Gioia completa
La missione della Chiesa primitiva
Lโincontro di Pietro e il centurione Cornelio a Cesarea Marittima occupa un ampio spazio nel racconto lucano degli Atti (At 10,1โ11,18). Secondo lโesegeta Marguerat, specialista di questo testo, si possono distinguere quattro atti con sette scene.
Primo atto, a Cesarea (10,1-8): Cornelio รจ visitato. Scena 1 (10,1-8): la visione di Cornelio.
Secondo atto, a Joppe (10,9-23): Pietro interpellato. Scena 2 (10,9-16): lโestasi di Pietro; Scena 3 (10,17-23): gli inviati di Cornelio.
Terzo atto, a Cesarea (10,24-48): Pietro e Cornelio si incontrano. Scena 4 (10,24-33): Pietro e Cornelio faccia a faccia; Scena 5 (10,34-43): predicazione di Pietro; Scena 6 (10,44-48): irruzione dello Spirito.
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Quarto atto, a Gerusalemme (11,1-18): Pietro davanti alla comunitร . Scena 7 (11,1-18): apologia di Pietro.
La missione della Chiesa primitiva conosce tre ondate successive: lโesodo forzato dei credenti da Gerusalemme; il battesimo di Cornelio e della sua famiglia; la generalizzazione della missione ad opera di Paolo e Barnaba (At 13โ14). Lโevento del battesimo di Cornelio risuonerร nel sottofondo dellโassemblea cruciale di Gerusalemme (cf. At 15).
Apertura faticosa, nella continuitร
Per Luca, lโevento di Cornelio ha un ruolo programmatico, uno statuto fondatore. Da pioniere della missione, Pietro ne diventa un iniziatore. Questa svolta nella storia della salvezza non รจ perรฒ opera di unโiniziativa carismatica individuale, ma parte da Dio stesso. Al posto di una sua legittimazione scritturale, Luca inserisce una serie di interventi soprannaturali che ne scandiscono il percorso. La resistenza al cambiamento non proviene dallโesterno della Chiesa, ma dal suo interno.
Un racconto di fondazione della Chiesa di Antiochia รจ stato unito a un altro racconto della tradizione: quello di fondazione della Chiesa composta da giudei e pagani.
Luca ha un ยซtrattamento episodico della storia, che erige gli episodi particolari in scene emblematicheโฆ In realtร , tutto ci dice che per la cristianitร nascente lโuscita dal suo spazio originario, il giudaismo, fu un processo lungo, conflittuale e diversificatoโฆ preferisco parlare di scelta storiografica. Luca semplificaโฆ La risposta teologica consiste nel ricordare la forza dellโargomento di continuitร nella costruzione lucana della storia: una tale novitร poteva essere assunta solo da un โapostoloโ nel senso lucano del termine, cioรจ da un compagno di vita del Nazareno, testimone della risurrezione (1,21-22). La credibilitร teologica dellโapertura ai pagani esigeva imperativamente la garanzia del maggiore dei Dodici, che collegava la nuova fase della storia della salvezza alla precedenteโฆ Luca ha scelto di sviluppare la nascita del cristianesimo sullโasse Gerusalemme-Antiochia-Roma; perciรฒ il suo racconto abbandonerร Pietro poco dopo la sorpresa di Cesarea per dedicarsi a colui che, dal suo punto di vista, ha sfruttato meglio la strada aperta dal compagno di Gesรน: Paolo, lโinviato della Chiesa di Antiochia (13,1-3). Per la datazione dellโavvenimento si puรฒ prudentemente proporre il 33-36ยป. (Marguerat).
Inammissibile
La lettura liturgica รจ un puzzle degli eventi e delle parole pronunciate nel fatidico incontro di Pietro, figura apicale del collegio dei Dodici, e il centurione Cornelio, pagano e pio simpatizzante del mondo giudaico. ร il momento ufficiale e fondativo dellโapertura missionaria della Chiesa ai pagani, tramite il loro collegamento di simpatia con il mondo giudaico (i cosiddetti โtimorati di Dio/sฤbomenoi ton theon/phobumenoi ton theonโ). Questa รจ stata la via provvidenziale pensata da Dio per lโespandersi missionario della sua Chiesa.
Cornelio va incontro a Pietro che โentra/eiselthenโ in casa sua e, caduto a terra ai suoi piedi, โsi prostra in adorazione/venerazione/prosekynฤsenโ, come รจ dovuto ad una persona di rango regale-divino.
Solo su ispirazione divina, e dopo vari tentennamenti, Pietro compie un grande passo innovativo, di apertura, che lo pone di fatto in stato di impuritร rituale secondo il pensiero giudaico di cui tutto il gruppo dei discepoli di Gesรน รจ ancora imbevuto e irretito. Fra lโaltro, entra in casa di un militare inquadrato nellโesercito romano di occupazione della terra di Israeleโฆ
Con umiltร Pietro riconosce subito la sua comune umanitร con Cornelio, e lo aiuta a rialzarsi/lo fa risorgere/ฤgeiren, imponendogli, al contempo, di โrialzarsi/risorgere/anastฤthiโ personalmente dal suo stato in senso concreto (con una connotazione teologica da non escludere).
Pietro ricorda a Cornelio e ai presenti il divieto (โsenza legge, senza regola, criminale/athemitosโ) di contatti e di prossimitร con chi non รจ della stessa tribรน e della stessa nazione imposti ai giudei dalla legge di Mosรจ.
Usato solo qui e in 1Pt 4,3 lโaggettivo athemitos รจ applicato allโidolatria e nei testi postesilici indica ciรฒ che viola le leggi rituali o ciรฒ che รจ moralmente inammissibile (cf. 2Mac 6,5; 7,1; 10,34; 3Mac 5,20; Flavio Giuseppe, Bell. I,84.650.659); si oscilla tra il registro legale e il registro morale; riguarda ยซunโazione che sfida lโordine divino (themis) dellโuniverso piuttosto che la legge (nomos)ยป (Wilson).
Il separatismo ebraico era praticato e conosciuto anche dai pagani. Di per sรฉ, perรฒ, non รจ oggetto di alcun precetto della Torah. Sarebbe intollerabile per Luca, con il suo ideale di continuitร nella storia della salvezza, affermare che la Torah รจ (anche parzialmente) abrogata.
Nessuna preferenza di persone
Nel v. 28, non letto nella liturgia, in dieci parole Pietro esprime il principio dellโuniversalismo cristiano e, ricordando le parole sentite dalla voce (dal cielo) durante la visione della tovaglia calata dallโalto, afferma: ยซA me Dio ha mostrato che nessun profano o impuro dire uomoยป (lett.). Questa rivoluzione mentale รจ stata possibile a Pietro solo per rivelazione divina.
Dopo che Cornelio gli ha raccontato la terza delle quattro versioni della sua visione, nei vv. 34-35, Pietro chiarisce in che modo gli esseri umani trovano il loro posto davanti a questo Dio accogliente.
ร il quinto discorso missionario di Pietro raccolto negli Atti. Questo ha la particolaritร di essere rivolto a un uditorio pagano. Mescolando formulazione bibliche ed espressioni greche, Pietro (= Luca) espone un discorso missionario con uno schema abituale, incentrato sul Cristo e con una forte sottolineatura del tema dellโuniversalitร (โtutto = pasโ ricorre ben sette volte). A livello retorico e teologico lo schema del suo discorso puรฒ essere cosรฌ descritto: vv. 34-36 Propositio: il Dio di tutti; vv. 37-39a Narratio I: Gesรน inviato a Israele; vv. 39b-42 Narratio II: Kerygma pasquale; v. 43 Peroratio: Gesรน, Signore universale.
Dio non fa preferenze di persone, รจ imparziale (ou prosลponlemptฤs). ยซPietro non argomenta in nome di una teologia della creazione, che fonderebbe unโuguaglianza antropologica, ma con la prospettiva del giudizio escatologico, che fissa le condizioni per lโaccesso alla salvezza. Per essere ammessi alla salvezza, Dio non guarda allโapparenza, nรฉ allโappartenenza religiosa, nรฉ alla storia della personaยป (Marguerat).
Gradito a Dio
Pietro rivela quindi positivamente ciรฒ che รจ decisivo per la salvezza della persona di fronte a Dio. ยซMa in ogni nazione chi lo teme e pratica la giustizia gli รจ graditoยป. Lโaccento di novitร cade sul primo elemento โin ogni nazione/ethnosโ). Esser gradito si riferiva nellโAT alle condizioni in base alle quali Dio accetta i sacrifici (Lv 1,3; 19,5; Is 56,7) o le preghiere dei giusti (Pr 15,8), o ancora i fedeli che praticano la giustizia (Pr 11,20; 16,7; 22,11; Gb 33,26; Sir 2,5).
Va ricordato perรฒ โ come fa osservare Bovon, grande esperto della teologia lucana โ che, a ยซdifferenza dellโAT, Luca non comprende la giustizia nel senso di obbedienza integrale alle prescrizioni della Torah, ma come osservanza di una Legge al tempo stesso spiritualizzata nella sua dimensione rituale e incentrata sugli imperativi moraliยป (cit. da Marguerat).
La frase di Pietro ben riassume il precetto di Dt 10,12-13 nella tradizione greca della LXX, ma lโยซestensione del campo di applicazione a tutti gli uomini รจ veramente rivoluzionaria: essa decreta che, ormai, tutta lโumanitร puรฒ beneficiare della rivelazione fatta da Dio a Israeleยป (Marguerat). Essa era giร stata suggerita in 2,29 e 3,25, ma qui รจ fondata su un principio biblico. Non si invalida la prioritร accordata a Israele nella storia della salvezza, ma se ne annulla lโesclusivismo.
Questa sconvolgente novitร teologica โ che non rinnega la continuitร fondamentale con la storia di Israele โ รจ volutamente espressa con termini tratti solamente dalla LXX, la traduzione greca della Bibbia. Cornelio รจ il prototipo del pagano gradito a Dio. At 10,12 lo avevano infatti presentato come ยซuomo giusto e timorato di Dio (dikaios kai phoboumenos ton theon)ยป, qualitร ribadite dallโangelo in 10,31.
Il seguito della predicazione dirร che la salvezza รจ un percorso che passa per la fede in Gesรน.
Lo Spirito come a noi
Nel terzo atto, la scena 6 (vv. 44-48) descrive lโirruzione dello Spirito che scende sui presenti e li fa parlare โin lingueโ. A ciรฒ segue il battesimo di Cornelio e della sua casa nel nome di Gesรน Cristo. Lโennesima โpiccola Pentecosteโ registrata negli Atti viene a sigillare il discorso di Pietro, ciรฒ che egli ยซdoveva direยป (cf. 10,22), ยซtutto ciรฒ che il Signore gli aveva ordinato di direยป (cf. 10,33).
Gli astanti godono della stessa esperienza dellโeffusione dello Spirito Santo goduta dai Dodici, da Maria e dai presenti nel Cenacolo durante la festa di Pentecoste (cf. At 2,1-11). Lo Spirito Santo fa parlare in lingue e lodare Dio. Pietro โ assieme ai sei โfratelliโ provenienti dal giudaismo che lo avevano accompagnato a Cesarea (sei piรน uno = sette, la pienezza della testimonianza) โ non puรฒ negare il fatto che anche i pagani abbiano ยซricevuto il dono dello Spirito Santoยป; ยซhanno ricevuto lo Spirito Santo come noiยป, precisa Pietro. Dove cโรจ la presenza dellโapostolo, cโรจ lโeffusione dello Spirito, secondo lโautore degli Atti degli Apostoli. A prescindere se ciรฒ avvenga prima (qui) o dopo la celebrazione del battesimo che immerge nel campo di possesso/appartenenza del nome/persona di Gesรน Cristo (en onomati Iฤsou Christou) (cf. i circa dodici giovanniti battezzati da Paolo a Efeso, At 19,1-7).
Niente puรฒ impedire la conclusione di un processo voluto e diretto da Dio, in continuitร ampliata con la storia della salvezza incentrata finora su Israele. Paolo vi aveva giรน riflettuto sopra due decenni prima, concludendo nella Lettera ai Romani: ยซDico infatti che Cristo รจ diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltร di Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: Per questo ti loderรฒ fra le genti e canterรฒ inni al tuo nomeยป (Rm 15,8-9, con citazione di Sal 18,50 LXX; 2Sam 22,50).
Un coraggioso e rivoluzionario passo in avanti รจ stato compiuto da Pietro, il capo del collegio dei Dodici, sotto la precisa regia divina.
Un allargamento di cuore onesto e generoso che, alla luce dello Spirito, impone alla Chiesa โ oggi come ieri โ passi di inculturazione e di accoglienza โindiscriminataโ.
Rimanete nel mio amore
Proseguendo le applicazioni tratte dallโimmagine della vite e dei tralci (Gv 15,1), Gesรน comanda lโunica azione da scegliere, e non altre: โrimanete/meinate (imperativo aoristo) nel mio amoreโ. ร lโamore proprio di Gesรน, che ha una fonte trinitaria, la sorgente perenne del seno del Padre. Un amore sorgivo, effusivo, oblativo. Un amore nuovo, divino.
Il โrimanereโ รจ perรฒ strettamente collegato e possibile solo unitamente al โcustodire/conservare/attuare/ tฤrฤsฤteโ i comandi di Gesรน. Tฤreล traduce spesso nella LXX il verbo ebraico โลกฤmar/custodire, osservareโ, riferito ai comandi (miแนฃwรดt) di YHWH. ร interessante perรฒ, a livello spirituale, la necessitร di โtrattenereโ nel cuore e nella volontร i comandi di Gesรน, meditando sulla loro profonditร , bellezza e veritร . Senza precipitarsi subito sul โfare/ebr. โฤลฤhโ, che potrebbe far nascere il pericolo del prassismo e, alla fine, del narcisismo spirituale.
Gesรน per primo โha custoditoโ i comandi del Padre (v. 10 tetฤrฤka, tempo perfetto, che indica una continuitร degli effetti fin nel presente di unโazione compiuta nel passato).
Come Gesรน ha ricevuto vari comandi dal Padre (cf. Gv 10,18 โdeporre la vitaโ; 12,49 cosa dire; 12,50 รจ vita eterna) โ riassumibili perรฒ in uno solo, riassuntivo: โdeporre la vitaโ), cosรฌ anche Gesรน dร in effetti un solo comandamento, quello dellโamore reciproco (cf. Gv 13,34; 15,12). Esso รจ โnuovoโ perchรฉ รจ stato vissuto per primo da lui, lโInviato dal Padre, fino al dono totale di sรฉ. Chi custodisce/attua/tฤrฤsฤte i comandi di Gesรน dimostra in concreto di amarlo in veritร (cf. Gv 14,15.21).
Se si osserva, si rimane. Importante รจ la particella comparativa/modale โkathลs/comeโ del v. 10. Essa non esprime perรฒ solo un paragone, ma un fondamento. ร โsul fondamento/kathลsโ dellโosservanza da parte di Gesรน dei comandi del Padre che noi discepoli di Gesรน potremo custodire/attuare i comandi di Gesรน e in tal modo โrimanereโ in lui.
Non ci puรฒ essere solo una pura somiglianza imitativa. In noi discepoli cโรจ una partecipazione allโamore filiale di Gesรน, basata sul fondamento previo della permanenza continua di Gesรน nel Padre โ immanenza reciproca โ grazie allโosservanza spontanea e filiale delle sue prospettive salvifiche, del suo amore per gli uomini (cf. Gv 3,16 ยซCosรฌ infatti amรฒ Dio il mondo, cosรฌ che diede il Figlio Unigenitoโฆยป, lett.).
Gioia โcompiutaโ
Tutto il parlare rivelativo di Gesรน, dal valore permanente (lelalฤka, perfetto greco), espresso nella sua vita pubblica tramite segni e discorsi, e ora nei โdiscorsi di addioโ, ha come unica finalitร la fissazione interiorizzata e stabile della gioia propria di Gesรน (e del Padre, nello Spirito).
La vita divina come gioia! La presenza di Gesรน e della sua parola, anche imperativa, come gioia! ร una prospettiva totalmente positiva della vita spirituale, della vita eterna che comincia fin dโora per il discepolo di Gesรน. Il Figlio non vuole osservanti della Legge, ma fratelli che condividono per dono la sua stessa gioia di vivere da Figlio. Il comando dellโamore non รจ unโimposizione esterna, ma legge di vita umana endogena trasfigurata dalla vita filiale di Gesรน.
Lโamore non รจ legge, รจ vita. Assecondare la vita รจ vita, non รจ osservanza di una legge. La gioia del discepolo di Gesรน non sarร self made, autocostruita, ma una gioia ยซportata a compimento (hinaโฆ plฤrลthฤi, โpassivum divinumโ)ยป dal Dio della gioia. ยซEssere cristiani รจ โgioia nello Spirito Santoโ (Rm 14,17), perchรฉ โallโamore di caritร segue necessariamente la gioia. Poichรฉ chi ama gode sempre dellโunione con lโamatoโฆ Per cui alla caritร segue sempre la gioiaโยป (papa Francesco, Gaudete et exsultate 122, con cit. di s. Tommaso DโAquino, Summa Theologiae, I-II, q. 70, a. 3).
Deporre la vita
Al v. 12, infatti, ritorna il kathลs fondativo, non comparativo-ideale. ร โsul fondamento/kathลsโ dellโamore preveniente di Gesรน per gli uomini che questi potranno amarsi reciprocamente, mettendo cosรฌ in pratica il โcomandamentoโ di Gesรน. Nessuno ha un amore piรน grande di colui che ยซdepone (thฤi<tithฤmi) la propria vita (tฤn psychฤn autou) per gli amiciยป. Gesรน la โdeporrร โ come ha โdepostoโ le sue vesti nella Cena dellโaddio (Gv 13,4), vero pastore buono e bello che โdeponeโ la vita (Gv 10,11.17.18) per le pecore del suo gregge e delle altre che condurrร fuori da altri ovili.
Lโamore piรน grande, quello di Gesรน, lui lo vivrร amando addirittura i nemici e โdeponendoโ la propria vita per loro. ยซTutto รจ compiutoยป delle Scritture e del piano di Dio, riconoscerร Gesรน nel momento in cui egli starร per consegnare lo Spirito dalla croce (Gv 19,30).
E il torrente di sangue e di acqua che usciranno dal suo costato, il lato destro del tempio del suo corpo, non si fermeranno certo solo alla Madre e al Discepolo Amato, il germoglio della Chiesa. Esso raggiungerร la valle deserta dellโAraba e risanerร anche la vita morta del Mar Morto, il Mare del Sale. Le piante che vi cresceranno sulle rive produrranno dodici raccolti allโanno e le loro foglie serviranno da medicina per gli uomini (cf. Ez 47,1-12). Esso raggiungerร anche i nemici e i confini della terra, sia per salvare โla nazioneโ sia per radunare in unitร i figli di Dio che erano stati e rimangono dispersi (ta tekna tou theou ta dieskorpismena, cf. Gv 11,52).
Amici scelti
Gesรน โdeponeโ la propria vita per gli amici e per i nemici. Gli amici sono coloro che mettono in pratica lโunico comandamento che sta a cuore allโAmico, il Maestro, il Signore (cf. Gv 13,13). Sono amici perchรฉ obbediscono alla legge di vita che รจ lโamore oblativo e per questo Gesรน ha con loro una consonanza sia kyriale โ da Signore โ sia amicale.
Gesรน ha aperto loro il proprio cuore facendo noto ad essi (gnลrizล) la sua intimitร filiale col Padre, ogni dialogo dโamore oblativo che lo Spirito tesse fra lโEterna Origine e lโInviato. I discepoli di Gesรน non sono come i discepoli dei rabbi ebrei del tempo. Non loro hanno scelto il proprio maestro, ma รจ stato Gesรน a sceglierli per sรฉ (exelexamฤn<aor. medio di eklegomai) fra altri, con criteri a noi sconosciuti.
Innestati nella vite autentica e genuina (Gv 15,1), lo scopo unico della vita degli โamiciโ di Gesรน โ coloro che โsanno tuttoโ di Gesรน e del Padre, nello Spirito โ รจ quello di โpartirsene/hypageteโ (in continuitร , cong. presente) e portare un frutto duraturo, che โrimaneโ perchรฉ vero, divino, proveniente dallโalto/nuovo (anล; cf. Gv 8,23: ยซE diceva loro: โVoi siete di quaggiรน [hymeis ek tลn katล este], io sono di lassรน [egล ek tลn anล eimi]; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondoโยป).
Espansione della Trinitร sulla terra. Lievito trinitario impastato nel corpo ecclesiale e nel mondo degli uomini. La scelta di Gesรน porta i suoi discepoli nel vortice della Trinitร . Il loro frutto sarร espandere lโunitร fra i figli di Dio (cf. Gv 11,52). Gli โamiciโ di Gesรน saranno messi in grado di ottenere da lui ogni cosa chiesta al Padre in consonanza filiale con lui.
Tutte queste cose il Signore Gesรน, lโAmico, il Maestro e il Signore le comanda per un solo scopo: perchรฉ i discepoli possano amarsi reciprocamente.
Deposizione della vita, ascolto della Parola, consonanza di vita trinitaria, missione dai frutti duraturi, preghiera esaudita.
La linfa vitale fluisce vorticosa nel vitigno DOC.
Sarร unโannata eccezionale, questโanno.
Commento a cura di padre Roberto Mela scj โ Fonte del commento: Settimana News
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VI Domenica del Tempo di Pasqua
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- Colore liturgico: Bianco
- At 10, 25-27. 34-35. 44-48; Sal.97; 1 Gv 4, 7-10; Gv 15, 9-17
Gv 15, 9-17
Dal Vangelo secondo Giovanni
9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perchรฉ la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. 12Questo รจ il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore piรน grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciรฒ che io vi comando. 15Non vi chiamo piรน servi, perchรฉ il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perchรฉ tutto ciรฒ che ho udito dal Padre mio lโho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perchรฉ andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perchรฉ tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 06 โ 12 Maggio 2018
- Tempo di Pasqua VI
- Colore Bianco
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 2
Fonte: LaSacraBibbia.net
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