia o delle piene, ossia sotto le difficoltà e le tentazioni che purtroppo non mancano mai. Senza le fondamenta saremo travolti. Ecco allora la domanda di oggi: è Gesù il fondamento della mia vita? Questa è la scelta che dobbiamo fare. Se ci sentiamo deboli o non siamo sicuri, la cura è semplice: preghiera, confessione e comunione.

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