HomeVangelo della DomenicaCommento al Vangelo del 6 Aprile 2025 – Sussidio Quaresima CEI

Commento al Vangelo del 6 Aprile 2025 – Sussidio Quaresima CEI

Domenica 6 Aprile 2025 - V DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Gv 8,1-11

Va’ e d’ora in poi non peccare più (Gv 8,1-11)

Oggi il Vangelo ci propone il celebre episodio del processo all’adultera. Nel corso della sua predicazione itinerante, Gesù aveva dimostrato un trattamento inedito dei pubblici peccatori, una libertà interiore e un’autorità che inaugurava un’interpretazione della legge più matura, dotata di buon senso e di una capacità di riflessione che gli scribi non avevano mai raggiunto.

Tale atteggiamento così anticonformista generava non poche perplessità in coloro che invece ritenevano di dover difendere e salvaguardare da eventuali deviazioni o abusi un’osservanza convenzionale della morale religiosa vigente.

Così, un po’ per sincero desiderio di comprendere questo nuovo modo di relazionarsi alla legge, e un po’ per metterlo alla prova in modo da rinvenirne un punto debole sufficiente a confutarlo, scribi e farisei pongono a Gesù un “caso” di dilemma morale: come conciliare la norma mosaica sulla pena di morte per il peccato/reato di adulterio con la più articolata pedagogia terapeutica/riabilitativa che man mano emergeva dal modo di fare di Gesù?

Se Gesù avesse preteso di abrogare l’autorità di Mosè, tutta la sua credibilità sarebbe andata in corto circuito. Il caso andava immancabilmente risolto, e quindi incalzavano con sempre maggiore insistenza le richieste di una presa di posizione, in merito al provvedimento necessario da adottare nei confronti dell’adultera.

Ancora una volta, in modo sorprendente, Gesù è riuscito ad elevare il livello della discussione su un piano più sottile e raffinato, proponendo a tutti i presenti di valutare il caso non in modo asettico e indifferente, ma coinvolgendosi in profondità personalmente, ragionando con un’ottica più globale, che innanzitutto prevedesse un esame della propria coscienza e una verifica della propria coerenza di vita.

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«Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei» (Gv 8,7b): un affondo divinamente geniale, che fa saltare in aria tutti i facili schemi falsamente moralisti, mette in discussione tutte le certezze a buon mercato, e smaschera tutte le ipocrisie dei benpensanti.

Il diritto di giudicare compete soltanto all’unico Giudice onnisciente che è Dio Creatore. Come scriverà del resto l’apostolo San Paolo: «Io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode» (1Cor 4,3b-5).

Ma Gesù, d’altra parte, non lascia nemmeno in sospeso la risoluzione del caso, rinunciando ad occuparsene. La vicenda infatti si sviluppa, com’è noto, con un’ulteriore dimostrazione della sua incommensurabile sapienza divina: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8,11b).

Per il principio poco prima enunciato, Gesù avrebbe potuto scagliare la prima pietra, ma non lo fa: questo è l’atteggiamento paterno e misericordioso di Dio, il quale sa che non è con la maledizione del castigo che può sperare di estirpare il peccato, ma con la benedizione della sua misericordia.

Certamente è una sfida più impegnativa, una scommessa più rischiosa, una via più faticosa: ma ha il vantaggio di educare alla responsabilità della propria coscienza, e in fondo ammette la possibilità della salvezza. Solo il perdono divino contiene la linfa vitale che consente di non peccare più. E tutti possono uscirne vincenti: Gesù, Mosè, l’adultera, e i farisei che hanno imparato la lezione.

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Commento al Vangelo tratto dal sussidio CEI al periodo di Quaresima/Pasqua 2025, scarica il file PDF completo.