Il viaggio della fede
Che bello viaggiare! Che brutto non poterlo fare!
E nel giorno festivo nel quale sarebbe addirittura vietato uscire di casa se non per motivi gravi, per andare al supermercato o in chiesa, ascoltiamo il racconto di questi viaggiatori, i magi che da oriente vengono a Gerusalemme.
Il racconto di Matteo nella sua indeterminatezza riguardo l’identità e la provenienza, ci fa intravedere davvero il lungo viaggio di questi magi o maghi, mossi da una motivazione che per molti aspetti ci sfugge. Hanno visto una stella e si sono messi in moto, subito senza essere limitati. Non li ferma nessuna proibizione di spostarsi come succede a noi attualmente, anche se a quel tempo viaggiare non era certo facile come oggi, ma non li ferma nemmeno quella pigrizia e calcolo che spesso blocca o ci rallenta quando si tratta di muoverci sia nello spazio che nelle decisioni della vita.
“Abbiamo visto… e siamo venuti”, è quello che questi stranieri (sia come nazionalità ma anche come cultura e religione) dicono agli abitanti di Gerusalemme, mostrando una dinamicità interiore davvero grande. L’evangelista sembra voler sottolineare apposta la velocità della decisione a partire con un piccolo segno nel cielo, senza certezze e prove di trovar qualcosa, mettendola a confronto con la lentezza calcolata dei capi religiosi e politici della città santa. Loro che hanno ben più di una stella vaga nel cielo per comprendere la venuta del Messia, e pur essendo vicini, si mettono a discutere e a confrontarsi, a calcolare rischi e benefici e mandando avanti altri al posto loro, ma alla fine non si muovono.
È davvero una bellissima immagine del cammino della fede questa dei magi che con una stella in cielo (che è tutto quello sanno vedere dalla loro cultura e tradizione) e mossi dalla curiosità di conoscere, si mettono in cammino, superando le difficoltà e le restrizioni che umanamente porterebbero chiunque a non rischiare più di tanto. È una bella immagine di vita spirituale questo loro fare domande e cercare risposte, andando da chi può dare una direzione. La fede è proprio questo, tenere lo sguardo alto, scrutare la vita, cercare risposte, e mettersi in cammino. Ed è un cammino concreto e non teorico. I magi infatti si mettono fisicamente in movimento per andare a vedere, toccare, donare, e in questo trovare gioia.
Nel gioco dei contrasti del racconto evangelico, Erode e tutti i capi religiosi di Gerusalemme sono invece immagine di una vita di fede stanca, fatta più di consuetudini e tradizioni ripetitive, che alla fine non muove un dito e non mette in cammino la vita e non dona nulla al prossimo.
E noi che avremmo fatto al loro posto? Che avremmo fatto se come i magi avessimo avuto un segno, una parola, un cenno di Dio attraverso quel che ci capita nella vita, in una parola di una persona, dentro una frase del Vangelo, attraverso una cosa ascoltata a messa o in un momento di preghiera? Siamo pronti a metterci in moto e cercare ancora di più Gesù nella nostra vita e lungo le strade delle nostre giornate? Ci manca solo il viaggiare turistico oppure sentiamo anche il desiderio del viaggiare della vita di fede? E viaggiare nella fede significa anche concretamente andare incontro al prossimo, al povero, alla persona con la quale magari abbiamo maturato distanze profonde a causa di litigi e incomprensioni. Viaggiare come cristiani significa anche andare verso gli stranieri e coloro che sono diversi da noi e dalle nostre abitudini. Siamo pronti per questi viaggi che nessun restringimento sanitario può impedire?
magi si conclude con un profondo sentimento di gioia che diventa la benzina al loro cuore. È la gioia profonda il vero guadagno che motiva il viaggio della fede, anche quando costa e anche quando comporta coprire lunghe distanze tra persone.
“Per un’altra strada fecero ritorno…”. Il viaggio dei magi, immagine perfetta del nostro cammino di fede, li porta a cambiare percorso e fare il viaggio di ritorno alla loro vita di sempre ma in modo diverso e rinnovato. Anche noi se accettiamo la sfida del cammino della fede, ritroveremo la nostra vita di sempre, anche là dove stiamo abitualmente, ma in modo diverso e più nuovo. E se durante il viaggio abbiamo lasciato ad altri qualcosa di nostro (come i magi e i loro doni lasciati al bambino Gesù), a noi rimane il dono più bello e più prezioso di Dio: la gioia.
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)