Commento al Vangelo del 5 settembre 2018 – Monastero di Bose

In queste poche righe è tratteggiata una giornata come tante altre. Un uscire e un entrare che si ripete giorno dopo giorno. Gesù esce dal tempio ed entra in una casa. Spesso cerca casa, lui che sembra non averne una. Preferibilmente casa di peccatori e pubblicani, ma anche di amici per bisogno di comprensione, di vicinanza, di sostegno. Per lui la casa è come l’aria che si respira, un sentire comune, una consonanza di pensieri e di affetti. Gesù parla spesso di dimora, di un dimorare l’uno nell’altro. La casa per lui è dimorare nella relazione, nel calore di un legame che rende la vita bella perché è buono e dolce vivere insieme. Ama questa casa-legame tanto da rassicurare i suoi, turbati prima della sua morte, che non sarebbe stata la fine e che nel luogo dove andava avrebbe preparato per tutti una dimora in cui ritrovarsi per sempre. E non solo, Gesù invita chi lo segue a prendersi cura di questa sua casa fino al suo ritorno.

Nella casa dove Gesù entra quel giorno i discepoli lo pregano perché si curi di una donna, la suocera di Pietro afflitta dalla febbre. Gesù va da lei e compie un semplice movimento dall’alto verso il basso. Si china su di lei e sembra in questo modo istruirci, suggerirci una modalità per avvicinarci all’altro. Quasi a dirci che spesso ci teniamo a distanza, abbiamo paura di entrare in contatto con l’altro. Per Gesù la misericordia non è mai solo quel sentimento naturale che appartiene a tutti gli umani, ma è prendersi cura dell’altro, assumersi la responsabilità del bisognoso fino a impegnarsi con un comportamento che coinvolga tutto il proprio essere, mani, mente e corpo. E Gesù ci dice, ci invita a risvegliare in noi questa capacità di misericordia che ci accomuna. Oggi stiamo ciascuno lontano dagli altri per paura o indifferenza.

Corriamo dalla mattina alla sera e non sentiamo più il legame con il vicino, abbiamo allungato la distanza con il nostro prossimo. Questo imperativo dell’amore è umano, ispirato dal cuore presente in ogni persona che è capace di compierlo come di rifiutarlo. La fede cristiana ha dato a questo imperativo un primato assoluto, ciascun discepolo di Gesù Cristo non può dimenticare che il primo sacramento di Dio è il sacramento del fratello e della sorella. E la cura ristabilisce la relazione, o meglio la qualità della relazione: la donna “levatasi li serviva”. Gesù non vuole nulla per sé e invita ciascun discepolo a non trattenere nulla, ma a sua volta ad imparare a vedere l’altro, a non passare oltre. E dopo aver visto, ascoltato e servito il bisogno dell’altro, allora e solo allora, come Gesù al calar del sole, potremo toccare l’altro, il suo corpo, con le nostre mani senza paura.

Alla fine di quella giornata le folle vogliono trattenere Gesù, ma egli si sottrae loro dicendo che è necessario il suo andare. La buona notizia non può essere una parola per pochi, non può rinchiudersi in un piccolo villaggio. La buona notizia è per tutti, deve correre di casa in casa, di villaggio in villaggio, di strada in strada. Lui senza sosta cammina e ci indica la strada. E dunque diventiamo seguaci della strada, ricordando che se non avremo il volto della compassione, anche se saremo uomini e donne di sicura dottrina, non saremo sulla strada, la sua.

fratel Fabio della comunità monastica di Bose

Puoi ricevere il commento al Vangelo del Monastero di Bose quotidianamente cliccando qui

Lc 4, 38-44
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagòga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagòghe della Giudea.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Read more

Local News