Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
LA LINFA DELLO SPIRITO
La conversione di Saulo, poi Paolo di Tarso, è uno degli eventi più straordinari della storia della Chiesa nascente. Il fatto che il Padre abbia scelto come suo più grande apostolo un uomo che era stato uno dei più accaniti persecutori dei cristiani è molto significativo. Il messaggio è chiaro: niente di quello che abbiamo ricevuto da Gesù ce lo siamo meritato, ma tutto è un dono gratuito. Paolo stesso ha fatto di questa esperienza personale il cuore della sua predicazione. Nella mentalità ebraica la religione è l’osservanza della legge. L’Apostolo invece afferma che è la fede in Cristo il cardine di tutto, perché se fossimo capaci di guadagnarci il paradiso con l’adempimento della legge, non sarebbe stato necessario il sacrificio di Gesù. Nel disegno provvidenziale dunque viene scelto un uomo il cui passato fa paura e di cui i fedeli stentano a fidarsi, proprio perché sia chiaro che è lo Spirito che converte il cuore e che Dio, per attuare il suo programma di salvezza, si serve degli uomini e riesce nonostante gli uomini. Nell’Antico Testamento convertirsi significava ritornare all’alleanza di Mosè, cioè voltarsi verso il passato. Con Cristo la conversione è dimenticare il passato e guardare al futuro. Non c’è più Saulo il persecutore cieco, ora c’è Paolo l’apostolo illuminato. Cambiare vita è dunque aprirsi allo Spirito dimenticando quello che siamo stati prima. Non c’è nulla di imperdonabile perché Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa, come ci dice Giovanni nella seconda lettura. Non è su di noi che dobbiamo fare affidamento, ma sullo Spirito Santo. Per aiutarci a capire il Maestro si serve dell’immagine molto efficace della vite e dei tralci. La linfa che nutre i rami e permette loro di fruttificare viene dalle radice e dal fusto. Noi siamo tutti collegati perché animati dallo stesso Spirito. Il cristianesimo non può essere una religione individuale, non può prescindere dalla dimensione comunitaria, perché i rami per vivere devono essere innestati su un unico fusto. Ogni tralcio ha la sua storia, è potato, cioè corretto ed educato dall’Agricoltore, e porta il frutto che può, ma la linfa che lo nutre è quella comune a tutti i tralci della vite. Chi si toglie dalla comunione è destinato alla sterilità di un ramo secco. Rimanete in me, perché senza di me non potete far nulla. La garanzia che siamo in Lui è il dono dello Spirito. Se chiediamo qualcosa a Dio in questo senso, cioè per rimanere in Lui e portare molto frutto, non ci sarà negato. Anche se il nostro passato fosse orribile il futuro è destinato a una meravigliosa fecondità.